Rischio idrogeologico, i geologi del Lazio: “Le istituzioni devono prendersi le proprie responsabilità”

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    Ordine geologi Lazio, Presidente Roberto Troncarelli

    Ordine geologi Lazio, Presidente Roberto Troncarelli

    Nuovo appello dell’Ordine presieduto da Roberto Troncarelli. Sulla Regione: “Abbiamo proposto l’attivazione di presidi territoriali, di supporto agli enti locali. Siamo ancora in attesa di risposta”

    Nei giorni scorsi l’ennesimo evento meteorico rilevante ha coinvolto la Capitale, con effetti particolarmente drammatici nella parte settentrionale del territorio comunale (Labaro e Prima Porta) e in quella sud-occidentale (Ostia e Infernetto), nonché nei limitrofi Comuni di Fiumicino e Riano. Sono ormai anni che assistiamo agli stessi scenari, e spesso nelle stesse zone. Che il dissesto idrogeologico sia un’emergenza gravissima per il nostro paese l’Ordine dei geologi del Lazio lo dice ormai da decenni. Nella nostra Regione 372 comuni, il 98% del totale, hanno almeno un’area a rischio di frana o di esondazione, in cui è a repentaglio la vita umana e più di 350mila cittadini vivono in aree potenzialmente a rischio idrogeologico. “Alla rapida espansione urbana e alla crescita degli abitati e delle periferie metropolitane, con conseguente impermeabilizzazione di estese superfici – denuncia il presidente Roberto Troncarelli – quasi mai è seguito l’adeguamento delle infrastrutture per lo smaltimento delle acque meteoriche. A volte, poi, si è giunti ad urbanizzare e edificare intensamente anche aree di naturale pertinenza fluviale o comunque facilmente inondabili, così che oggi ci troviamo di fronte a una situazione in molti casi irrimediabilmente compromessa, dove è difficile, quando non impossibile, realizzare anche gli interventi di messa in sicurezza. Ma la politica e gli amministratori si ricordano solo il giorno dopo che il dissesto idrogeologico è un’emergenza nazionale”. Le leggi in materia di difesa del suolo ci sono così come ci sono i Pai, Piani di Assetto Idrogeologico, che individuano le aree a rischio e le misure per la sua mitigazione. Che fare dunque? “Bisognerebbe – continua Troncarelli – mettere in pratica quel piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio, che da anni i geologi continuano a considerare urgentissimo. Ripeto ormai da tempo immemore che noi non dovremmo avere un minuto libero. Invece i geologi presenti all’interno delle strutture pubbliche sono ancora troppo pochi e i liberi professionisti scarsamente impegnati. Siamo stanchi di dover ribadire tutto questo solo quando si verifica una situazione emergenziale”.

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