Terminata la nuvola di Fuksas. Ma a quale prezzo?

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    Roma nuvola di Fuksas

    Roma nuvola di Fuksas

    Tutto inizia nel lontano 1998 quando venne indetto un concorso internazionale di architettura il cui vincitore, Massimiliano Fuksas aveva dato vita, nel suo progetto, ad un centro congressi, a forma di nuvola, “la nuvola di Fuksas” appunto.

    L’architetto ha precisato, durante la presentazione tenutasi il 22 dicembre a Roma, che i costi per la realizzazione dell’opera non sono lievitati: “E’ costata 275 milioni di euro, quella era la cifra di partenza nel 2007 e questa è la cifra adesso all’arrivo, C’è stato un primo passo sbagliato, ovvero il project financing che ha preso molti soldi e anni, ma da quando c’è stata l’impresa e la stazione appaltante, diventava solo questione di soldi, che non c’erano. Questa opera è stata fatta senza soldi perché non venne fatta una legge di finanziamento.

    Tra ritardi e rinvii il futuristico centro congressi vede ora la luce con l’inaugurazione prevista nel maggio del 2016.  C’è da dire però che il tunnel che porta ora al bagliore è stato costellato da non pochi problemi che sono stati risolti con la vendita all’Inail di quattro palazzo storici. Parliamo dell’Archivio di Stato e tre musei: Pigorini, Arti e Tradizioni Popolari, Alto Medioevo.

    Eur S.p.A. salva, quindi, grazie all’Inail che ha versato 297,5 milioni di euro.

    “Con oggi si chiude una fase di grande incertezza dalla quale usciamo per imboccare la via che ci porterà al traguardo: la piena operatività della Nuvola”.Così Enrico Pazzali, l’Amministratore Delegato di Eur S.p.A. commenta in una nota l’accordo siglato con le banche creditrici.

    Il 22 dicembre Fuksas presenta l’opera affermando: “Oggi è un bel giorno che viene da lontanissimo nonostante i molti “gufi”, gente che preferisce non realizzare che realizzare. Da oggi in poi”, prosegue, chiamate questa struttura non più La nuvola di Fuksas ma con il suo vero nome, il Palazzo dei Congressi della Città di Roma”.

    Ma Fuksas nella sua opera vede molto di più di un Centro Congressi. “Io qui vedrei bene fashion, design e arte. A Roma manca realmente tutta l’arte contemporanea, che invece deve tornare in questa città dove ci sono grandi galleristi e collezionisti. Dobbiamo vedere se riusciamo a ripetere quanto avvenuto con le sorelle Fendi, che sono una parte importante della vita culturale di Roma, non solo borse e vestiti. Questa zona deve diventare un’area dove l’arte non venga dimenticata. Non dico di realizzare un museo di arte contemporanea ma un luogo dove vi possano essere installazioni temporanee e magari ristoranti in modo che le famiglie possano venire”.

    Silvia Roberto

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