Al Palatino mostra ‘Kronos Kairos’, dialogo con il tempo

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Roma – Un dialogo tra l’antico e il contemporaneo nel segno del tempo. Si chiama ‘Kronos Kairos’ la nuova mostra allestita a Roma al Palatino che con le opere di 15 artisti esplora i legami tra passato e presente attraverso le diverse interpretazioni del concetto di tempo, dal mito greco ai pensatori del Novecento. Frutto di un accordo tra Parco archeologico del Colosseo e direzione generale Arte e architettura contemporanee del ministero dei Beni culturali, l’esposizione (visitabile da domani 19 luglio al 3 novembre 2019) si apre con un nuovo lavoro di Jimmie Durham, artista americano che al Palatino presenta ‘Stone foundation’, una scultura costituita da diversi elementi assemblati insieme con l’intento di mostrare l’obsolescenza della tecnologia. Il percorso prosegue con ‘Beast’, opera firmata dall’artista Nina Beier costituita da due tori da rodeo ‘cavalcati’ da oggetti di plastica che con il loro movimento simulano il rifiuto della dominazione umana sulla natura, altro tema caro alla mitologia greca. Ricordano invece i frontoni dei monumenti antichi le figure sdraiate di Hans Josephsohn, mentre Matt Mullican ha realizzato appositamente per ‘Kronos Kairos’ tre grandi bandiere che si affacciano sul Circo Massimo e sulla Fao, con l’intento di parlare una lingua universale che coinvolge epoche lontane tra loro. In effetti, e’ proprio il dialogo nonostante e attraverso il tempo il filo conduttore della mostra curata da Lorenzo Benedetti e voluta dal Parco.

“Siamo davvero soddisfatti, perche’ siamo riusciti a costruire un vero dialogo tra antico e contemporaneo in cui l’antico non e’ soltanto un contenitore, ma un’opportunita’ di far comprendere meglio temi come quello del tempo”, ha spiegato all’agenzia Dire Martina Almonte, responsabile della Valorizzazione del Parco archeologico del Colosseo. “Non si tratta soltanto di comprendere lo schema ‘passato, presente e futuro’ tipico di una visione medievale, ma di tornare al concetto di tempo come lo intendevano i greci e da li’ arrivare fino a noi”. E se Kronos rappresenta un tempo lineare e uguale per tutti, Kairos abbandona la linearita’ votandosi alla frammentarieta’, l’attimo in cui si da’ la creativita’. “Il Kairos e’ l’interazione che spezza e lascia un segno, come fa l’arte contemporanea in questo luogo. A sua volta, il Palatino rimanda alla figura divina di Kronos, che mangiava i suoi figli proprio come il passato di queste rovine ingoia e porta con se’ il presente”, ha specificato Benedetti. “Anche se in Italia questa interazione tra antico e contemporaneo e’ piu’ difficile perche’ c’e’ una sproporzione- ha aggiunto il curatore- l’idea e’ di parlare con il pubblico del Palatino che e’ molto numeroso e ha tante provenienze diverse”. Le ricordano opere come quelle di Giovanni Ozzola, che su un grande muro formato da 98 tavole di ardesia ha tracciato una mappa del mondo seguendo le rotte di viaggio dei piu’ famosi navigatori ed esploratori, ma anche ‘Pantone’, il lavoro di Cristina Lucas che usa colori e numeri per rappresentare le miriadi di civilta’ diverse che costellano la storia del mondo. Evocativa, infine, l’opera di Kasia Fidakowsky che ‘impone’ ai visitatori di attraversare un insieme di cancelli formati da visi astratti che si fronteggiano quando sono chiusi, ma quando vengono aperti sono in grado di guardarsi e riconoscersi.

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