Stress e cervello, vulnerabilità e resilienza

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    Intervista a Laura Musazzi, ricercatrice. Laboratorio di Neuropsicofarmacologia e Neurogenomica Funzionale, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano

    Lo stress è uno dei principali fattori di rischio di patologia, e in particolare di disturbi neuropsichiatrici. I disturbi dell’umore, infatti, sono associati o amplificati dall’esposizione a un evento stressante.

    gruppo-di-ricercaUn recente studio, condotto da Laura Musazzi e Maurizio Popoli del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, ha dimostrato che un solo evento stressante può causare effetti a lungo termine nella corteccia cerebrale. Questa scoperta potrebbe avere rilevanza per la genesi del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) e di altre patologie neuropsichiatriche.

    “La cosa molto interessante su cui la ricerca si sta volgendo, e noi con il mondo scientifico” dice la dottoressa Musazzi, “è cercare di capire come mai la maggior parte degli individui riesca ad adattarsi bene a condizioni stressanti, mentre una certa percentuale non riesce a farlo. La risposta fisiologica a un evento stressante implica l’attivazione di alcune aree cerebrali tuttavia, se questa risposta è inadeguata perché eccessiva o inefficiente, invece di essere adattiva può provocare alterazioni anche a lungo termine, che possono aumentare il rischio di sviluppare psicopatologie”.

    In studi precedenti gli autori avevano dimostrato che un singolo evento stressante attiva rapidamente il rilascio del neurotrasmettitore eccitatorio glutammato nelle sinapsi della corteccia. Nello stesso modello, inoltre, lo stress fa aumentare drasticamente il numero di sinapsi eccitatorie in pochi minuti e provoca un’atrofia dei dendriti (la parte ricevente dei neuroni che contengono i recettori per il glutammato) misurabile a partire dal giorno successivo allo stress e mantenuta fino a due settimane dopo.

    In questo studio i ricercatori hanno osservato che l’aumento di rilascio di glutammato che si osserva dopo un singolo evento stressante è prolungato per almeno 24 ore. Questo risultato modifica radicalmente la tradizionale distinzione tra stress acuto e stress ripetuto (cronico) e mostra come anche gli effetti di un singolo evento stressante possono essere protratti nel tempo.

    Elena Martinelli

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