Scuole a Roma senza insegnanti di sostegno per i bimbi con disabilità

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    La scuola dovrebbe incominciare lo stesso giorno per tutti, ma puntualmente ogni anno non è così.

    Anche quest’anno i bambini con disabilità non possono iniziare con tutti gli altri perché non ci sono insegnanti di sostegno. A causa delle numerose graduatorie e delle chiamate scaglionate, ai bimbi portatori di difficoltà non è garantita l’assistenza di cui hanno bisogno, assistenza peraltro che i politici non dovrebbero così spesso ribadire quanto sia loro necessaria, visti i risultati.

    Spontaneo allora chiedersi, ma queste convocazioni non potevano partire una settimana prima?

    Una nostra lettrice ci scrive e ci puntualizza al riguardo che suo figlio, bimbo con disabilità, frequenta la terza elementare e che ha avuto la fortuna di avere un’insegnante di sostegno incredibilmente preparata e motivata. Averla accanto a lui o no farà la differenza nella sua vita.

    La categoria della fascia a cui appartiene questa insegnante inizierà ad essere chiamata dal 24 settembre ed i posti scoperti in tutta la scuola sono 19. E la situazione è la medesima in tutta Roma ed oltre.

    Da ciò si deduce che prima del 24 settembre, la maggior parte dei bambini con difficoltà non avrà a fianco il proprio insegnante di sostegno. Sapendo che la docente di classe – prosegue in maniera ferma la nostra attenta lettrice nella missiva inviataci – non ha una situazione facile da gestire, in questo momento più che mai, sia a causa delle varie misure adottate per il Covid sia per quanto riguarda le classi numerose, come pensano i vertici dell’istituto che possa decidermi a mandare mio figlio a scuola essendomi ben chiaro che non avrà l’assistenza di cui ha diritto e bisogno?

    Prosegue battagliera la lettrice puntualizzando che esiste una legge di sostegno per questo tipo di accadimenti dell’anno 2017, la n. 14 del Decreto Legislativo 66, comma 3, che riguarda il diritto di continuità e prevede espressamente al riguardo che un dirigente scolastico possa avere la facoltà, su richiesta della famiglia o di sua iniziativa, di bloccare il posto del docente precario dell’anno precedente per garantire il diritto di continuità all’alunno.

    Questo decreto, purtroppo, non è stato regolamentato e, quindi, il principio non può essere fatto valere, poiché manca la normativa di attuazione che lo renderebbe utilizzabile.

    Tale articolo di legge, in definitiva, non è quindi concretamente applicabile, pur a fronte delle vivaci rimostranze e contestazioni dei sindacati che affermano il principio che prima di ogni cosa debba prevalere soprattutto il diritto al lavoro. Affermazione quest’ultima altrettanto importante e giusta – chiosa la nostra lettrice, proseguendo – ma chi dice questo non capisce quanto sia importante per un bambino o per un ragazzo con disabilità affrontare il percorso difficile della vita scolastica, senza la persona con la quale ha instaurato un rapporto di fiducia e di affetto reciproco.

    Lungi da noi l’idea di creare l’ennesima polemica sull’argomento, ma va però considerato inaccettabile che, soprattutto in un anno così difficile come questo, non si sia pensato per tempo a tutelare il diritto allo studio dei bambini con disabilità.

    Conclude questo difficile e delicato argomento – l’attenta lettrice – dichiarando che le piacerebbe soltanto che il problema evidenziato venisse risolto una volta per tutte, così da non dover dire a suo figlio “oggi tuo fratello andrà a scuola e tu no, oppure tu entrerai più tardi”, e vedere la tristezza sul suo volto e il senso di frustrazione nei suoi atteggiamenti per un dispiacere che, a parole, non sa esprimere. Anche perché le spiegazioni che potrebbe dare la lettrice-madre al suo ragazzo sarebbero certamente al di fuori di ogni logica.

    PFC

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