Scoperto il fossile di una nuova razza estinta di pesci

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    Scoperto il fossile di una nuova razza estinta di pesci –

    Scoperti nei musei di storia naturale di Parigi, Firenze ed Udine i resti fossili di una nuova razza miliobatiforme che ha una anatomia bizzarra e differente da quella delle specie attuali.

    Così è stata definita la razza dai ricercatori che l’hanno “pescata” tra i tanti fossili conservati negli scantinati dei musei, molti dei quali provengono da uno dei più famosi siti paleontologici al mondo che si trova vicino al paese di Bolca, nei Lessini veronesi.

    Un sito noto per l’abbondanza e l’eccezionale conservazione dei suoi pesci: nei suoi sedimenti i resti di organismi animali e vegetali si sono depositati velocemente in fondali privi di ossigeno, preservandoli dalla decomposizione e da altri organismi, permettendo così la conservazione dei più piccoli dettagli anatomici.

    Questo sito,  chiamato  la “Pesciara”, conserva fossili, conosciuti agli studiosi fin dal sedicesimo secolo, che  risalgono al periodo chiamato Eocene (circa 49 milioni di anni fa) e documentano la presenza di un antico mare subtropicale di acque basse costiere associato a barriere coralline.  Lo  studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

    Fino ad oggi  sono state riconosciute e descritte oltre 230 specie di pesci fossili, ma anche varie specie di crostacei, meduse, molluschi, anellidi, insetti e piante.

    Ed è proprio, studiando gli squali e le razze di Bolca, che un gruppo internazionale di ricercatori, che include anche l’Università di Padova con Luca Giusberti del Dipartimento di Geoscienze (oltre all’Università di Torino e l’Università della Florida), guidato dall’Università di Vienna, ha scoperto il nuovo genere di razza miliobatiforme.

    “Il nuovo genere di razza fossile, proveniente dal giacimento di Bolca, presenta un’anatomia peculiare sconosciuta nelle razze miliobatiformi finora note. La descrizione dell’insolita razza è basata su tre reperti, due dei quali – dice Luca Giusberti del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova – sono stati da me rintracciati nelle collezioni dei musei di storia naturale di Udine e Firenze. La nuova razza fossile rappresenta un “vicolo cieco” dell’evoluzione di questo gruppo di pesci cartilaginei dopo l’estinzione di massa di fine Cretaceo. Tutti e i tre fossili furono rinvenuti nel XIX secolo: la ricerca appena pubblicata evidenzia l’importanza degli “scavi” in vecchie collezioni museali che riservano, talora, inaspettate sorprese”.

    Le razze miliobatiformi sono un gruppo di pesci cartilaginei la cui caratteristica più nota è la presenza di uno o più aculei seghettati veleniferi sulla coda che usano per difesa contro i predatori; comprendono più di 360 specie viventi e sono caratterizzati dall’avere un corpo appiattito dorso-ventralmente, grandi pinne pettorali che si uniscono ai lati della testa e una lunga coda a forma di frusta.

    Vivono in ambienti marini e d’acqua dolce di tutto il mondo, da acque basse in prossimità delle coste fino al mare aperto, nutrendosi principalmente di piccoli pesci, crostacei, molluschi e anche plancton.

    I tre esemplari conservati nelle collezioni dei musei di storia naturale di Parigi, Firenze e Udine hanno un’anatomia unica e diversa da quella di forme attuali. La forma dell’intero corpo è data dal solo disco pettorale, che è di forma ovoidale. La coda è estremamente atrofizzata, piccola e non protrude al di fuori del disco pettorale. L’aculeo velenifero, tipico di altre razze miliobatiformi, è assente.

    Quest’anatomia, o meglio questo piano corporeo, non è conosciuto in altre razze. Essendo questa specie unica e dall’aspetto bizzarro, i ricercatori l’hanno chiamata ”Lessiniabatis enigmatica”, che significa “razza enigmatica della Lessinia”.

    Secondo i ricercatori il fossile della nuova razza è particolarmente interessante perché può essere considerato come un “esperimento” condotto dai pesci cartilaginei durante la loro evoluzione dopo l’estinzione di fine Cretaceo.

    Questa scoperta fa nuova luce non solo sull’evoluzione di questo gruppo di pesci, ma anche sul recupero degli ecosistemi marini dopo la grande estinzione di massa avvenuta circa 66 milioni di anni fa.

    Rita Lena

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