Al Teatro Olimpico Evelyn Grennie, la percussionista che ha perso l’udito

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    «Tutto il corpo va usato come cassa di risonanza». Per questo la scozzese Evelyn Grennie, considerata tra le più virtuose percussioniste del mondo, che ha perso l’udito all’età di otto anni, sale sul palcoscenico a piedi nudi: «In questo modo riesco a percepire con tutto il corpo le vibrazioni generate dagli strumenti». Così accadrà stasera per l’atteso concerto «Il suono della Tearra» con cui la Filarmonica Romana chiude la stagione al Teatro Olimpico, evento che è stato presentato oggi dall’artista, dal diretore della Filarmonica Sandro Cappelletto, che ha visto la partecipazione dell’assessore alla Cultura Dino Gasperini: «Ho ritenuto opportuno testimoniare la vicinanza del Comune a questa grande artista – ha sottolineato Gasperini – perchè per noi, che contestiamo la logica della diversità, è importante riconoscere come nell’arte e nella cultura, il concetto di diversità assume un valore assoluto di talento e di straordinarietà». La sordità appare solo una nota del curriculum, un’eco lontana di un handicap, perchè Dame Glennie legge perfettamente sulle labbra del suo interlocutore e parla un inglese fluido e armonioso. Da sola, trasforma le percussioni in un’orchestra: «Uso un set di percussioni non ampio e neanche particolarmente costoso – racconta – Ci sono strumenti più particolari accanto a quelli più semplici e comuni, come i vasi da fiori che abbiamo comprato ieri sera appena arrivati a Roma. In questo modo voglio recuperare un senso di normalità allo sviluppo del suono, da cui si può arrivare ad una musicalità unica e nuova sotto il profilo creativo». Dalla marimba alle maracas amplificate, dal vibrafono, fino al tamburo rullante: «Ecco, sicuramente il mio strumento preferito è il rullante – dice Glennie – semplice ma capace di sviluppare sonorità infinite». Ed è con questo singolo strumento che eseguirà un brano dall’islandese Masson, «dalle sonorità sconvolgenti». Aspetto che tiene a sottolineare Evelyn Glennie è proprio che nel suo repertorio concertistico sfilino tutti compositori contemporanei, la maggior parte viventi, che hanno scritto per lei (senza contare tutte le collaborazioni illustri che ha all’attivo da Pappano a Elton John). «La vera sfida è quella di restituire il giusto ruolo e attenzione al reperorio di percussioni – avverte – Un brano di percussioni diventa un nuovo pezzo di musica ogni volta che viene eseguito, che sia di Vivaldi o Bach, perchè si sviluppa e prende vita nel momento in cui viene percepito dal musicista, e trasmesso al pubblico. Questo è il senso della musica».

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