Viaggio nella Costituzione “Scuola e Costituzione: una storia da realizzare” II INCONTRO: “IL PERCHE’ DI UNA SCELTA”

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    SABATO 2 MARZO, dalle 9.30 alle 12.15, presso l’aula magna del liceo Anco Marzio di Ostia (Roma), un centinaio tra studenti insegnanti, rappresentanti delle associazioni, dei movimenti, del sindacato si sono confrontati in un dialogo intenso – e a tratti molto vivace – con ANTONIA SANI (coord. Nazionale di “Per la scuola della Repubblica”) e MARCELLO VIGLI (partigiano e animatore di Scuola e Costituzione), mettendo a confronto la scuola di oggi con quella voluta dalla Costituzione. La mattinata si è aperta con le immagini dell’incontro precedente, quando il 2 febbraio, in una partecipata tavola rotonda coordinata dalla giornalista Marina Boscaino, alcuni ‘attori’ della scuola di oggi ne avevano evidenziato potenzialità e problematicità. Tutta la ricchezza di domande, bisogni, possibilità di crescita è riemersa dal video, ma molto più dalle domande e riflessioni dei ragazzi. La scuola è per tutti o per pochi? Degli studenti o degli insegnanti? È scuola-azienda, o scuola della cittadinanza e della crescita democratica? Scuola che scarta, o che include? Vale la pena impegnarsi o, insomma, è tutto inutile?

    La riflessione si è dipanata tra oggi e ieri; tra i piccoli cambiamenti possibili nella quotidianità e le grandi trasformazioni auspicabili. I ragazzi incalzano i due anziani e appassionati interlocutori con domande ora articolate, ora secche, dirette. Vigli insiste nello spingere i presenti a rifiutare l’idea di una scuola finalizzata esclusivamente al lavoro, alle professioni, alla ‘produttività’. E’ quasi martellante nel suo messaggio: la scuola è della Repubblica, non degli insegnanti, non degli studenti… ma neanche dello Stato, come fu quand’egli era giovane, sotto il regime fascista. La scuola è “per la cittadinanza”, è strumento con cui si attua l’art. 3 della Costituzione, perchè tutti siano davvero cittadini sovrani, emancipati, liberi, uguali. Parole che rimbalzano con forza negli interventi dei ragazzi presenti. Nelle loro parole risuona, tra l’altro, l’assurda storia (ascoltata nello scorso incontro) dell’insegnante di sostegno precaria, costretta ogni anno a ricominciare, tra mille incertezze, in una nuova scuola e dei suoi alunni, doppiamente penalizzati, dalla società più che dalla natura. Si sente nelle loro parole l’ansia di chi è giovane in questo tempo e si percepisce senza futuro possibile. Ma anche la forza (e la paura di non poter incidere sulla storia, sulle decisioni alte) di chi solo qualche mese fa stava sulle sue ‘barricate’ da occupante per fermare lo scempio che vien fatto della scuola pubblica e oggi fa fatica a dare continuità e progettualità alla sua protesta (sensazioni che corrono chiaramente anche tra i docenti presenti). Alcune parole d’ordine, è chiaro, convincono tutti (al di là delle differenze che pure emergono su aspetti particolari). Basta tagli, meno spese militari, mai più finanziamenti alla scuola privata, più investimenti a favore della scuola pubblica statale, autonomia vera, ma in un forte sistema nazionale, per una scuola aperta, flessibile, inclusiva, in grado di accogliere ed accompagnare tutti e ciascuno, con scelte pensate, democratiche, condivise. E’ l’impostazione anche della Sani che incalza i ragazzi (e tutti i presenti) sulla possibilità già oggi di una presenza diversa nella scuola: conoscere, studiare le possibilità ed opportunità già esistenti, conoscere e difendere i diritti di ciascuno (e, aggiunge Vigli, non tirarsi mai indietro di fronte al proprio dovere). Essere presenti, anzi far conoscere e promuovere gli organismi di partecipazione democratica, faticosamente ottenuti con le lotte degli anni Sessanta-Settanta, in un processo di apertura e democraticazzazione iniziato dalla Costituzione, anzi dalla Resistenza. Le Assemblee, il Collegio Docenti, il Consiglio d’Istituto con le sue prerogative, le scelte economiche, di priorità di spesa e di indirizzo. Ogni decisione può essere più o meno democratica, condivisa, finalizzata al bene di tutti o di pochi. E poi, ancora, alzando lo sguardo, immaginare un Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione davvero partecipato da rappresentanze di tutta la società (poichè la scuola non è settore, ambito, isola… ma istituzione, come insiste a sostenere Vigli) e con nuove competenze, obbligato e determinante punto di riferimento del Ministro di turno e del Parlamento. E rilancia. È necessario mettere a tema e sviluppare quanto la Costituzione prevede sull’obbligo scolastico, arrivare gradualmente ai diciott’anni, alzando ai quindici il patrimonio di conoscenze e competenze condivise e immaginando una scuola capace di incrociare talenti, attese, differenze. Senza separare precocemente (tornando indietro di cinquant’anni) il canale della formazione tecnica e professionale da quello dell’istruzione liceale, come si è fatto negli ultimi interventi legislativi. Anzi, cominciando a riallineare e compensare le differenze socialmente determinate fin da una Scuola d’Infanzia statale, pienamente inserita nel Sistema Nazionale dell’Istruzione e Formazione, scuola della Repubblica a pieno titolo.

    E qui il dialogo si fa ponte per il prossimo incontro, il 20 aprile, nel quale Legàmi arriverà a portare le proprie proposte, idee, priorità, ipotesi di percorso pensate insieme in questi mesi di lavoro ad amministratori locali, sindacalisti, dirigenti del Ministero. Provando a dare un proprio, ulteriore, contributo, perchè la storia bella scritta dai costituenti possa, per un pezzetto ancora, farsi realtà.

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