Blaze Bayley: vento di libertà all’Exenzia – live report

Più informazioni su

    blaze bayley logoBLAZE BAYLEY live @ Exenzia, Prato
    – sabato 15 novembre 2014 –

    E’ fuori discussione che gli Iron Maiden vengano considerati da tutti una delle più grandi band di heavy metal del mondo. Questo concetto è stato ribadito anche dal carismatico Blaze Bayley durante il concerto che il cantante inglese ha tenuto il 15 novembre all’Exenzia di Prato, quale ospite principale di una serata all’insegna del metal più classico che ha visto salire con lui, sul palco del club toscano, i Flash Of The Blade, tribute band degli Iron Maiden, che ha l’onore di offrire i propri servigi a Blaze in questa prima parte del mini-tour italico di due date (la seconda è a Bresso in provincia di Milano). In apertura troviamo due apprezzate band nostrane di indiscusso valore: Alltheniko ed Angel Martyr.
    Un bell’appuntamento quindi per assaporare quelle sonorità che hanno fatto grande il metal.

    Angel Martyr
    Si parte con una band toscana che ha già un cospicuo seguito tra gli amanti del genere, grazie alla presenza di Tiziano “Hammerhead” Sbaragli (storico cantante degli Etrusgrave): su palco ci sono gli Angel Martyr. Oltre che ricoprire il doppio ruolo di cantante/chitarrista, Tiziano in questo caso è tra gli organizzatori dell’evento, insieme allo stesso Exenzia Club, quindi a lui anche il merito per aver portato qui un artista come Blaze Bayley. La band fondamentalmente si differenzia dall’altro combo in cui ‘Hammerhead’ milita, per due caratteristiche essenziali: questo è un trio (mentre l’altra è una formazione a quattro) ed è, soprattutto, più orientato all’heavy di maideniana memoria, in luogo dell’epic metal che si può riscontrare nelle composizioni degli Etrusgrave. Quindi un progetto parallelo, ma non complementare all’altro e che segue un percorso musicale leggermente diverso, pur sempre nello stesso ambito.
    Nel tempo a loro concesso il gruppo ha presentato in pratica tutto il loro demo recentemente autoprodotto, con brani come “Pirate Song”, “Victims”, “Turn On The Fire” inframmezzati da un paio di cover altisonanti, di cui la prima ‘carpita’ ai Riot, come nel caso di “Warrior” e la finale “Laying Down The Law” presa dalla produzione dei Cloven Hoof, tanto per confermare che le loro sonorità si rifanno più alla NWOBHM ed agli albori dell’american metal. Su ogni pezzo Tiziano ha messo in mostra la sua notevole potenza vocale, passando dalle tonalità basse a quelle alte con estrema padronanza, e c’è da dire che a distanza di poco tempo è la seconda circostanza che mi capita di ascoltarlo live in condizioni non perfette e per l’ennesima volta ci stupisce con le sue qualità, e continuo a chiedermi cosa ci si può attendere da lui quando è in forma. Ma dove si eccelle in un campo non sempre lo si fa agli stessi livelli in un altro e il nostro bravo Tiziano (non me ne voglia) personalmente lo trovo più vero cantante piuttosto che chitarrista solista; anche se dotato di buona tecnica, le sue corde vocali sono capaci di impressionare più di quanto facciano quelle della chitarra, gli assoli sono incisivi e decisi, ma non hanno quel quid in più come lo possiede la sua voce. E’ un’opinione prettamente personale, ma probabilmente, anche se ciò snaturerebbe l’essenza della band, un solista di ruolo renderebbe il loro sound ancor più micidiale, visto che già si avvalgono del sostegno di una ‘prepotente’ sezione ritmica come quella di Dario “Destroyer Rostix” Rosteni (basso) e Francesco Taddei (batteria), che creano un tappeto sonoro di grande impatto. Una cosa è certa, anche se la sua Fender si “scorda” facilmente di tanto in tanto, Tiziano invece non “dimentica” qual è la sua missione ogni volta che sale su di un palcoscenico: fare metal, o meglio, true metal!

    Setlist: “Pirate Song” – “Victims” – “Warrior” – “Eric The Conqueror” – “Turn On The Fire” – “Angel Martyr” – “Laying Down The Law”

    Alltheniko
    Dopo un paio d’anni ritrovo i piemontesi Alltheniko, che avevo incontrato quasi casualmente in Spagna durante le vacanze estive, alla terza edizione del Vaques Fest nelle Asturie, dove avevano affiancato nomi come Artillery, Vendetta, Nocturnal Rites, Scanner… insomma certamente non gli ultimi arrivati, ed era sembrato all’epoca quasi un paradosso conoscerli in quella circostanza e vedere un gruppo italiano, che già seguivo nelle sue produzioni in studio, a così tanta distanza dalla nostra patria. La cosa è stata divertente ed erano chiaramente sorpresi di vedere un connazionale lì ad applaudirli. Di quella esperienza positiva conservano ancora un ottimo ricordo, come mi hanno raccontato appena ci siamo visti e riconosciuti poco prima della loro esibizione all’Exenzia. La band è in procinto di pubblicare un nuovo album, “Fast And Glorious” (infatti il prossimo mese ci sarà la release party) e presentano qui alcuni brani tratti dalla loro opera.
    Eccoli arrivare con tutta la loro voglia di divertirsi, ma principalmente con la carica di energia che sviluppano con il loro speed/power metal di ottima fattura. Partono subito in quarta con il nuovissimo brano “Tank Of Death”, una cannonata che rimbomba in sala e fa da richiamo a tutto il pubblico in quel momento un po’ “distratto” dall’arrivo al banco del merchandising di Blaze. Il pezzo è distruttivo, e mette in luce un sound che avanza con la stessa potenza di un carro armato incurante della devastazione che origina. Il power trio ritorna così all’aggressività dei primi album, ma con la consapevolezza di avere una maggiore maturità ed esperienza, producendo sonorità che hanno richiamato alla mia mente l’onda d’urto dei Rage, mixandole sapientemente con il metal for fun degli inglesi Raven. E forse non è un caso che anche queste due band siano un “trio”…
    Proseguono con l’inedita “KaiserSteel”, con la quale ci raccontano di aver avuto piccoli problemi in Germania e poi tornano ai loro precedenti album proponendo, tra le altre, “Sufferman” e “Thunder And Steel”, che vengono seguite e cantate con passione dagli headbanger sotto il palco, compresi Tiziano “Hammerhead” & soci, nel più puro spirito di fratellanza e solidarietà, uno spirito alimentato dalla “discesa” in pista di Dave Nightfight (basso e voce) e Joe Boneshaker (chitarra), che scorazzano in lungo e largo dentro il locale coinvolgendo il pubblico e diventando un tutt’uno con esso. I due danno un saggio delle loro capacità tecniche con gli assoli fulminanti e i riff taglienti della chitarra di Joe, ai quali Dave fa compagnia con le sue lunghe galoppate di basso e la sua grintosa voce, spinti dall’incessante martellamento di Luke The Idol alla batteria: un trascinatore.
    Dopo aver presentato la title track del disco in uscita, “Fast And Glorious” e qualche altro storico brano, gli Alltheniko chiudono il travolgente show con “Re-burn” durante la quale incendiano non solo la platea, ma letteralmente anche uno dei piatti della batteria, concludendo così una “fiammeggiante ed infuocata” performance.

    Setlist: “Tank Of Death” – “KaiserSteel” – “Will The Night” – “Sufferman” – “Thunder And Steel” – “Fast And Glorious” – “No More Fear” – “Feel The Power” – “Re-burn”

    Blaze Bayley + Flash Of The Blade
    Si giunge così al momento più atteso, anche se ancora in realtà bisogna pazientare un pochino. Infatti a preludio del clou del programma, sul palco ci sono i soli Flash Of The Blade, band lombarda tributo agli Iron Maiden e in questa serata (come in quella successiva che si terrà a Bresso) chiamati ad essere i musicisti che accompagneranno Bayley durante la sua esibizione (ad esclusione del loro cantante logicamente). Come è ovvio che sia non possiamo parlare del loro sound visto che non è frutto della loro creatività, ma ripropongono, in maniera più o meno fedele, quello che è stato ideato da un’altra band, i Maiden appunto. Si può quindi fare solo una valutazione di esecuzione, sulle basi delle loro attitudini interpretative e di strumentisti, e non certo sulla risposta del pubblico, poiché è più che normale che la platea si esalti su brani che hanno fatto epoca e creato un mito, come l’iniziale “Aces High”, “2 Minutes To Midnight” o “Can I Play With Madness”, canzoni che farebbero scatenare anche uno zombie dormiente, semplicemente ascoltandole da un disco o in auto. Figuriamoci quindi dal vivo!
    Devo dire che il gruppo comasco se l’è cavata egregiamente, con qualche peccatuccio veniale, ma nel complesso hanno assolto bene i ruoli a loro affidati. E così abbiamo un Ivan Giannini che con la sua voce determinata è un grintoso Bruce Dickinson, ma d’altronde lui è un nome già noto ai più, essendo anche vocalist dei power metallers Derdian; poi ad impersonare le parti di Dave Murray ed Adrian Smith troviamo Stefano Franzè ed Andrea Seveso, degni compagni d’armi di Simone Franzè (basso) e Dario Magri (batteria) che, come effettivamente succede anche agli originali Steve Harris e Nicko McBrain, si sobbarcano il lavoro più duro mettendo in evidenza le loro attitudini. La serata corre via veloce cavalcando l’onda dell’entusiasmo che si diffonde nell’ambiente e dopo “The Clayrvoiant”, ecco che Ivan introduce l’ospite della serata: signori, the King of Metal… Blaze Bayley!
    Il suo ingresso in scena è giustamente accolto da numerosi applausi, in fondo ha fatto parte della storia della famosissima band britannica nella seconda metà degli anni ’90, e lui stesso ci dice di esserne stato onorato, anche se poi all’epoca non ebbe una bella accoglienza da parte dei fan. Proprio per questo ammiro ancora di più la sua voglia di mettersi in gioco e di rapportarsi con quel pubblico che lo ha inizialmente snobbato, nonostante un passato che gli ha sicuramente condizionato la vita musicale sia in senso positivo che negativo. Non so quanto abbia giovato alla sua carriera essere stato negli Iron Maiden, se da un lato ha dato lustro al suo curriculum, dall’altro è sempre stato accusato di non essere all’altezza del compito affidatogli e non è mai riuscito a soppiantare il suo predecessore (e poi di nuovo successore) nel cuore dei fan. Eppure la sua voce autoritaria, le sue interpretazioni ricche di pathos ne fanno un ottimo cantante, forse gli arrangiamenti di una band come i Maiden non erano adatti al suo timbro vocale, fermo restando che con il tempo le sue prestazioni sono state poi rivalutate. E ce ne dà una prova stasera. Il set inizia con “Sign Of The Cross”, con i suoi toni epici ed imperiosi Blaze accende gli animi dei presenti che cantano all’unisono tutti i brani in scaletta. Non c’è spazio per la sua discografia, ma solo canzoni dell’era Maiden, forse dovuto al fatto di non avere al seguito la propria band e non c’è stato tempo di prepararle, quindi rende omaggio ai suoi vecchi colleghi con “Look For The Truth”, “Lord Of The Flies” e tra le altre “Afraid To Shoot Strangers” senza preoccuparsi troppo di eventuali confronti con il suo “rivale” Dickinson (interprete originale del pezzo).
    L’affetto di tutta la platea è palpabile e Blaze lo percepisce, tanto da ringraziarci più volte dal profondo del cuore. La sua riconoscenza è sincera e lo si vede, ci parla dei suoi trascorsi, di come ora si senta libero, senza vicolo alcuno, tutto quello che fa lo fa per passione, ogni centesimo che noi spendiamo nei suoi dischi o ai suoi concerti viene investito per una nuovo album e di questo lui ci è grato. Ora è finalmente indipendente e nella sala soffia una ventata di libertà. E’ il momento di “The Clansman”, intensità e passione affiorano dalla voce di Blaze, in un crescendo che esalta i fan scatenati in un pogo giocoso al grido di “Freedom! Freedom!”. Il pogo continua con la successiva “Futureal”, dinamica, veloce e di sicuro effetto, e Bayley anima ancor di più l’impeto dei fan, caricandoli col suo estro e la sua forza. “Wasted Years” sembra quasi un’esortazione a sé stesso per non pensare al passato, ma di vivere il presente con un animo nuovo, scrollandosi di dosso ciò che è stato. La sua avventura qui all’Exenzia si chiude con “Running Free” che vede rientrare in scena anche Ivan Giannini che duetta con Blaze in un finale scoppiettante e festoso.
    A questo punto i Flash Of The Blade continuano la loro esibizione, un altro paio di pezzi degli Iron e la serata termina qui, mentre in sala Bayley raccoglie i complimenti degli intervenuti, ai quali stringe la mano uno per uno, come aveva promesso poco prima sul palco. La sua disponibilità è tale che non si allontana nemmeno per il tempo necessario per cambiarsi, per lui l’Italia è una seconda patria, si sente a casa qui, è felice di poter rimanere in mezzo al suo pubblico e di firmare autografi e fare foto insieme a loro. Contento come anche quel ragazzo che ad inizio esibizione ha chiesto a me e a molti altri “Ma chi è questo?” e solo a fine concerto si è convinto che fosse veramente Blaze Bayley, solo allora si è fatto la foto con lui. E’ mai possibile che capitino tutti a me?! Eppure internet è ormai alla portata di tutti e raccogliere informazioni è così facile…

    Setlist Flash Of The Blade: “Aces High” – “2 Minutes To Midnight” – “Can I Play With Madness” – “Flight Of Icarus” – “The Cairvoyant” – “The Trooper” – “Hallowed By Thy Name”
    Setlist Blaze Bayley: “Sign Of The Cross” – “Look For The Truth” – “Lord Of The Flies” – “Blood On The World’s Hands” – “Afraid To Shoot Strangers” – “The Clansman” – “Futureal” – “Man On The Edge” – “Wasted Years” – “Fear Of The Dark” – “Running Free”

    Rockberto Manenti

    Più informazioni su