Catturato detenuto evaso dal carcere di Frosinone

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    “Apprendiamo con piacere l’arresto del detenuto evaso dal carcere di frosinone -Alessandro Menditti- Arresto avvenuto a Recale (Caserta)” così in una nota il sindacato CISL FNS.

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    “L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta. Era evaso nella notte del 18 marzo dal carcere di Frosinone ed era ricercato in tutta Italia.Insieme a Menditti aveva tentato la fuga il suo compagno di stanza Ilirjan Boce, rimasto ferito nel tentativo di scavalcare il muro di cinta. Sono tutt’ora in corso le indagini da parte del NIC per accertare eventuali complici dell’evasione.

    Un plauso alle forze di Polizia e ai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta per tale arresto soprattutto anche al fine di far espletare interamente la pena al detenuto in carcere” conclude la nota.

    Era evaso dal carcere di Frosinone nel piu’ classico dei modi l’esponente del clan Belforte Alessandro Menditti, calandosi dal tetto del penitenziario per circa 15 metri con una corda di fortuna fatta annodando le lenzuola. A distanza di una settimana dall’evasione, i carabinieri del Reparto Operativo di Caserta lo hanno stanato al termine di un’indagine lampo condotta in modo altrettanto classico, visto che Menditti con se’ non aveva ne’ cellulare ne’ un altro supporto informatico da poter rintracciare.

    L’esponente del clan Belforte, condannato definitivamente per associazione camorristica ed estorsione, e’ stato catturato in un immobile in costruzione a Recale, comune confinante con il capoluogo Caserta dove il camorrista ha sempre gestito gli affari illeciti della sua famiglia; con se’ non aveva armi ne’ ha opposto resistenza ai carabinieri guidati dal colonnello Nicola Mirante, che hanno fatto irruzione nello stabile.

    Menditti non ha detto nulla quando e’ stato ammanettato.

    Gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Procura di Frosinone, sono riusciti a stanarlo seguendo i movimenti dei suoi fedelissimi, pedinandoli e intercettandone i telefoni. Sono stati seguiti anche i tre figli e altri parenti. Il sospetto che fosse tornato a Recale proprio per rivedere i figli era forte, visto che Menditti, pur non essendo recluso al 41bis, non li vede di frequente, a causa delle detenzione della moglie e dei fratelli, ed inoltre dovrebbe finire di scontare la sua pena nel 2026.

    Gli inquirenti vogliono ora capire quali siano stati i movimenti di Menditti negli ultimi sette giorni, se oltre a rivedere i figli si sia anche occupato di qualche affare sporco di famiglia. L’altro fronte aperto e’ quello relativo ai presunti aiuti ricevuti da Menditti per evadere, dopo che la settimana scorsa sono stati arrestati a Frosinone un assistente capo della polizia penitenziaria, accusato di avere fornito a Menditti e al suo compagno di cella i telefonini utilizzati per pianificare la fuga, e altri quattro agenti; l’esponente del clan, e’ emerso, avrebbe tra l’altro segato delle sbarre con una fiamma ossidrica, arnese che non poteva procurarsi da solo in carcere.

    Con Menditti era fuggito anche un albanese, che pero’ e’ stato subito preso perche’ aveva riportato contusioni durante la fuga.

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