Al Circolo Degli Artisti, PIERS FACCINI in concerto Martedì 08 Maggio

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    CIRCOLO DEGLI ARTISTI MARTEDI’ 08 MAGGIO

    Via Casilina Vecchia 42 – Roma

    06 70305684; info@circoloartisti.it

    PIERS FACCINI

    piers faccini

    piers faccini

    Le melodie e le parole sono nelle ossa Piers Faccini e le sue canzoni finemente lavorate in sintonia con le tracce dei suoi “antenati”.

     

    Se le sue canzoni fossero mappe si estenderebbero dalla brughiera inglese alle dune del Sahara, passando attraverso la pianura riarsa del Mediterraneo prima, attraversando poi l’Oceano Atlantico fino al Delta del Mississippi. «Una tempesta sta per venire» (“A Stone is going to Come”, ndr) cantava Piers Faccini in uno dei momenti salienti del suo precedente lavoro “Two grains of sand”. La tempesta è venuta in effetti, e siamo ancora nel cuore di essa, ovvero il quarto album in studio di Piers Faccini, ‘My Wilderness’, un disco che ci porta in un viaggio del tutto diverso, e più pacifico. Con il brano di apertura, ‘No Reply’, il narratore “chiama al buio”, in cerca di risposte a misteri sconosciuti, come il ritmo che arriva da una pizzica del sud Italia. Piers Faccini usa questo ritmo, tradizionalmente associato alla guarigione e allo stato di trance, per far fuoriuscire il lamento intessuto nei suoi testi, mentre dall’altro capo il violoncellista, amico di lunga durata e complice Vincent Segal ‘risponde’ con il suo arco. Con il brano «The Beggar & The Thief» la rete creativa si allarga ulteriormente. Mentre il dialogo tra i due personaggi si accende, la canzone volge in un inno ai viaggiatori apolidi del mondo, e l’inconfondibile tromba di Ibrahim Maalouf è una diapositiva tra le voci che evocano gli spiriti dei primi Rai o le danze balcaniche. Mentre canzoni come «Dreamer», «Three times betrayed» o «The Beggar & The Thief» innegabilmente evocano l’aridità di alcuni paesaggi mediterranei, altre, nella mappa di questo album, come «A New Morning», riportano al canto di un lavoro antico, prima di sfociare in un oceano di cori e archi, trasportandoci alla vetta, ad una delle pietre miliari della scrittura di Piers Faccini: è sua l’eredità di Skip James, Son House e dei più grandi trovatori pionieri del grande ‘Songbook Americano’.

     

    Al momento del suo album di debutto nel 2004, ‘Leave No Trace,’ Faccini viveva forse più della sua pittura che dello scrivere e cantare canzoni, ma oggi l’impatto della sua musica in tutto il mondo gli ha permesso di indirizzare la sua energie a tempo pieno alla musica. Dopo anni di viaggi e innumerevoli concerti con scali negli studi di Los Angeles o Parigi, collaborando con produttori come JP Plunier o Renaud Letang, arriva finalmente il quarto album, «My Wilderness», come un ritorno a casa filato, un disco artigianale, interamente concepito e prodotto dallo stesso cantautore.

     

    Faccini ha registrato infatti questo album nella sua casa ai piedi delle colline nel sud della Francia, in un paesino incastonato nella roccia e nella macchia Mediterranea. Per Piers, registrare un album significa circondarsi di vecchi amici, di gente che può parlare con la musica, di complici veri, di anime che condividono una visione comune. Ed ecco che così nell’ultimo anno o due hanno varcato la soglia di casa sua amici invitati a suonare e registrare musica con lui, come il bassista Jules Bikoko, il batterista Simone Prattico e il violinista Rodrigo D’Erasmo.

     

    Se la musica è un viaggio poi con una band come questa è facile viaggiare. La musica di Piers Faccini non è mai forzata. Suggerisce, evoca emozioni e dipinge con morbide pennellate la pelle di ogni ascoltatore. Evoca e allude a molte cose senza spingere in nessuna direzione. La musica di Piers ti viene incontro da ogni parte. Pensi di stare leggendo un racconto popolare epico quando una tromba zingara ti prende alla sprovvista e ti guida in un’inaspettata trance in terra napoletana. Pensi di essere in un territorio familiare quando il maliano Makan Tounkara ti colpisce con il suo Ngoni nell’introduzione di «Tribe». La musica africana, e la musica del Mali in particolare fanno parte del vocabolario di Piers Faccini, ma hanno pari importanza del pop britannico e del Blues del Delta. Con un abile cambio di direzione, il cantautore usa la sua particolare bussola per attirarci verso nuovi e inaspettati lidi – attraverso trance e danza, attraverso ballate o lamenti suonati e ripetuti, più e più volte, fino a quando si esaurisce il ritmo. Il mondo di Piers Faccini è crudele e sensuale, scandito da tamburi e addolcito da archi di violino. Questo è un mondo che esiste per essere cantato e ballato. E per poter viaggiare. Nel profondo selvaggio di tutti noi.

     

     

    GNUT

     

    Prodotto e realizzato sotto la direzione artistica del cantautore italo-britannico (e francese d’adozione) Piers Faccini, che nel corso della sua carriera artistica ha collaborato con Ben Harper e Jack Johnson, il disco IL RUMORE DELLA LUCE era già nell’aria dallo scorso aprile, annunciato sul sito di Rolling Stone con il video del brano Controvento, che vede alla seconda chitarra la partecipazione dello stesso Piers Faccini.

     

     

    http://www.piersfaccini.com

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    MARTEDI’ 08 MAGGIO

     

    PIERS FACCINI + Gnut

    porte/botteghino 20:30 – concerti 21:30

    ingresso  10 euro + 1,50 euro d.p. / 12 euro al botteghino

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