Delitto via Poma, legali Cesaroni: “Due milioni di risarcimento. Busco fortunato per 20 anni”

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    «Due milioni di risarcimento con una provvisionale immediatamente esecutiva di duecentomila euro e il sequestro conservativo dell’immobile dell’imputato». Cosi gli avvocati Massimo Lauro e federica Mondani, legali che rappresentano Paolo Cesaroni, sorella di Simonetta, la ragazza uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990 in via Poma, delitto di cui è accusato Raniero Busco, ex fidanzato della giovane. I due penalisti, al termine della loro arringa, si sono associati alla richiesta formulata nelle scorse udienze dal pm Ilaria Calò che ha chiesto ai giudici della III corte d’assise di condannare all’ergastolo Busco per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.

    «Busco in questi vent’anni è stato fortunato: vent’anni fa la tecnologia era diversa, ma ad un certo punto la fortuna di Busco è venuta meno». Così l’avvocato Federica Mondani, legale di parte civile nel processo per la morte di Simonetta Cesaroni. Nel corso della sua requisitoria il penalista ha proiettato in aula un video con le immagini di circa 30 donne assassinate, tra cui Chiara Poggi e Giovanna Reggiani, da «uomini violenti». Poi la lettura di una missiva scritta a 17 anni da Simonetta, l’esposizione di un residuo della stoffa con cui era stato cucito il corpetto che la ragazza indossava al momento del delitto. Tutti elementi simbolici cui l’avvocato è ricorso nell’esporre le sue argomentazioni, ricordando anche alcuni dati: «Secondo le Nazioni Unite nel 2005 è morto un numero maggiore di donne (tra i 15 e i 44 anni) per atti di violenza compiuti nei loro confronti da uomini piuttosto che per malattie gravi; nel 2008 una donna su tre è stata maltratta; secondo l’Istat in Italia nel 2007 sono state vittime di violenza o maltrattamenti il 31,58% delle donne tra i 16 e i 70 anni, ossia 6.743 donne». «Quando si tratta di fare giustizia non si dovrebbe parlare del tempo – ha detto la Mondani – Questo è stato il processo dei luoghi comuni, di opinioni non necessariamente vere. Siamo certi che in Camera di Consiglio entreranno solo le prove e non i luoghi comuni. La legge è uguale per tutti – ha concluso la penalista – e in questo processo la legge deve essere uguale per Simonetta, soprattutto per lei. Il dolore di una madre e di una sorella non può essere quantificabile. La famiglia spera che voi giudici possiate decidere con serenità in una camera di consiglio nella quale siamo certi non entreranno i luoghi, ma solo le prove scientifiche». Domani è previsto l’intervento dell’avvocato Paolo Loria, difensore di Raniero Busco. La sentenza, invece, dovrebbe arrivare il successivo 26 gennaio dopo le repliche e la camera di consiglio.

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