Montorio Romano, otto misure cautelari per detenzione e spaccio cocaina

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Roma – I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Tivoli, su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di 8 persone, ritenute responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina nel Comune di Montorio Romano (provincia di Roma, circondario Procura Tivoli).

L’operazione e’ l’esito conclusivo di un’indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Nerola, durata quasi un anno, che ha smascherato un gruppo di cittadini stranieri che, in concorso con un italiano, da tempo gestivano lo spaccio al dettaglio di cocaina sulla “piazza” di Montorio Romano. I Carabinieri hanno altresi’ scoperto che, anche in regime di arresti domiciliari a seguito degli arresti in flagranza operati durante le indagini, alcuni dei sodali continuavano a vendere cocaina con le medesime modalita’, incuranti della misura a cui erano sottoposti.

Ancora una volta, l’impegno delle forze dell’ordine, specificamente dell’Arma dei Carabinieri, coordinate della Procura della Repubblica di Tivoli, ha consentito di intervenire su un pericoloso sistema criminale per contrastare il crescente fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, anche in piccoli centri come Montorio Romano (circa 2.000 abitanti), con assuntori di ogni eta’ e classe sociale.

I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo, al termine di una attivita’ di indagine condotta dalla Stazione di Nerola, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Tivoli, su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di 8 persone, 7 di origine marocchina e 1 italiana, ritenute responsabili di detenzione e spaccio di cocaina.

I fatti sarebbero stati commessi nel Comune di Montorio romano di soli 2.000 abitanti. Il provvedimento trae origine da un’indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Nerola, durata quasi un anno, con il ricorso anche ad attivita’ tecniche (intercettazioni telefoniche, radiolocalizzazione di automezzi utilizzati dagli odierni indagati e videoriprese a distanza).

L’ordinanza cautelare del Gip evidenzia come dalle indagini sia emerso che tutti gli arrestati, in concorso, da tempo gestivano lo spaccio al minuto di cocaina sulla “piazza” di Montorio Romano. Sono state documentate dai Carabinieri ben 49 attivita’ di spaccio con acquirenti sia uomini che donne, oltre che di qualsiasi eta’, compresi minorenni e donne incinta o con prole appena nata al seguito, 14 dei quali, nel corso delle indagini, sono stati segnalati alla Prefettura come assuntori di sostanze stupefacenti.

Nel corso delle indagini sono state sequestrati dosi di cocaina e materiale per il confezionamento. In 4 casi ci sono stati arresti in flagranza. I Carabinieri hanno anche scoperto che in regime di arresti domiciliari seguiti agli arresti in flagranza, alcuni dei sodali continuavano a vendere cocaina con le medesime modalita’, incuranti della misura in atto.

In particolare le attivita’ di spaccio, nella maggior parte dei casi, come documentato dalle telecamere collocate dai Carabinieri, avvenivano tramite la finestra di casa del vertice dell’organizzazione: marito e moglie, lui cittadino del Marocco e lei italiana, che attendevano nell’intero arco della giornata ma anche di notte, nella propria abitazione di Montorio trasformata in quella che puo’ essere definita un vero e proprio ‘drogashop h24′, con numerose cessione di cocaina pagate in media 50 euro a dose, ma anche 30 euro per acquisti di piu’ dosi, ovvero, con una sorta di promozione ‘3×2’ per chi si ‘fidelizzava’ e riceveva in cambio la cosi’ detta ‘mezza dose’.

Sono state accertate ‘promozioni’ e facilitazioni anche per gli assuntori in difficolta’ economiche: gli arrestati ricorrevano al metodo del pegno, ovvero l’acquirente cedeva temporaneamente agli spacciatori il proprio telefono cellulare per riprenderlo solo a debito saldato.

In altri casi lo spaccio avveniva o nei pressi delle abitazioni degli altri arrestati, ovvero questi ultimi si avvicinavano alla finestra della coppia capofila e ricevevano un maggior numero di dosi con il compito di venderle per strada e restituire al termine della “vendita ambulante” i proventi, sempre tramite la solita finestra.

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