Stiamo vedendo il tramonto della democrazia (?)

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    L’attacco al Congresso degli Stati Uniti d’America da parte dei supporter di Donald Trump, il 45° presidente degli Stati Uniti, non ha precedenti nella storia degli States, viene vilipeso il concetto basilare secondo il quale la democrazia è quella forma di governo dove la sovranità è esercitata dal popolo, come Abramo Lincoln, nel discorso di Gettysburg, riassunse così:  “[…] l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra”. ([…] that government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth).

    Quanto è accaduto oggi sembra essere il segnale che un lento morbo corrode la democrazia, minandone le basi stesse. Il fatto di non voler riconoscere la volontà del popolo sovrano e attaccarne il suo organo legislativo, il quale è il cuore della democrazia, significa che la democrazia stessa è malata. Un fatto del genere sarebbe stato inimmaginabile solo qualche anno fa.  Sembra di vedere un film di fantastoria ma, purtroppo, è concreta realtà.

    Non era mai capitato che un presidente degli Stati Uniti uscente rifiuti di accettare il volere del popolo e che gli stessi cittadini statunitensi osino attaccare il Campidoglio, sede del Congresso degli Stati Uniti, l’organo legislativo; istigati dal presidente uscente, mentre al Congresso, sede di Camera e Senato, deputati e senatori, in seduta plenaria, hanno dovuto interrompere il processo di certificazione di vittoria del nuovo presidente J. Biden.

    Nel momento della sommossa violenta Trump fa marcia indietro twittando: “Voto rubato. Vi amo, vi capisco ma ora andate a casa”. Twitter ha fatto scattare i suoi codici di sicurezza impedendo che il messaggio fosse rilanciato o ricevesse like o commenti. Il tweet di Trump è risultato molto discutibile tanto da sembrare più un elogio che un rimprovero.

    Tutto nasce dal fatto che Trump ha denunciato brogli elettorali e si rifiuta di “concedere la vittoria” a Biden aizzando le frange più estremiste dei suoi seguaci.

    Il termine “concedere la vittoria” è un termine fuorviante perché il presidente degli Stai Uniti sconfitto nell’elezioni non è in grado di “concedere la vittoria” che è un dato di fatto certificata dal Congresso in seduta plenaria. Quindi questo gesto di “concedere” è una usanza, un gesto simbolico privato, generalmente una telefonata, una lettera o un telegramma con cui il candidato sconfitto si congratula col vincitore, riconoscendo la sconfitta elettorale e di fatto garantisce un passaggio pacifico. Questa usanza ebbe luogo nel, ormai lontano, 1896 quando il presidente sconfitto Bryan inviò un telegramma di congratulazioni al vincitore Mckinly, da allora si ritiene un dovuto atto di cortesia politica. D’altronde Hilary Clinton “concesse la vittoria” a Trump con un discorso pubblico.

    Da quella storica data del 1896, fino ad oggi, tutti i presidenti hanno usato congratularsi con il vincitore quando era chiara ormai la sconfitta. Il “concedere la vittoria” quindi, non è un obbligo, ma un atto di democrazia spontaneo.

    Questa volta Trump non si fa da parte volontariamente, anche se secondo la Costituzione statunitense dovrà lasciare la Casa Bianca entro il 20 gennaio prossimo, giorno in cui è previsto il giuramento del nuovo Presidente Eletto a quattro anni esatti dal giuramento di Trump.

    Così, il presidente Trump, con i suoi atti ha incarnato il lato oscuro degli USA: ha richiamato dal profondo il lato antidemocratico e violento di una nazione che, sotto il suo mandato, ha mostrato più punti deboli che punti di forza:

    La pandemia ha flagellato gli Stati Uniti come un Paese del Terzo Mondo, quando invece nei film hollywoodiani, siamo abituati a vederli come la salvezza dell’umanità;

    i disordini interni hanno mostrato grandi discrepanze tra le varie classi sociali e le varie razze che coabitano sul territorio; in politica estera non ha vinto né guerre né ha stretto alleanze significative.

    Ha spesso utilizzato un termine nei suoi discorsi, riferendosi ai suoi avversari: “loser!” (perdente!)

    Un termine che sembra fosse spesso usato da un certo Fred Trump, suo padre, il quale era un imprenditore immobiliare di origini tedesche. Il Fred Trump sembrerebbe essere stato molto duro con il figlio Donald.

    Forse, per Donald, questa esperienza di vita giovanile lo ha portato ad avere tali comportamenti insoliti per un presidente di qualsiasi Nazione democratica.

    Emiliano Salvatore

     

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