Il Messaggero. Aggressione Rione Monti, dal carcere scrive uno dei picchiatori alla madre del musicista: “Signora perdono, sono un deficiente”

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    «Cara Signora sono Carmine D’Alise, il deficiente che ha mandato suo figlio Alberto all’ospedale. Spero con tutto me stesso che il suo Alberto si risvegli da questo incubo e che il suo dolore si trasformi in gioia. Prego per lui sempre, glielo giuro signora. Preghiamo, io e gli altri autori dell’aggressione, affinché un giorno potremmo chiedere scusa a 4 occhi ad Alberto».
    Sono alcuni dei passi della lettera scritta da Carmine D’Alise a Patrizia Bonanni, madre di Alberto, il musicista picchiato senza un perché la notte del 26 giugno scorso al rione Monti. Tre pagine di pensieri, ammissioni, sensi di colpa, suppliche. Adesso, a due mesi di distanza dalla tragedia, Carmine D’Alise, in carcere dalla notte del 30 giugno, ha deciso di chiedere scusa per il suo comportamento. E lo fa attraverso una lettera intensa dalla quale traspare l’immagine di giovane logorato dalla sofferenza provocata dall’errore commesso. Nella solitudine della sua cella di Regina Coeli, D’Alise ha impugnato una penna, ha preso una foglio di carta e, nel suo italiano a volte un po’ approssimativo, ha confessato le sue colpe ammettendo di essere il «deficente» che «ha mandato Alberto all’ospedale». «Sto malissimo da quel maledetto giorno che ho saputo che Alberto è in coma», scrive il 21enne. «Penso sempre ad Alberto, la mattina appena mi sveglio, la sera prima di andare a dormire, tutto il giorno penso a suo figlio e prego per lui». Non azzarda spiegazioni. Non addossa responsabilità a nessuno, D’Alise. Con umiltà si prende le sue colpe sottolineando soltanto che «nessuno voleva quello che è successo». Una nota che appare stonata nel corso della sua dolente confessione, D’Alise la scrive quando definisce il pestaggio subìto da Alberto: «un incidente avvenuto al termine di una litigata fra ragazzi finita male». D’Alise si definisce un «bravo ragazzo».
    Come ha raccontato in lacrime al suo difensore, il giovane indagato ha trovato la forza di chiedere scusa dopo aver letto che la madre di Alberto viaggia tutti i giorni tra Roviano e Roma per andare dal figlio in ospedale a mettergli le cuffiette dell’impianto, ad alzargli un po’ il volume e fargli «ascoltare tutte le canzoni che ama». Il profondo amore che la mamma di Alberto ha per il figlio deve aver commosso e stimolato D’Alise che, come ricorda nella lettera, invece la madre l’ha persa quando aveva 14 anni. Il ragazzo poi si fa portavoce anche degli altri responsabili. «Preghiamo e continueremo a farlo finché Alberto non uscirà da questo incubo perché io sono sicuro che al più presto si sveglierà». E quando uscirà dal coma D’Alise si augura che Alberto torni a suonare la chitarra «perché ho sentito che gli piace molto e sono sicuro che si metterà subito a suonarla». Se quel giorno arriverà, allora D’Alise potrà chiedere scusa a quattro occhi ad Alberto, selvaggiamente picchiato una notte d’estate, dopo aver trascorso una serata con gli amici nel Rione Monti. Musica, lavoro e affetto per la famiglia: così trascorrevano le giornate del musicista fino a quel tragico incontro.
    Ieri la famiglia di Bonanni, stretta nel dolore più profondo, non ha voluto incontrare l’avvocato Fabrizio Gallo, difensore di D’Alise. Il legale era andato a consegnare la lettera all’ospedale San Giovanni dove Alberto Bonanni, ancora in coma, è ricoverato al reparto di neurochirurgia. «Il metodo scelto per la consegna della lettera è stato sbagliato in questo momento» ha detto l’avvocato Federica Mondani, che rappresenta la famiglia Bonanni.
    «Era un gesto di cortesia. Volevo consegnare la lettera. Mi spiace di aver disturbato i familiari di Alberto in un momento così difficile», replica il difensore di D’Alise.

    (il messaggero di GIULIO DE SANTIS)

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