‘Madoff dei Parioli’: “Sono vittima di un bullismo giudiziario”

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    Parla Gianfranco Lande, il ‘Madoff dei Parioli’ accusato di associazione per delinquere finalizzata all’attività finanziaria abusiva e alla truffa valutata attorno ai 380 milioni di euro, processato davanti alla nona sezione penale del Tribunale di Roma. Parla e accusa pesantemente il pubblico ministero Luca Tescaroli. «Io sono vittima di un bullismo giudiziario – ha detto – Se andate a caccia del giaguaro… utilizzando una divisione corazzata e non una doppietta». E ancora: «Il pubblico ministero ha mischiato fatti tra loro non correlati e il gip Simonetta D’Alessandro ha tracciato un quadro psicologico di me e di tutti i coimputati senza nemmeno incontrarci». Gianfranco Lande, difeso dagli avvvocati Salvatore Sciullo e Susanna Carraro, ha letto le sue dichiarazioni in apertura di udienza e ad un certo punto si è interrotto perchè vinto dalla commozione. Specie quando si è riferito alla posizione degli altri imputati: la sua ex convivente Raffaella Raspi, il fratello di questa Andrea e Gian Piero Castellacci di Villanova che hanno chiesto di patteggiare la condanna e Roberto Torregiani che ha scelto invece il giudizio abbreviato. In apertura d’udienza come si è detto l’imputato ha chiesto la parola per precisare subito che la somma di 380 milioni di euro che sarebbe stata truffata «è frutto di una errata lettura dei dati che io stesso ho fornito al pubblico ministero, tenuto conto che che mi aveva affidato le somme o quasi tutti erano rientrati dei loro investimenti». «Se fosse esistito un tesoretto – ha detto ancora Lande – lo avrei già indicato agli inquirenti. Non mi è mai interessato accumulare danaro nè ho mai pensato di fuggire. Sono nove mesi che sono in silenzio vittima di una espansione dei tempi di custodia cautelare». L’imputato ha poi aggiunto di non aver mai pensato di fuggire ma d’aver lavorato dal settembre 2010 al marzo 2011 per chiarire la situazione ma è stato poi arrestato. Parlando poi dei suoi coimputati, tranne che di Torregiani con il quale esistono ora dei contrasti, Lande ha sottolineato: «Per la libertà della mia compagna non ci sarebbe somma di denaro sufficiente… mai ho bonificato all’estero. Se tre degli indagati hanno deciso di patteggiare la pena è perchè si sono arresi a tanta violenza del pubblico ministero e del gip. Due di loro hanno figli, una è piccola e una è adolescente e quindi è prevalso in loro il bisogno di ricongiungersi alla famiglia. Questa aggressività sproporzionata della pubblica accusa ha sbriciolato la mia famiglia».

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