Roma: rischio stop cantiere piazzale Flaminio, Atac non paga

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Roma – Il grande cantiere per il nuovo nodo di scambio a piazzale Flaminio tra metro A e linea Roma-Viterbo potrebbe fermarsi per sempre. I lavori, gia’ a rilento da molti mesi, in assenza di risposte “saranno sospesi con decorrenza immediata” perche’ le aziende interessate dall’appalto non hanno mai ricevuto pagamenti da parte di Atac. L’allarme e’ stato lanciato questa mattina nel corso di una conferenza stampa convocata dai rappresentanti delle aziende Donati, Scirea e Italia Opere riunite in un Associazione temporanea d’impresa (Ati).

I privati che stanno realizzando il nodo di scambio, destinato a facilitare in futuro il collegamento tra le due linee attraverso una nuova stazione sotterannea sotto piazzale Flaminio e villa Borghese, hanno fatto un appello al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e al presisente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Atac non ci ha mai pagato- ha spiegato Gerardo Brindisi, responsabile della commessa- vantiamo un credito verso Atac di 5 milioni e 400mila euro che tra l’altro corre il rischio di essere inserito nella procedura di concordato preventivo. La richiesta che facciamo e’ che la Regione Lazio subentri pagando direttamente l’appaltatore. Sono 2 anni che avanzano questa richiesta”.

“Siamo di fronte all’ennesimo esempio di un cantiere che potrebbe diventare un’incompiuta- ha aggiunto- È necessario avere certezza dei pagamenti per il futuro e che la Regione si faccia carico del pagamento del pregresso. Ma arrivati a questo punto confermiamo la sospensione dei lavori con decorrenza immediata”.
Attualmente le aziende non sono in grado di pagare gli stipendi e i fornitori. Inoltre le banche chiedono all’Ati un ritorno immediato delle somme prestate. Le macchine sono state quindi spente e gli operai licenziati. Per ora si parla di meno di 10 persone ma se il cantiere si riattivasse nei prossimi 2 anni impiegherebbe 60 dipendenti a tempo pieno.

“Per responsabilita’- ha concluso Brindisi- Abbiamo eseguito comunque alcune lavorazioni marginali di carattere archeologico per dare tempo alla Regione di subentrare nel contratto” ma se l’appello lanciato oggi non verra’ accolto non restera’ che passare per le vie legali. “Se ci mettono con le spalle al muro saremo costretti ad andare a giudizio- ha spiegato l’avvocato Salvatore Napolitano, legale dell’Ati- Se faremo causa qualcuno dovra’ pagare. Tra l’altro il silenzio di Atac e Regione non e’ gratis per la collettiva’ ma onerosa perche questi 5,4 mln stanno anche producendo interessi. Inoltre ci opperremo in ogni sede in vaso di inserimento del nostro credito del concordato preventivo”.

“Noi- ha concluso il responsabile di una delle imprese dell’Ati, Angelo Donati- vogliamo fare il lavoro, andare avanti, ma la nostra pazienza e’ al limite. Inoltre la banca ci ha fatto un decreto ingiuntivo che se diventa esecutivo ci fara’ chiudere baracca. Il nostro appello e’ che la ragione si sbrighi davvero a subentrare e che ci venga pagato il pregresso. Dal punto di vista giuridico riteniamo che il soggetto contraente resti la Regione e’ che Atac sia soltanto il soggetto delegato al pagamento”.

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