Bancarotta e autoriciclaggio: confiscati 1,2 mln beni a 4 persone e divieto d’impresa per 12 mesi

Roma – Nella mattinata odierna il Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di finanza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, sta dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale capitolino impositiva della misura cautelare personale del divieto di esercitare attivita’ d’impresa per 12 mesi nei confronti di 4 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di fatti di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti.

Si tratta di F.C. (classe ’69), R.P. (classe ’62), M.P.D.A. (classe ’52) e A.P. (classe ’70), tutti residenti a Roma, amministratori e/o consiglieri di quattro soggetti giuridici operanti, tra l’altro, nel settore della tecnologia, dell’informatica e della consulenza aziendale (I&S Group srl, Share srl, Zic Europe srl e Arrowbio Italia srl), collegati al cosiddetto ‘gruppo Sei Plus’, facente parte del Consorzio d’imprese denominato ‘Postemotori’ (affidatario di un appalto pubblico dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) interessato dall’operazione ‘Dedalo’ del medesimo Nucleo Speciale, nel cui contesto sono state eseguite nel novembre scorso 13 misure cautelari personali.

Contestualmente, si sta procedendo al sequestro di denaro e disponibilita’ finanziarie per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro quale profitto del reato, nei confronti di tre soggetti ‘interdetti’ e di altre tre persone concorrenti nel reato di bancarotta, tra cui un avvocato sessantenne di origini campane, con studio legale nella Capitale (I.I., classe ’59). Le indagini vertono sulle vicende delle suddette 4 societa’ romane, di fatto delle ‘scatole vuote’ che nel tempo hanno manifestato gravi situazioni di insolvenza, maturando debiti tributari per euro 2,3 milioni, con finale dichiarazione di fallimento del Tribunale capitolino (tra la fine del 2018 e gennaio 2019), su richiesta della Procura della Repubblica di Roma.

L’esame documentale e dei bilanci societari nonche’ l’analisi dei flussi finanziari hanno evidenziato la commissione di sistematiche distrazioni di fondi in assenza di valide ragioni economiche dalle societa’ fallite, per oltre 4,5 milioni di euro complessivi. Tali distrazioni sono avvenute utilizzando lo stratagemma contabile del finanziamento soci oppure attraverso la disposizione di una variegata e ampia gamma di operazioni estranee alle finalita’ aziendali, il pagamento di forniture non coerenti con l’oggetto sociale, l’erogazione di stipendi e compensi in assenza di effettive prestazioni lavorative o, infine, nel caso del citato avvocato, il pagamento di consulenze legali e professionali di rilevante importo, del tutto sproporzionato rispetto all’incarico conferito. Una parte dei capitali oggetto di distrazione, pari a circa 370 mila euro, sono stati trasferiti e reimpiegati da alcuni indagati in altri soggetti economici, con la conseguente punibilita’ della condotta a titolo di ‘autoriciclaggio’.