Apre a Roma la mostra piu’ attesa dell’anno: “Klimt. La Secessione e l’Italia” foto

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    Chi sa vedere la cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé” diceva Gustav Klimt, indiscusso amante della bellezza in ogni sua forma. Ed è la bellezza, grande, che i visitatori si troveranno a contemplare, dal 27 ottobre al Museo di Roma a Palazzo Braschi, passeggiando lentamente tra le sale che ospitano mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia”.  Un evento espositivo che segna il ritorno in Italia dell’artista austriaco con alcuni dei suoi capolavori provenienti dal Museo Belvedere di Vienna, dalla Klimt Foundation e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.

    Proprio a Roma, ben 101 anni fa Klimt, dopo aver partecipato con una sala personale alle Biennale di Venezia del 1910, fu premiato all’Esposizione Internazionale d’Arte del 1911. Questa di Palazzo Braschi è un’istallazione grandiosa come non si vedeva da tempo. Foglia d’oro ad impreziosire le pareti, luci dal taglio architettonico sapiente, architetture studiate nei dettagli per rendere omaggio, al meglio, ad opere di straordinario valore artistico ed estetico.

    L’esposizione ripercorre la vita e la produzione artistica di Klimt, tra i più significativi artisti a cavallo fra Ottocento e Novecento, sottolineandone il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e indagando sul suo rapporto con l’Italia, meta dei suoi viaggi e luogo di alcuni suoi successi espositivi. Circa 200 le opere esposte, tra dipinti, disegni, oggetti di design, gioielli, cartoline autografe, manifesti d’epoca e sculture del pittore e degli artisti della sua cerchia.

    L’esposizione si snoda in quattordici sezioni tra cui la nona, dedicata al Fregio di Beethoven: fregio murale lungo 34 metri, che si estende per un’altezza di circa due metri, su tre pareti, sulle quali l’artista sviluppa un complesso programma di immagini che può essere visto come un’interpretazione visiva della Nona sinfonia di Beethoven, che qui inonda, per l’occasione, la sala del museo. Dal semibuio sapientemente utilizzato delle altre stanze spuntano, come apparizioni divine, la famosissima Giuditta, la Signora in bianco, le Amiche (Le Sorelle) e Amalie Zuckerkandl. Come diceva lo scrittore Peter Altenberg : “le donne nei ritratti di Gustav Klimt, sono tutte creature che si sottraggono alla pesantezza terrestre, quale che sia la loro posizione nella vita reale del giorno e dell’ora. Sono tutte principesse per mondi migliori e più delicati. Il pittore le ha viste così, non si è lasciato ingannare, le ha giustamente innalzate agli ideali che in esse cantavano e gemevano”.

    Ed è qui a Roma, ancora nel suo mondo più bello e delicato, l’incompiuta e sublime Sposa, olio su tela del 1918.

    Alla fine, quasi a salutare il pubblico, il Ritratto di Signora, a braccetto con la storia enigmatica che l’avvolge: trafugato dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, nel 1997, il quadro riapparve misteriosamente nel 2019.

    “Klimt. La Secessione e l’Italia” è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation, a cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna.

    La città di Roma ha bisogno di bellezza come sempre e più di sempre e Klimt ce ne regala molta.

     Ilaria Berlingeri

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