ANNI DI METALLO 1.0 – LE INTERVISTE: GRAAL

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    Proseguiamo la pubblicazione delle nostre interviste fatte nei giorni scorsi in occasione di “Anni di Metallo Live 1.0″ al Closer Club di Roma.

    Abbiamo piacevolmente chiacchierato con Andrea Ciccomartino, autore tra l’altro del libro “Anni di Metallo”, che ci ha parlato dei suoi Graal.

    Ciao Andrea. Una piccola presentazione fa d’uopo.

    Siamo i Graal esistiamo dal 2003. Abbiamo fatto tre album e il quarto è in uscita, penso dopo l’estate. Ci indirizziamo verso un hard rock anni ’70, con qualche reminiscenza prog ed anche riferimenti, quando capita, alla NWOBHM (New Wave Of British Heavy Metal). Prendiamo quindi ispirazione dai vecchi gruppi che possono essere ad esempio i Kansas, gli Uriah Heep o anche i Warlord. Grandi nomi, niente di paragonabile a noi (ride), gruppi sacri ai quali ci piacerebbe accostarci come tipo di musica.

    Facciamo una cronistoria dei Graal.

    Abbiamo cominciato a suonare nel 2003 e l’anno seguente è uscito il primo album auto-prodotto, riuscendo ad ottenere un contratto con la Bloodrock Records (distribuita dalla Black Widow di Genova). Da lì abbiamo fatto altri due album che hanno avuto una buona accoglienza. Abbiamo partecipato a molti festival in Italia, tantissimi concerti a Roma. Siamo riusciti a suonare con gruppi come Skanners, Morgana, Strana Officina e stiamo andando avanti. Ora siamo in attesa di pubblicare questo nuovo disco dopo l’estate, cercando sempre di mantenere il nostro stile e le nostre influenze.

    Ci sono stati cambi di formazione rispetto al nucleo originale?

    Sì abbiamo cambiato due batteristi. Dal primo album c’è stato un avvicendamento con il batterista, nel secondo album uguale e dal terzo album in poi abbiamo sempre avuto lo stesso batterista che è Alex Giuliani. Abbiamo mantenuto pressoché sempre la stessa formazione. Questo è anche, forse, un punto di forza perché siamo cresciuti insieme, condividendo tante cose che possono essere sia positive che negative.

    I rapporti tra di noi sono ottimi, ciò non toglie che le incomprensioni ci sono, come succede in tutte le famiglie e anche negli altri gruppi. La mia stazza mi dà la possibilità di dire l’ultima parola (ride).

    Domanda un po’ “cattivella”: l’allontanamento o la defezione dei precedenti batteristi è dovuta a scelte musicali oppure a delle incomprensioni?

    Direi a divergenze musicali, ma anche ad un impegno preso e mai ricevuto. Se vedi che quattro persone vanno tutte in una direzione ed uno comincia a diventare zavorra, tu la sganci. E cosi ci siamo trovati in una situazione di questo tipo, ma non si può pretendere che tutti vadano in una stessa direzione musicale. Effettivamente con la musica a certi livelli non è che ci si campa, è’ un hobby e ci piace prenderla più come una partita di calcetto tra amici. Avendo anche delle piccole scadenze, come può essere il contratto con la Black  Widows ad esempio, ci piace dare una certa continuità al nostro lavoro ed ai nostri impegni, cercando di fare sempre meglio.

    La vostra vita on the road?

    Abbiamo fatto un festival a Marmirolo (Mantova) che si chiama Acciaio Italiano, come dicevo prima, con gli Skanners ed altri gruppi. Abbiamo avuto anche opportunità di suonare al sud, ricevendo un’ottima accoglienza. La cosa che mi piace è che quando arrivi ad un punto in cui ti piace veramente suonare (questo noi abbiamo di base, che ci piace suonare) anche se è importante rientrare delle spese, la cosa fondamentale per noi è quella di essere riusciti a dare qualcosa di nostro alle persone che ci hanno ascoltato o visto e che ancora ci contattano, ci scrivono. Questa è una cosa bella.

    Puntiamo più che altro a fare piccoli festival. Suoneremo a settembre all’Heavy Metal Night. Ci fa molto piacere essere stati inseriti in questo contesto di gruppi anni ’80. E quando ricevi queste chiamate ti senti onorato. L’Heavy Metal Night (organizzato da Arturo Iustini) è cresciuto nel tempo, mi ricordo che inizialmente c’erano solo band italiane. Ho saltato le prime due edizioni e dalla terza non ne ho persa una e mi piace anche che vengono inseriti gruppi stranieri del passato. Sai vedere i Killer lì ad esempio mi ha emozionato.

    E all’estero?

    Non c’è mai capitata occasione purtroppo. Ci sarebbe piaciuto, ma già avendo qui problemi per avere un rimborso spese, all’estero fare una sola data è impossibile, dovresti concordare e riuscire fare un mini-tour. Ma ci troviamo abbastanza fuori da questo e ti spiego anche perché. Spesso nell’ambito metal si vive di nicchie, etichette (doom, thrash etc…). Facendo un hard un po’ anni ’70 non siamo facilmente collocabili, soprattutto spaziando tra rock, progressive, metal d’annata, ti ritrovi in un sentiero tortuoso non catalogabile e non così facile da inserire in un contesto ben preciso. Far parte di un genere più settoriale è una cosa vincente, noi siamo cinque teste che pensano e cerchiamo di fondere i nostri gusti personali. E ci piace quello che esce fuori.

    Prossimi appuntamenti in agenda?

    Io sto facendo un libro sui Kiss, una mia grande “fissa” dal ’78. Abbiamo preparato una compilation dove partecipano i Raff, noi Graal, siamo una ventina di gruppi ed ognuno ha fatto una interpretazione molto personale dei brani dei Kiss. Stiamo portando avanti questo progetto. E’ una cosa che ci inorgoglisce tanto, per averne preso parte. Stiamo poi aspettando a settembre l’uscita del nostro prossimo disco sempre nel doppio formato, cd e vinile, io amo molto il vinile in perfetto stile d’anni ’80. Se un mio album non esce in vinile non lo sento “mio”.

    Tour di supporto al disco che uscirà?

    Ci piacerebbe la parola tour. È un parolone (ride), sicuramente faremo qualche data. Come per il disco precedente.

    Avete già suonato con i Raff?

    Sì ci abbiamo suonato a Velletri in un locale chiamato Totem e loro erano in formazione abbastanza atipica, c’erano due chitarristi sul palco, una cosa che non si vedeva tanto spesso all’epoca da parte dei Raff e Chris Bianco era solo cantante (non suonava il basso). Questa sera sono contentissimo di suonare nuovamente con loro. Insomma io sono stato uno degli acquirenti del loro Ep nel 1985, ero contento di tornare a casa con il mio dischetto sotto il braccio e quindi capisci l’emozione.

    Devo dire che sto riscoprendo questo piccolo mondo della vecchia scuola e cerchiamo di riproporlo. Io ho una piccola etichetta, la Ace Records e abbiamo stampato in vinile i demo dei Way Out, ed è la seconda uscita della mia etichetta. La prima è stata la ristampa dei demo degli Schwartz. Stiamo cercando di rimettere mano a tanti demo di tanti gruppi romani dell’epoca e vedremo cosa poter ristampare. Questo alla luce anche del successo del libro che ho scritto io ”Anni di Metallo” e che ha riportato in auge tante cose, tanti gruppi che si sono riformati e che mi hanno contattato, i Way Out ne sono un esempio. Queste cose ci hanno dato tanta energia e ci ha fatto piacere che alla serata di presentazione del libro c’erano 250 persone contente di far parte di un evento che ricordava tutto quello che c’è stato negli anni ’80.

    Il vostro rapporto con il pubblico.

    Ottimo. E’ importante anche perché siamo parte di questa etichetta (Bloodrock Records) che ci consente di avere una decente distribuzione. Stiamo parlando di stampe tra cd e vinile che arrivano a 1000-1200 copie. Raggiungiamo mercati come quello argentino, o ad esempio danese, persone che ti scrivono o magari pubblicano la tua canzone su Youtube. Tutto ciò ti inorgoglisce.

    Pensa che c’è stato un ragazzo greco che ha fatto un video di una nostra canzone ed ha dedicato del tempo della sua vita a montare queste immagini, piuttosto che stare magari con la sua famiglia. In Italia, al sud, abbiamo avuto un’accoglienza che non ci aspettavamo. Non persone che stavano lì per i Graal, ma perché c’era un gruppo di Roma. E poi magari ti fermano, c’è chi vuole la maglietta, ti chiedono informazioni, queste cose ti rendono veramente orgoglioso e contento di aver fatto quello che hai fatto e di voler fare ancora di più e di non mollare.

    E il pubblico più giovane?

    Ora ci accoglie bene, All’inizio è stato difficile, ma da quando c’è stato un ritorno alle vecchie sonorità, devo dire che c’è stata una riscoperta anche da parte dei più giovani. Vuoi che sia moda o che sia un interesse storico per il passato, il nostro modo di fare musica non ha un approccio moderno, con chitarre taglienti o cose così, noi abbiamo un modo di proporre musica basato su quello che abbiamo ascoltato e coltivato per anni, e devo dire che c’è una fascia di nuove leve che ha ben gradito e ci sta dando un buon supporto..

    Date ai lettori di Roma Daily News un buon motivo per ascoltarvi.

    Perché non dare una chance a chi si prodiga in queste cose? Io per esempio sono uno di quelli a cui piace dare supporto a giovani band, o a quelle che sono state “giovani” band. Poi nel corso degli anni ho scelto chi supportare e chi no. Anche perché chi sta in cerca di vecchie sonorità, ma neanche tanto lontane, o in cerca  di sperimentazioni sonore tra progressive e vecchio metal, potrebbe trovarci interessanti. E poi un gruppo italiano che si da un po’ da fare, che è arrivato al quarto disco, che ha partecipato ad altrettante compilation, sia su vinile che su cd, potrebbe essere spunto di curiosità. Al giorno d’oggi manca la curiosità. La gente si fossilizza sui soliti nomi e non dà molte chance. Quello che invece riscontriamo all’estero è la curiosità, come ad esempio in Germania (dove abbiamo venduto poco più di 200 copie) o in Scandinavia. La gente vede un disco dalla copertina intrigante e allora da lì può nascere qualcosa di positivo. Abbiamo degli ottimi artisti in casa nostra perché continuare a sentire quelli stranieri? Per esempio gli Skanners, sono immensi, un impatto sonoro eccellente.

    Tu così però non sponsorizzi te stesso, ma gli altri… lodevole!

    Andrea, ti ringrazio da parte di Roma Daily News e manda un saluto ai nostri lettori.

    Grazie a Rockberto per questa opportunità. Ho parlato molto piacevolmente del mio gruppo e mi piace soprattutto aver rievocato questi nomi del passato, conosciuti solo da persone competenti. Grazie anche al giornale che dà spazio a queste iniziative e alla scena underground romana. Tanto di cappello e complimenti.

    (Rockberto Manenti)

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