Terapie CAR T, al via il progetto Alleanza Contro il Cancro

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    Terapie CAR T, al via il progetto Alleanza Contro il Cancro –

    Lo aveva annunciato ad ottobre il Ministro della Salute Roberto Speranza ed ecco che entro il mese di gennaio inizieranno in 13 dei 26 IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) impegnati nel progetto Alleanza Contro il Cancro (ACC), le attività del programma triennale sulle terapie CAR T (Chimeric Antigen Receptor T cell, recettori chimerici per l’antigene), che utilizzano a fini curativi cellule del sistema immunitario, i linfociti T, prelevati dal paziente e geneticamente modificati per riconoscere e distruggere cellule cancerose, una volta reinfuse nello stesso paziente.

    Il processo di ingegnerizzazione delle cellule del sistema immunitario è complesso: i linfociti vengono estratti da un prelievo di globuli bianchi e, attraverso un virus, viene inserito nel loro Dna un gene che fa in modo che sulla superficie del linfocita appaia una proteina che fa da “chiave” per riconoscere le cellule tumorali, rendendo così il sistema immunitario più aggressivo lì dove serve.

    Purtroppo queste terapie in continua e positiva evoluzione hanno costi altissimi ($ 475.000 il trattamento della Novartis, $373.000 quello della Gilead – fonte AIL 2018 -) che ne limitano una diffusione più ampia. Ma ora grazie al programma finanziato dal Ministero della salute per 10 milioni di euro in due anni, nel quale sono coinvolti a diverso titolo altri Enti non IRCCS come CNR, Fondazione Tettamanti e MolMed, sarà possibile sviluppare nuove terapie con la tecnica CAR T, oltre a quelle già trattate come la Leucemia Acuta e i Linfomi, anche per neoplasie attualmente non coperte dall’industria farmaceutica (tra queste Pancreas, Colon Retto, Mammella e Melanoma) e non efficacemente curabili in altro modo.

    Tra gli obiettivi c’è anche l’immediata definizione di processi produttivi in grado di contenere gli elevati costi delle CAR T potenziando la loro attività anti-tumorale.

    “È un progetto assai ambizioso – spiega Concetta Quintarelli, coordinatrice del Gruppo di Lavoro Immunoterapia di ACC – ma siamo confidenti di poter concludere lo sviluppo in due anni e di far entrare in sperimentazione clinica, entro tre anni, almeno un paio di farmaci innovativi”.

    Accanto alla riduzione degli oneri di realizzazione e all’ampliamento del range di patologie trattabili, vi è anche la necessità di contrazione dei tempi per l’accesso alle terapie, risultato ottenibile, e per questo inserito in agenda di progetto, passando da piattaforme autologhe, ove è prevista la produzione di terapia genica per singolo paziente, alla generazione di banche allogeniche (“alimentate” con cellule provenienti da donatori diversi).

    “Partire, quindi, da un donatore sano – ha concluso Quintarelli – per creare dosi di farmaci destinate a più pazienti”.

    Parallelamente, il Ministero della Salute sta valutando la creazione e il potenziamento di strutture regionali per la produzione delle terapie cellulari in modo da offrire la possibilità ai pazienti di accedere ai trattamenti con le nuove CAR T che verranno sviluppate nei prossimi anni.

    Rita Lena

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