Trump e la costruzione del muro in Messico

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    Ciò che aveva sostenuto da sempre durante la sua campagna elettorale diventa ora realtà. Donald Trump, 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, ha firmato un ordine federale per la costruzione del muro lungo il confine con il Messico. Una notizia che arriva attraverso un tweet dello stesso  Trump: “Big day planned on NATIONAL SECURITY tomorrow. Among many other things, we will build the wall!” “Previsto per domani un grande giorno in tema di sicurezza nazionale. Tra le molte altre cose, costruiremo il muro!”.

    Diversi sono in realtà gli ordini esecutivi che ha in cantiere, ma quello sulla costruzione del muro è sicuramente quello che ha fatto sempre più discutere. Se da una parte ha incrementato le critiche durante la campagna elettorale, dall’altra ha di fatto rafforzato la sua elezione diventata poi vittoria. Molti punti interrogativi ancora da chiarire. Al momento non si sa dove questo muro verrà costruito e quale materiale verrà utilizzato. Si parla di una legge approvata da George W. Bush, nel 2006, il “Secure Fence Act”, che permetteva la costruzione di alcune centinaia di miglia di reticolati lungo una frontiera lunga più di 2000 miglia. Ciò che però desta maggiori dubbi ed interrogativi è la questione economica. Una domanda che risuona sia nelle menti americane che in quelle messicane. “Chi pagherà questo muro?”. Trump ha dichiarato che saranno i messicani ad occuparsi delle spese. Non è dello stesso parere Enrique Nieto, il Presidente messicano che, durante la campagna elettorale di Trump, ha fatto sapere che non è disposto neanche ad affrontare l’argomento. Il no, dunque, è secco. Così, Trump ha intenzione di farlo finanziare ai contribuenti americani attraverso una legge finanziaria votata dal Congresso ma, ribadisce che tutte le spese sostenute dai cittadini statunitensi saranno rimborsate dai messicani. Quindi sorge spontanea una domanda: “Chi dà questa garanzia?”. “Siamo in realtà sicuri che gli americani finanzieranno  e poi i messicani rimborseranno?”.

    Se in realtà si va a guardare al passato, si scopre che nel 1970 era già stato firmato un Trattato tra Stati Uniti d’America e Messico. Nel documento è specificato, fra le altre cose, ciò che è possibile costruire e cosa no lungo il confine. E’ previsto per la prossima settimana un incontro a Washington tra Trump e Nieto per parlare proprio di questo argomento e trovare possibili equilibri, anche se il Presidente messicano non ne è affatto convinto.

    Un ulteriore ordine esecutivo nei piani di Trump riguarda possibili restrizioni nei confronti dei rifugiati negli USA che provengono dall’Iran, Iraq, Somalia, Libia, Siria, Sudan. In campagna elettorale Trump aveva parlato di un “bando completo e totale” verso i musulmani che chiedono di entrare negli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di proteggere gli americani da possibili attacchi jihadisti.

    DONALD TRUMP

    DONALD TRUMP

    Parla di “sanctuary cities”, ovvero di quelle città che adottano politiche di protezione nei confronti degli immigrati illegali. Sono 39 le città americane che rientrano in questa tipologia. New York, Washington D.C., Los Angeles, Minneapolis, Denver e Portland. In questo settore Trump vorrebbe abbattere questi paradisi illegali. Una manovra che aveva già esposto al sindaco di New York, Bill de Blasio, ma il quale non aveva voluto partecipare.

    Intanto continuano le sparatorie e gli omicidi a Chicago, terza città degli Stati Uniti. Il presidente Trump commenta così su Twitter gli eventi che si susseguono nella città e dichiara che : “Se Chicago non metterà fine a questa continua carneficina con 228 sparatorie nel 2017 e 42 omicidi, manderò i Feds!”

    Il suo motto: “ORDINE E LEGGE”.

    Silvia Roberto

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