INARCASSA: QUALITA’ E TEMPI CERTI PER INVESTIRE IN INFRASTRUTTURE
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Il Presidente di Inarcassa Paola Muratorio è intervenuta questa mattina all’Incontro finanziario annuale di Dexia Crediop “Tornare a costruire il futuro, come uscire dalla ‘tenaglia’ fiscal compact-Basilea 3 per realizzare le infrastrutture.”
I lavori hanno toccato temi cui la Cassa di Previdenza degli Architetti e Ingegneri liberi professionisti rivolge da tempo particolare attenzione. Dal 2007 ad oggi gli effetti della crisi hanno pesato sul reddito medio dei liberi professionisti riducendolo, secondo le recenti stime di Inarcassa, del 19% per gli ingegneri e del 25% per gli architetti. Non solo. “Negli ultimi sei anni la ricchezza prodotta dagli oltre 165.000 iscritti alla Cassa di previdenza ha subìto un crollo stimato del 7%, mentre la ricchezza prodotta nel Paese è, sia pur di poco, cresciuta dello +0,2%”. Cifre che il Presidente Muratorio non ha esitato a definire da ‘depressione’ più che da ‘recessione congiunturale’.
Gli investimenti in infrastrutture hanno effetti sulla crescita economica di lungo periodo se aumentano la redditività dei fattori della produzione, perché riducono i costi di trasporto ed ampliano i mercati di approvvigionamento e di sbocco. Nonostante i vincoli introdotti da Basilea III e dal Fiscal Compact “bisogna puntare su opere che generino ‘esternalità positive’ – ha spiegato il presidente – con effetti benefici di ritorno sul piano occupazionale e dell’indotto. Va assicurata una dotazione adeguata alla domanda, che al tempo stesso la stimoli, sapendo guardare al lungo periodo, alla capacità di generare effetti strutturali, alla possibilità di associare ritorni industriali e finanziari all’investimento. Ma per ottenere questo risultato servono qualità progettuale e tempi certi di realizzazione delle opere, fattori indispensabili per attrarre i capitali degli investitori istituzionali”.
“E Inarcassa, proprio come investitore istituzionale – ha concluso – auspica anche un incisivo processo di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico. “Noi non vogliamo indurre a svendere il Paese, vorremmo però che il Paese traesse il massimo valore dalle sue opportunità. E oggi, purtroppo, non è così. Perché il livello di indebitamento e di pressione fiscale non consente neanche la possibilità di garantire la conservazione del patrimonio. Pertanto un ordinato e ben strutturato piano di dismissioni può rappresentare un’occasione di crescita da non perdere anche per favorire una riduzione delle tasse.