Parenti vittime: bisogna lasciare memoria ai più giovani foto

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Bologna – Giustizia, verita’, memoria. Tre parole che, se la mattina del 2 agosto si cammina per le strade di Bologna, non si dimenticano piu’. A scriverle sugli striscioni e a ripeterle a gran voce sono i parenti delle vittime della strage che il 2 agosto 1980 colpi’ la stazione di Bologna, causando la morte di 85 persone; ma anche le istituzioni e le cariche dello Stato che si sono succedute in questi 39 anni, trascorsi cercando la verita’ su quello che accadde alle 10.25 di quella mattina. “Mia nonna e’ morta nell’ingiustizia e mia madre continuera’ a chiederla finche’ puo'”, racconta una donna che sta camminando a fianco di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione Familiari delle vittime e che promette di non arrendersi, augurandosi che anche i suoi figli continuino a “cercare giustizia e che si sappia la verita’ sui mandanti della strage”. La cosa piu’ importante e’ “mantenere la memoria attiva perche’ diventi carica di futuro”, dice Miriam Ridolfi, l’allora assessore al Decentramento e ai Servizi demografici che quest’anno ha pubblicato “Le storie di Miriam”, libro che “ho scritto soprattutto per i piu’ giovani, i bambini che devono essere informati su quello che e’ successo e tramandare la memoria”. E in effetti seguendo il corteo partito alle 9.15 da piazza Nettuno e diretto al piazzale della Stazione centrale, si vedono anche tanti giovani. Come il ventenne Massimiliano, che cammina in prima fila raccontando la storia del suo papa’, tra i 200 feriti del 2 agosto 1980.

“I giovani come me devono essere testimoni del passaggio della memoria tra una generazione e l’altra”, spiega il ragazzo, lodando “i famigliari delle vittime che hanno tenuto in questi 39 anni il ricordo attivo e hanno cercato ogni giorno la verita’”. Lungo via Indipendenza, tra le bandiere che sventolavano in corteo spicca quella nera e rossa antifascista portata con fierezza da Samuele, di 17 anni. E’ uno dei coordinatori de ‘Le pecore nere’, una sorta di centro estivo che a Ravenna promuove valori e buone pratiche nel nome della democrazia cercando di trasmetterli ai piu’ piccoli. “Noi educatori abbiamo tra i 16 e i 20 anni, mentre i ‘nostri’ bambini vanno dai 7 ai 14- spiega Samuele- oggi li abbiamo portati per il secondo anno a Bologna perche’ vogliamo fare capire non solo quello che e’ successo ma anche la distinzione tra bene e male. Poi sara’ ognuno di loro a decidere con la propria testa”. ‘Le pecore nere’, ad esempio, hanno fatto tappa anche in Val di Susa alle manifestazioni contro la costruzioni della Tav e, come assicura Samuele, “i bimbi capiscono proprio tutto quello che succede nella nostra societa’”.

Giovani a parte, si tratta di “una giornata fondamentale” anche per gli ‘storici’ come l’Anpi di Bologna: “E’ ovvio che ogni qualvolta ci sia da ricordare un avvenimento o fatto storico noi ci siamo e ci saremo sempre”, dice Simona Salustri, vicepresidente dell’Anpi provinciale. Oggi, “ci sono situazioni per le quali dobbiamo tenere di piu’ gli occhi aperti, sia a livello internazionale che nazionale, dove e’ facile generare l’odio anche in forme nuove nei confronti di tutto cio’ che e’ diverso, come sta succedendo per l’immigrazione”, aggiunge Salustri. Tra le ‘novita” del 39esimo anniversario infatti, c’e’ anche il Nodo sociale antifascista di Bologna, presente con uno striscione in cui sono associate le stragi di piazza Fontana e di Bologna con i naufraghi che oggi perdono la vita nel mar Mediterraneo. “Ieri le bombe, oggi i porti chiusi: vecchie strategie per una nuova tensione”, spiegano i rappresentanti del Nodo antifascista.

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