Gli spettacoli del Big Mama dal 18 al 24 febbraio

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    BIG MAMA – Vicolo San Francesco a Ripa 18 – ROMA – tel. 06/5812551

    www.bigmama.it

    NEMINEM LAEDERE – Il live di Fabrizio De André & PFM

    giovedì 18 febbraio 2016

    INGRESSO LIBERO

    Apertura ore 21,00

    Concerto ore 22,30

     

    Tra le numerose band che – in Italia – suonano con passione la musica di Fabrizio De André, ce n’è un po’ speciale: si chiama NEMINEM LAEDERE e sono di Roma. Di se stessi dicono: “…quando abbiamo dato vita a Neminem Laedere sapevamo che non saremmo stati, né a Roma né in Italia, gli unici a tributare un omaggio al grande musicista genovese. Abbiamo pensato quindi di riproporre un suo intero concerto, dalla prima all’ultima canzone, e non uno qualunque, bensì IL CONCERTO, quell’evento che nel 1979 portò sul palco un grande poeta e un impareggiabile Band progressive, la Premiata Forneria Marconi (conosciuta anche più semplicemente con l’acronimo PFM)…” E mai matrimonio (musicale) fu più felice e fruttuoso, dato che cambiò per sempre il modo di proporsi sul palco dei catautori italiani. Il concerto venne celebrato con un doppio disco dal vivo che ottenne grande successo e ancora oggi è una pietra miliare della musica italiana, fonte di ispirazione per tanti nuovi giovani artisti.

    NEMINEM LAEDERE canta quindi De André e la PFM, riproponendo i brani, le atmosfere, i sapori dei due album live “Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti PFM, Vol.1 e 2”

     

    Luis Almasi: voce e chitarra

    Max Teodosi: chitarre, bouzouki e cori

    Andrea Nebbiai: basso e cori

    Rosemary Brown: violino

    Paolo Verini: tastiere

    Steve Debbies: batteria

     

    download (6)ZAMPAGLIONE & DONATONE – Hot Rocks & Blues

    venerdì 19 e sabato 20 febbraio 2016

    INGRESSO LIBERO

    Apertura ore 21,00

    Concerto ore 22,30

    Si chiamano HOT ROCKS & BLUES le due serate di autentico Blues che il Big Mama propone venerdì 18 e sabato 19 febbraio: sul palco ci saranno Federico Zampaglione, frontman della band TIROMANCINO e appassionato cultore della musica del diavolo, e Mario Donatone, pianista e blues singer, con una lunga carriera anche come direttore di coro gospel.

    Dopo aver dato vita al progetto “Buzz”, in cui hanno proposto – con grande successo anche al Pistoia Blues Fest del 2013 – una contaminazione dei classici blues con l’elettronica, Zampaglione e Donatone tornano ad un genuino minimalismo acustico, con la forma del duo strumentale e vocale. Una fusione amabile di chitarre acustiche e dobro, pianoforte e voci, intessendo trame ricche di groove, spaziando in un repertorio che va dal Blues rurale di Robert Johnson al Chicago style di Willie Dixon, insieme a classici della black music di Ray Charles, B.B.King, J.J.Cale, Sleepin’ John Eastes, Dr. John. Ci sarà anche una particolare nota natalizia, con l’inclusione di brani come Merry Chrismas Baby, o classici come White Christmas o Silent Night in versione blues e gospel. Un viaggio unplugged e affascinante, emozionale e senza tempo, per le strade di una musica che ha formato generazioni di musicisti.

    Federico Zampaglione (chitarra acustica, dobro e voce) – Mario Donatone (piano e voce)

     

    Federico Zampaglione – biografia

    Durante gli anni 90 pubblica quattro album: Tiromancino (1992), Insisto (1994), Alone alieno (1995), Rosa spinto (1997). Nel marzo 2000 i Tiromancino debuttano su Virgin con il loro quinto album “La descrizione di un attimo” che grazie ad un inarrestabile passa-parola tra appassionati e addetti ai lavori e ad un’intensa attività live fa crescere in maniera esponenziale il seguito di pubblico e il consenso della critica. Da Strade, il singolo presentato a Sanremo 2000 e premiato con il secondo posto nella sezione “nuove proposte”, a La descrizione di un attimo, affascinante fusione di melodia, ritmo e intensità lirica, fino all’exploit di Due destini, brano poi inserito nella colonna sonora del film di Ferzan Ozpetek “Le fate ignoranti”, i Tiromancino vedono concretizzarsi molti dei loro obiettivi, sia sul piano commerciale sia su quello artistico.

    Ottengono riconoscimenti importanti, come l’invito dei Morcheeba a suonare in apertura del loro tour in Spagna e Portogallo e conquistano premi di rilievo, tra cui quello come miglior gruppo agli Italian Music Awards; i loro video si avvalgono del contributo di ospiti d’eccezione (Valerio Mastrandrea, Paola Cortellesi e lo stesso Ozpetek) e vengono premiati per l’inventiva e la qualità. il suo sesto album preceduto dal singolo Per me è importante, conquista il primo posto in classifica e si attesta per tutto l’inverno 2002 tra i maggiori successi dell’anno, e vince il doppio disco di platino. Nell’ottobre 2004 i Tiromancino pubblicano Illusioni Parallele. Il 2005 segna i dieci anni del gruppo, e i Tiromancino pubblicano una raccolta 95-05 che ripercorre la loro musica più rappresentativa. Nella raccolta ci sono alcuni inediti e vecchi brani risuonati e arrangiati con la nuova formazione. Il primo singolo è Un tempo piccolo, brano registrato da Franco Califano nel 2004 per il suo album Non escludo il ritorno, qui ripreso e riarrangiato (con leggere modifiche al testo) dai Tiromancino.

    Il singolo viene subito apprezzato anche per il video, che vede lo stesso Federico Zampaglione sceneggiatore e regista. La pubblicazione di questi brani è stata accolta con grande favore e le vendite hanno riportato i Tiromancino ancora una volta al doppio disco di Platino.

    Federico appena concluso l’album 95-05 si impegna in un nuovo progetto; concepisce infatti l’idea di un film, Nero bifamiliare, una commedia nera, ambientata ai nostri giorni, che mette a nudo problemi e difficoltà della convivenza con altre culture uscito nelle sale nel 2007. Il film si rivela un esordio apprezzato da critica e pubblico, e ottiene moltissimi premi e un ottimo risultato al box-office, nonché importanti attestati di stima da parte di veri e propri maestri del cinema italiano e internazionale, quali Monicelli, Moretti, Verdone, Bava, Argento e Paull Haggis, il mitico regista e sceneggiatore di Crash. Si aprono a sorpresa a Federico le porte per una seconda attività artistica alla regia. L’alba di domani, original sountrack del film, è il primo disco prodotto dalla Deriva Produtcion, etichetta discografica di Federico Zampaglione, che conquista il risultato di essere tra le colonne sonore italiane più vendute degli ultimi anni, grazie a singoli di successo come L’alba di domani, Angoli di cielo e Un altro mare. A inizio 2008 esce il doppio album live Il suono dei chilometri anche questo su etichetta Deriva Production. Il disco, registrato durante il tour 2007, oltre i più grandi successi dei Tiromancino reinterpretati in chiave live, contiene due inediti, Quasi 40 e Il Rubacuori, quest’ultimo presentato al Festival di Sanremo 2008. Il rubacuori è un pezzo che ha suscitato molto clamore e polemiche per il contenuto del testo, incentrato sulla piaga sociale dei licenziamenti di massa. Il ricavato delle vendite on-line della canzone viene devoluto a sostegno degli operai della Thyssen.

    In primavera esce il secondo singolo Quasi 40, una canzone autobiografica con un sonorità più rock. Il brano e il video, diretto da Federico, conquistano velocemente il pubblico, sottolineando la capacità comunicativa e il continuo rinnovamento e sperimentazione dei Tiromancino. Il connubio tra musica e immagini è sempre stato importante per Zampaglione sempre stato attento alla realizzazione dei videoclip, a tal punto da curare la sceneggiatura e la regia per il videoclip del brano Un tempo piccolo per il quale ha vinto il primo premio Cinecittà e Cinefestival di Ravello come “Miglior videoclip italiano”. A Maggio 2010 è uscito nelle sale il suo secondo film “Shadow”.

     

    Mario Donatone – biografia

    Pianista, cantante e arrangiatore, ha collaborato con molti artisti blues e soul (Eddie C. Campbell, Linda Young, Peaches, Les Getrex, James Wheeler, Beverly Watson, Michael Allen, Jimmy Holden). Nel 1986 inizia una collaborazione fondamentale per la sua formazione artistica con il jazzista e musicologo Francesco Forti. Il suo primo lavoro discografico è “Blues immaginario”, inciso per la Splas(h)! Records nell’89, un LP che viene definito “una sintesi energica, schietta e a tratti originale di blues e jazz “(Luciano Federighi, Musica jazz).

    Il suo percorso come solista va in parallelo con le tante collaborazioni. Negli anni ’90 si dedica molto al gospel. Oltre al “Roma Spiritual Group” svolge attività didattica, dirige cori e collabora con cantanti e gruppi vocali neroamericani, tra cui Laverne Jackson, Robin Brown, Jubelee Love Train, Bronzville American Gospel, Soul Food To Go. Nel 2000 incide il cd “Mario Donatone’s One night band” con la new LM Records. Anche la sua esperienza di arrangiatore di gruppi vocaliè testimoniata da due cd:”Roma world spirit”(Isma Records, 2001), e “The Peacemaker-Soul Food To Go”(Time Stretch Recording, 2003), progetti in cui in modi diversi si cerca di contaminare il gospel con il jazz e con la musica etnica.

    Questa ricerca sfocia nella creazione del World Spirit Choir insieme a Giò Bosco, un progetto di grande coro multiculturale che fonde la radice afroamericana con filoni africani,afrolatini,afromediterranei e europei, e si è sviluppato parallelamente ad una originale esperienza didattica con gli immigrati nel centro Baobab di Roma,e ad eventi come la Baobab Ethno Kermesse,patrocinata dal comune di Roma. Nel 2004 pubblica due cd solistici in una rigorosa dimensione acustica: il primo è “Verdi in blue”, rilettura jazzistica della musica diVerdi con suoi arrangiamenti insieme al Velotti-Battisti Ensemble per la Isma Records, che rappresenta la sua prima incursione nel jazz strumentale in un progetto di grande spessore culturale.

    Il secondo è “A long, old lonesome day blues” per la New LM Records; quest’ultimo lavoro, inciso in perfetta solitudine, è un tributo alla dimensione “one piano man show” con un viaggio nella memoria della musica americana che va da Jelly Roll Morton a Norah Jones, passando per Ray Charles e Randy Newman; qui propone tutta la sua gamma di interprete evidenziando il suo pianismo percussivo in debito con tutta la tradizione neroamericana su cui prende forma una vocalità intensa che evoca la più schietta radice blues del grido e del racconto.

     

    The Beatles Revolution ★★★ Remembering GEORGE HARRISON

    mercoledì 24 febbraio 2016

     

    INGRESSO LIBERO

    Apertura ore 21,00

    Concerto ore 22,30

    Serata speciale dedicata alla chitarra dei Beatles George Harrison, a 73 anni dalla nascita.

    

George Harrison è stato il più giovane dei Beatles ed il chitarrista più eclettico della band, con uno stile riconoscibile che ha influenzato tanti musicisti della sei corde dopo di lui. 
Da Eric Clapton in poi, i grandi interpreti di questo strumento, hanno evoluto la propria tecnica prendendo spunto dalle intuizioni di Harrison, armonie, tocco, quel bending che già all’inizio si poteva confondere con uno “slide” eseguito con il bootleneck e che poi avrebbe portato l’ex beatle ad approfondire questa tecnica facendola diventare un suo marchio di fabbrica.
Harrison ha sottolineato tutta la prima produzione dei Beatles con arpeggi studiati meticolosamente ascoltando il suo primo eroe, Carl Perkins, ma poi si nota una ricerca che lo ha portato a uno stile inconfondibile.
Tuttavia restringere il discorso su Harrison alla chitarra è riduttivo: nella composizione ha toccato punte straordinarie, unendo testi rabbiosi come la prima Don’t bother me (non mi seccate) nel momento d’oro dei Beatles, in cui esprimeva il suo carattere schivo; a messaggi d’amore per la sua prima moglie, Patty Boyd, come I Need You oppure Something. E ancora un inno contro il governo delle tasse, il brano Taxman. Ma sopratutto il capolavoro While my guitar gently weeps registrata con l’accompagnamento – oltre che dei Beatles – da Eric Clapton, che Harrison ha definito “il mio migliore amico”. E mentre i Fab Four davano i primi segni di cedimento, era sempre Harrison che componeva Here comes the Sun nel giardino di casa di Clapton, dove a suo dire, – senza la presenza “degli altri tre” –  si vedeva finalmente il sole….

     

    The Beatles Revolution

    Fu il primo a portare il sitar nel rock, entrando in un’altra fase compositiva che ha caratterizzato un periodo-Beatles molto intenso. Il suo talento esplose poi nel primo album da solista, uscito all’indomani dello scioglimento dei Beatles, All things must pass: un triplo album, quindi costoso, che comunque scalò le classifiche di tutto il mondo con successi com My Sweet Lord. Fra le collaborazioni con gli ex Beatle, incisiva quella con John Lennon nell’album Imagine e con Ringo Starr, al quale cedette fra le altre la canzone It Ddon’t Come Easy, uno dei brani più significativi della carriera solistica del batterista. E non dimentichiamo neanche la produzione con i Traveling Wilburys, gruppo che formò al volo con Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbinson. 

The Beatles Revolution, una band nata tra le mura amiche del Big Mama, propone nel giorno del “vero compleanno” di George Harrison il meglio della sua produzione artistica, durante e dopo l’epopea dei Beatles. Perché nel giorno del “vero compleanno”? Ma perché George – nato “ufficialmente” alle 0,10 del 25 febbraio del 1943 – sosteneva di essere nato alcuni minuti prima, il 24 febbraio appunto! Alessandro Errichetti (voce,chitarra
) – Alberto Biasin (basso) – 
Enrico Scopa (voce,tastiere) – 
Fabio Maccheroni (voce,chitarra) – 
Fabio Pollastri (voce,batteria).

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