Vaticano – Conclave come si vota

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    CITTA’ DEL VATICANO, 10 MAR – Saranno 77 voti i voti necessari per eleggere il nuovo Papa. Per far scattare la fumata bianca sono necessari i due terzi dei consensi dei 115 cardinali elettori come stabilito dal Papa emerito Benedetto XVI nel motu proprio De Aliquibus Mutationibus pubblicato il 26 giugno 2007. Con quel documento Papa Ratzinger ha ripristinato la norma tradizionale sulla maggioranza richiesta per l’elezione del Sommo Pontefice stabilendo inoltre che a partire dal 34/esimo scrutinio (o 35/esimo se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave) si procederà al ballottaggio, ma sempre con maggioranza di almeno i 2/3 dei votanti, tra i due cardinali più votati all’ultimo scrutinio, i quali però perdono entrambi il diritto di voto. Ma come si svolgono concretamente le operazioni di voto una volta che, pronunciato l’extra omnes, i cardinali sono chiusi nella Cappella Sistina, opportunamente bonificata, e rimangono isolati dal mondo? Per assolvere alle incombenze dell’elezione dovranno essere disponibili il segretario del Collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, otto cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali, tutti preventivamente approvati dal camerlengo e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore. Le operazioni di voto avvengono tramite lo scrutinio, che si divide a sua volta in tre fasi Antescrutinium, Scrutinium vere proprieque, Post-scrutinium. Nell’antescrutinium l’ultimo cardinale diacono sorteggia tre scrutatori, tre revisori e tre infirmarii (sono coloro che raccolgono i voti dei cardinali infermi nella residenza Santa Marta). I cerimonieri consegnano due o tre schede bianche a ogni elettore con la scritta “Eligo in summun Ponteficem” sotto cui va indicato il nome del prescelto, poi lasciano la Sistina. Si passa così allo Scrutinium vere proprieque. In questa fase ogni cardinale compila in segreto la scheda, la piega a metà e tenendola sollevata si reca all’altare con le urne. Quindi, il porporato elettore giura secondo la formula: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto” e fa scivolare la scheda nell’urna. A fine votazione, il primo scrutatore agita l’urna e il terzo scrutatore trasferisce le schede a una a una dentro un altro calice. A questo punto gli scrutatori si siedono davanti all’altare. Il primo apre una scheda e legge il nome, il secondo ripete la procedura, il terzo annota il nome e lo legge a voce alta poi fora le schede con un ago sulla parola “eligo” e le lega insieme con un filo. Le schede vengono bruciate dopo ogni votazione in una stufa. Da qui la famosa fumata che sarà nera se il voto non ha dato esito positivo. Bianca e accompagnata dal suono delle campane se con una maggioranza dei due terzi sarà stato eletto il Papa. Che sarà annunciato ai fedeli in piazza San Pietro, introdotto dal celeberrimo “Habemus Papam”.

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