Donne somale: “Stupro in ambasciata è una tragedia annunciata”

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    un'immagine dell'edificio occupato foto Reuters

    «Lo stupro di gruppo avvenuto ieri notte nei pressi della sede dell’ambasciata somala a Roma è una tragedia annunciata». È l’opinione di Zeinab Ahmed Barahow, presidente dell’associazione Donne somale in Italia, con sede nella capitale, che ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, spiega la situazione dei somali accampati all’interno della sede dell’ambasciata del paese africano. «Ormai la palazzina dell’ambasciata somala è come la Somalia, un luogo dove tutti entrano ed escono come vogliono in piena anarchia – afferma – da mesi chiediamo al governo e alle amministrazioni locali di sgomberare la palazzina». «Devono capire che quella è un’ambasciata – precisa – e non un ricovero per rifugiati, anche se l’attuale governo somalo non ha la forza per riappropriarsi di quella sede». Riguardo la pericolosità della situazione, «da tempo abbiamo chiesto alle autorità italiane di mettere due poliziotti di guardia la sera davanti all’ambasciata, come avviene del resto per molte altre ambasciate, se non altro per controllare che i ragazzi accampati al suo interno non creino problemi», dice. «Abbiamo chiesto anche l’aiuto di Medici senza Frontiere perché c’è un problema sanitario in quella struttura – prosegue – Ho le foto di ragazzi che vivono lì affetti da scabbia. Siamo arrivati al paradosso che quando i clandestini somali arrivano a Lampedusa e chiedono asilo politico danno come indirizzo di riferimento quello dell’ambasciata di Roma. Noi cittadini somali onesti e integrati da tempo chiediamo che finisca questa storia, ma le nostre denunce cadono sempre nel vuoto perché con il tempo tutti si disinteressano di questa situazione».

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