I primi 100 giorni del Governo e la sindrome da “deficit numerico”

Più informazioni su

    A cento giorni dall’accidentato e inaspettato insediamento del governo Conte, il cambiamento tanto auspicato dai sostenitori giallo-verdi rimane, al momento, solo una promessa.

    In questa prima fase di governo, si è determinato un notevole ritardo della messa in moto dell’esecutivo a causa dei valori fortemente inconciliabili del M5S e della Lega che hanno condotto a una sintesi forzata delle misure legislative percorribili e condivise. Nessun provvedimento simbolo quindi come quelli intrapresi di Letta, Renzi e Gentiloni.

    I diversi approcci politici alle questioni sensibili al tessuto sociale hanno mostrato da subito la precarietà in cui versa il governo.  E il problema delle nomine mancanti alla formazione della squadra di governo e quello dei doppi incarichi ne sono una dimostrazione.

    Ma c’era da aspettarselo.

    Solo a fine gennaio, infatti, Matteo Salvini, attuale vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’interno,  dichiarava al giornale Nuova Sardegna “mai, per nessun motivo un’alleanza con M5S. Siamo diversi”, e questa diversità sta fuoriuscendo in tutta la sua opacità in questi giorni sul tema dell’immigrazione, accoglienza vs respingimento, creando instabilità non solo di intenti ma soprattutto di immagine.

    Osservando i dati messi a disposizione da Openpolis è evidente che il governo pentaleghista, confrontato con quelli di Letta, Renzi e Gentiloni, soffre della sindrome del “deficit numerico”.

    Già ai suoi esordi, infatti, bassi i numeri ottenuti al suo insediamento: 350 voti favorevoli, solo 34 oltre la soglia di maggioranza di 316. Si tratta, come sottolinea Openpolis “del peggior risultato per un governo al suo insediamento dall’esecutivo Letta ad oggi”.

    Mentre i senatori che hanno sostenuto l’esecutivo sono stati 171, solo 10 oltre la maggioranza assoluta di 161.

    Bassa è stata anche la durata media (52 minuti) delle riunioni del Consiglio dei Ministri, il dato più basso dal governo Letta a oggi.

    Bassi anche i voti di scarto per l’approvazione dei provvedimenti. Dei 5 provvedimenti approvati al Senato solo 2 hanno superato la soglia di maggioranza (161) e sono il decreto per il riordino delle competenze nei ministeri e la cessioni di unità navali alla Libia. I restanti 3 e cioè il milleproroghe, il decreto dignità e quello per il tribunale di Bari, sono stati approvati con un numero inferiore di voti rispetto a quelli necessari per ottenere il via libera dall’aula. Ciò che si è verificato è una diminuzione della quota di voti necessari all’approvazione dell’aula data dal basso numero di presenze alle sedute.

    Solo 2 le proposte politiche di governo: il decreto dignità e il ddl Grillo sulla sicurezza delle professioni sanitarie.

    Infatti, degli 11 disegni di legge deliberati dal Consiglio dei Ministri solo 1 è il risultato di una reale azione di governo, la proposta di legge del ministro Grillo in materia di sicurezza per le professioni sanitarie. Gli altri 8 riguardano la ratifica di trattati internazionali e 2 sono provvedimenti standard e annuali (la rendicontazione generale dello stato per il 2017 e l’assestamento di bilancio.

    Dei 5 decreti legge, solo 1, il decreto dignità, è una vera e propria proposta di governo. Infatti, 1, il milleproroghe, è una legge annuale presentata da ogni governo per prorogare i termini di disposizioni legislative passate e 3 hanno carattere dell’imminenza e dell’eccezionalità (l’emergenza del tribunale di Bari, la cessione delle unità navali alla Libia e il riordino dei ministeri).

    Dei 17 decreti legislativi, 9 hanno attuato direttive o regolamenti europei, 5 hanno integrato o corretto decreti legislativi passati (uno del governo Renzi e 4 del governo Gentiloni) e 3 hanno contribuito all’attuazione di leggi approvate da precedenti esecutivi.

    La valutazione di Openpolis su questi primi 100 giorni di governo è “Poca forza propositiva rispetto ai predecessori” che potrebbe rianimarsi difronte alla prova delle prove, la legge di bilancio, dove le due forze in gioco si dovranno misurare necessariamente con i reciproci skills di dialogo e mediazione. Staremo a vedere. (Fonte Openpolis)

    Elena Martinelli

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Più informazioni su