Da via Condotti a Saab il colombiano

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Bogota’ (Colombia) – Imprenditore cittadino della Colombia, legato al governo del Venezuela ma indagato anche per i rapporti con Hezbollah, partito al quale sarebbe connesso in virtu’ delle comuni radici libanesi: e’ l’identikit di un indagato chiave nella vicenda che ha portato al sequestro a Roma, in via Condotti, di un immobile del valore di quasi cinque milioni di euro.

Alex Nain Saab Moran, questo il nome dell’uomo, e’ sposato con l’italiana Camilla Fabbri, 24 anni, la proprietaria dell’appartamento, coinvolta secondo l’ipotesi dei magistrati in un giro di riciclaggio. L’imprenditore, con i suoi affari e i suoi legami, negli ultimi dieci anni ha riempito le pagine dei giornali colombiani per denunce internazionali ricevute con l’accusa di essere uno dei principali riciclatori di denaro del regime venezuelano.

Inserito nella “Lista Clinton”, la lista nera degli Stati Uniti per terroristi e narcotrafficanti, “el turco perro”, il cane turco, soprannome affibiatogli a Barranquilla, la sua citta’ natale, non sembra riuscire a mantenere un profilo basso a causa della sua fortuna e del fatto di non voler rimanere, a causa del suo carattere, invisibile.

Saab nasce nel 1971 da una famiglia di origini libanesi studia Lettere all’Universidad de Los Andes, in Colombia, ma finisce per laurearsi in legge all’Universita’ Santa María, a Caracas. In Venezuela da avvocato difende alcuni personaggi coinvolti nel fallito colpo di Stato del 1992. Il piu’ famoso e’ Hugo Chávez Frias, all’epoca colonnello dell’esercito che tenta di rovesciare il presidente Carlos Andre’s Pe’rez, ritenuto dai “bolivariani” corrotto e filo-statunitense.

Prima di essere incarcerato, Chavez riesce a parlare in diretta alla televisione nazionale dichiarando di aver fallito “per ora” il colpo di Stato e promettendo un futuro migliore per il popolo venezuelano. “Mai avrei pensato che Chávez sarebbe riuscito a diventare presidente della Repubblica”, dice qualche anno dopo Saab ricordando che l’ex dittatore venezuelano, che lo soprannomina “il poeta della rivoluzione” per la sua passione alla scrittura lo prende prima nel suo gruppo politico e poi lo fa eleggere nell’Assemblea costituente.

Saab continua il suo legame anche con Nicolas Maduro per il quale inventa nel 2016 il programma Clap, Comites Locales de Abastecimiento y Produccion, comitati di distribuzione di alimenti controllati dall’esercito e promossi dal governo venezuelano a sostegno delle famiglie.
A capo del programma c’e’ Freddy Bernal, altro fedelissimo di Chavez e difeso anche lui da Saab dopo il golpe del 1992. Aver lasciato il controllo del programma all’esercito venezuelano dove episodi di corruzione sono frequenti fa si’ che nel 2018, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani pubblica un report nel quale si considera il Clap non conforme alle norme del diritto per una alimentazione adeguata e senza forma di controllo finanziario. Il programma viene definito uno strumento utile solo per la propaganda politica e il controllo sociale.

Il sospetto e’ che il programma non solo distribuisca cibo scaduto e dietro pagamenti ulteriori ma che copra anche un sistema di riciclaggio che permette al governo venezuelano di trafugare denaro da reinvestire all’estero: la cifra sarebbe di circa 350 milioni di dollari. A seguito di queste denunce in Messico e’ aperto un processo per il riciclaggio di circa 125 milioni di dollari. Il procedimento nasce da un’investigazione condotta da alcune agenzie federali americane, il Dijin – Direzione di investigazione criminale – dall’Interpol in Colombia e dalla polizia israeliana.

Saab infatti non solo ha origini libanesi ma e’ accusato di avere legami con Hezbollah. Nonostante la famiglia insista che non c’e’ nulla di illegale nei loro affari i fratelli Amir e Luis Alberto fuggono dalla Colombia quando dalla Dijin filtrano notizie di una indagine su di loro. È provato dalle principali agenzie coinvolte nell’indagine che il riciclaggio e’ legato alla societa’ Shatex, impegnata nel commercio tessile in cui sono presenti come soci i fratelli di Saab. Fonti informate della magistratura colombiana sottolineano che questa societa’ trasferisce denaro in Canada, Stati Uniti e Inghilterra.

Versamenti milionari sono pero’ registrati anche in conti presso alcune banche di Panama, a New York e in Israele. Saab puo’ contare anche su un passaporto diplomatico rilasciato da Antigua y Barbuda, Paese indipendente del Commonwealth. Il fatto viene scoperto non piu’ di un anno fa: l’imprenditore ha un documento con la qualifica di “inviato economico” che gli permette di fare numerosi viaggi per il mondo eludendo controlli e ispezioni. Il passaporto gli e’ assegnato grazie alle sue connessioni politiche anche se poco tempo fa e’ scoperto un giro di vendita di passaporti diplomatici falsi da parte di funzionari statali stranieri coinvolti in giri di corruzione internazionale, narcotraffico ed evasione fiscale.

Tuttavia le autorita’ di Antigua e Barbuda confermano che Saab, essendo un imprenditore conosciuto e vicino a Maduro, puo’ ottenere con facilita’ il documento, che gli e’ revocato solo nel maggio di quest’anno. Per ora l’imprenditore colombiano e’ irrintracciabile. Alcune fonti riferiscono che e’ in Venezuela protetto dal regime per cui ha riciclato molto denaro. Il filone italiano e’ nuovo nelle tante indagini aperte contro di lui e la sua famiglia. Inchieste sul riciclaggio di milioni di dollari in arrivo dal Venezuela.

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