Prende vita comitato per salvaguardia ‘Lucha Y Siesta’: compriamo lo stabile foto

Roma – “Quanto costerebbe realmente acquistare il tutto, noi non lo sappiamo. Abbiamo visto delle carte, in un primo concordato, questo luogo era stato stimato un milione e trecentomila euro. Poi a distanza di due-tre mesi ne e’ comparso un secondo e la stima dell’immobile e’ lievitata al doppio, due milioni di euro”. A raccontarlo alla Dire e’ Simona Ammerata, attivista di ‘Lucha y Siesta’, il centro antiviolenza e casa-rifugio autogestito che si trova in una struttura di proprieta’ dell’Atac, nel quartiere Tuscolano, a Roma. Un progetto a rischio sgombero, dopo la lettera recapitata a fine agosto al civico 10 di via Lucio Sestio che annuncia l’interruzione delle utenze per il 15 settembre e la liberazione coatta dell’edificio.

Per questo, sabato 7 settembre, nel corso di una conferenza stampa convocata per le ore 12, si costituira’ pubblicamente un Comitato che ha l’obiettivo di difendere l’esperienza di ‘Lucha’ e di costituire un fondo per acquistare lo stabile. Si chiamera’ ‘Lucha alla citta” e sara’ “uno strumento per costruire una comunita’ piu’ larga di quella che in questi anni ha operato qui dentro- spiega Simona- e che e’ formata da tutte e tutti coloro che l’hanno attraversata e la sostengono, ma anche da tutte le persone che hanno a cuore questo luogo e vogliono che continui ad esistere”. Tante le adesioni arrivate finora “sia da associazioni che da persone singole, perche’ in molti sanno quanto questo luogo sia prezioso”.

CHE COS’È ‘LUCHA Y SIESTA’ – Il progetto ‘Lucha y Siesta’ nasce nel 2008 con l’occupazione e il recupero di una palazzina in disuso di proprieta’ dell’Atac da parte di un gruppo di attiviste femministe che in undici anni hanno trasformato l’edificio abbandonato in un centro antiviolenza, ma anche una casa-rifugio dove attualmente sono ospitati 15 donne e 7 bambini. È “un polo culturale, politico e di ospitalita’ e contrasto alla violenza di genere”, prosegue Simona, mostrando alla Dire gli spazi della struttura dove si svolgono diversi laboratori. Come la sartoria, dove tra abiti colorati e borse ricamate, “non solo ci sono donne che lavorano come sarte, ma ci sono anche quelle che fanno formazione alle ospiti della Casa”; e la biblioteca, dove campeggiano le parole di Virgina Woolf ‘Non c’e’ cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla liberta’ della mia mente’. E poi un luogo a disposizione del territorio come ‘Poliedro’, uno spazio dedicato ai bambini definito dall’attivista “la stanza per le mille famiglie, per noi molto importante per due motivi- chiarisce Simona- intanto perche’ e’ stato costruito interamente da una donna che e’ stata ospite di ‘Lucha’, un’artista, e poi perche’ e’ molto utilizzato dai genitori del quartiere anche in modo autogestito”.

LA CRISI DI ATAC: VIA LUCIO SESTIO 10 ENTRA NEL CONCORDATO – Con l’inserimento dell’immobile nel concordato di Atac, scelto dall’amministrazione guidata da Virginia Raggi per uscire dalla crisi della municipalizzata, l’edificio diventa alienabile, cioe’ puo’ essere venduto. Ma per farlo deve essere sgomberato.
L’ipotesi dello sgombero di ‘Lucha y Siesta’ si fa piu’ concreta il 19 luglio, quando il civico 10 di via Lucio Sestio viene incluso dalla Prefettura di Roma nella lista dei 23 spazi occupati del piano sgomberi. All’ultima accelerazione con la lettera di fine agosto le attiviste hanno risposto prima con un mailbombing al Comune di Roma e alla Regione Lazio – azione a cui hanno preso parte 163.402 persone – poi con i messaggi vocali ad Atac.

LA GIUNTA RAGGI? “ASSENTE” – “Alla Giunta Raggi noi abbiamo chiesto di trovare una soluzione gia’ da due anni, di incontrarci, e a queste nostre richieste c’e’ stato risposto con un livello di assenteismo molto grave- denuncia Simona Ammerata- Abbiamo fatto quattro-cinque incontri con l’amministrazione comunale di Roma, tre sono andati deserti”. Ma nella vicenda di Lucha e’ intervenuta anche la neo delegata alle Politiche di genere della sindaca Raggi, Lorenza Fruci, che ha fatto sapere di essere al lavoro su possibili strutture alternative per le donne ospiti della Casa. Duro e’ stato l’attacco rivoltole dalle femministe sui social. “Ci chiediamo per quale motivo, essendo arrivata all’ultimo, l’unica cosa di cui si preoccupa Fruci e’ sistemare le donne e i bambini che ci sono oggi dentro lo stabile. Non ha capito che cos’e’ questo luogo. Non e’ solo chi ci vive oggi, e’ anche quelle donne che ci hanno vissuto e quelle che ci vivranno”.

In questi undici anni “abbiamo dato risposte a 1200 donne, ne abbiamo ospitate piu’ di 143 e tante altre ne potremmo ospitare in futuro- conclude Simona- ‘Lucha’ e’ un polo che con una serie di attivita’ sociali, culturali e politiche, contrasta la violenza di genere a 360 gradi. Non e’ un luogo che puoi cancellare, e’ un luogo che devi valorizzare”.
di Serena Danese.