Otto anni di carcere a barbone

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    Una lite tra ubriachi, uno scontro tra un lavavetri somalo e un clochard di origine inglese. Poi, le percosse e la morte del lavavetri. Oggi, il processo d’appello per Michael Edward Bennet, già condannato in primo grado per omicidio preterintenzionale a nove anni di carcere. La Corte d’assise d’appello di Roma, pur confermando l’accusa, ha ridotto di un anno la pena inflitta: otto anni di reclusione. I fatti per i quali è stato processo risalgono alla notte tra il 19 e il 20 settembre 2009. Una lite tra emarginati e disperati nata nel Parco della Caffarella, a Roma. Farah Alì Hassan, lavavetri di origine somala, fu trovato morto in una zona rurale vicino a una tenda dove viveva e non lontano da un semaforo dove si guadagnava da vivere. Qualche giorno dopo si presentarono ai carabinieri due persone: la fidanzata del lavavetri (anche lei somala) e Michael Edward Bennet, clochard di origine inglese. I due, dopo alcune domande dei militari, cominciarono a contraddirsi su quanto avvenuto; fino a quando Bennet crollò confessando l’omicidio. Disse che era ubriaco come la vittima, di non ricordare il motivo della discussione e della successiva lite tra loro, di essere stato anche lui malmenato prima di colpire Farah con gli stivali. Stando al suo racconto, non era la prima volta che litigavano. Farah «credeva di essere il re» e gli aveva dato in passato del razzista solo «perchè lui era bianco». Quella notte, il litigio fatale: Bennet colpì il lavavetri con gli stivali e poi si allontanò, convinto che Farah si era addormentato e non morto. Il gup Valerio Savio ritenne che l’episodio nacque casualmente, senza movente, determinato dall’alcol. Quindi, omicidio preterintenzionale e condanna del clochard a nove anni di reclusione. Oggi, i giudici d’appello, confermando l’accusa, hanno deciso per la riduzione di un anno della pena inflitta in primo grado

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