ENFORCER – SKULL FIST – VANDERBUYST – GENGIS KHAN: TOTAL METAL ATTACK!

Più informazioni su

    ENFORCER - Bologna 10 Febbraio 2014

    ENFORCER – Bologna 10 Febbraio 2014

    Come qualcuno mi ha detto, la mia è una vita on the road, tanti sono gli spostamenti che faccio per seguire questo o quel concerto. Infatti anche lunedì 10 febbraio mi sono ritrovato a Bologna per la seconda data in suolo italico del tour europeo di Enforcer, Skull Fist, Vanderbuyst e Gengis Khan.

    E’ la prima volta che vengo al Freakout, facilmente raggiungibile anche a piedi per chi, come me, arriva in treno.  Adoro i piccoli club, ti danno la possibilità di stare a contatto con gli artisti della serata, farci quattro chiacchiere, scattare foto, il tutto sempre in un clima molto amichevole e il Freakout non si sottrae a questo standard.

    Il tempo di dare un’occhiata al merchandising e sul palco musalgono gli italiani Gengis Khan. I quattro propongono un genere molto vicino a quello dei Running Wild, Saxon, Iron Maiden ed quindi influenzato dalla scuola metal degli anni ’80. Non so se potrà risultargli offensivo, ma il cantante/chitarrista Frank Leone è il sosia di Tomas Milian “Er Monnezza”, il suo look è l’esatta copia di quello del famoso Nico Giraldi nella fortunata serie cinematografica interpretata appunto da Milian. Chissà se la cosa è voluta o casuale. Presumo comunque, come è ovvio pensare, che i suoi baffi siano più legati al nome di Gengis Khan.

    La band ha un grosso potenziale, colpisce dritto e duramente, merito anche dell’ottimo giovane batterista Fabio Alessandrini, un vero “peperino” dietro pelli, mi ha rammentato un certo Mikkey Dee (Motorhead).  Una buona mezz’ora di sano rock’n’roll dalle sonorità molto heavy, durante la quale hanno proposto brani del loro album “Gengis Khan was a rocker”.

    E’ il turno del trio olandese Vanderbuyst, classica hard rock band, suono corposo e di classe che ricorda in molti tratti quello dei Thin Lizzy. Sarà forse un caso che anche loro abbiano un bassista/cantante, Jochem Jonkman, che oltretutto sia fisicamente che vocalmente ricorda Phil Lynott (compianto leader dei Lizzy)? L’iniziale “To Last Forever” mette subito in risalto la loro predisposizione per quel rock compatto e solido tipico degli anni a cavallo tra ’70 e ’80, caratterizzato però dai suoni più moderni e dalla tecnica solistica del chitarrista Willem Verbuyst.

    Si va avanti con “Flying Dutchman” brano orecchiabile, cadenza semplice, ma efficace, sostenuta dal basso di Jochem e dalla batteria di Barry Van Esbroek, capace poi di imprimere cambi di velocità nella più graffiante “Tiger”.

    In scaletta, tra le altre, “Shakira” e la conclusiva “Lecherous” con la chitarra di Willem in grande evidenza e sempre più convincendomi che sul palco sto vedendo i redivivi Thin Lizzy, tale è la somiglianza nella costruzione dei loro pezzi, fatti con ingredienti della musica rock di un certo pregio sapientemente miscelati ad uno stile heavy  più robusto, una formula vincente. Una curiosità: a fine serata  Jonkman, aggirandosi in sala, indossava una bella maglia dei Thin Lizzy e non aggiungo altro…

    Arrivano ora gli Skull Fist, si cambia decisamente registro e si passa allo speed metal di questo quartetto canadese. Se volete divertirvi oltre che scatenarvi al ritmo della loro musica, non vi resta che andare ad un loro concerto. Brani come “Ride The Beast” o “Hour To Live” fanno subito scattare l’headbanging della sala completamente gremita.  Riff impetuosi e furiosi quelli delle chitarre di Jonny Nesta e Jackie Slaughter, capaci anche di infiammare il pubblico con assoli rapidi e taglienti. Il tutto su una base ritmica impressionante creata dall’incessante rapidità del drumming di Chris Steve e dal basso incalzante di Casey Slade.

    Senza un attimo di tregua ci sparano addosso brani micidiali come “Chasing The Dream” o “Mean Street Rider”, inutile dire che l’impatto sonoro è sorprendente in tutti i sensi, il loro spettacolo coinvolge senza lasciarci il tempo di riprendere fiato.

    Tra gli altri brani proposti in scaletta “No False Metal”, la più classica e rockeggiante “Bad For Good”, per poi tornare alle corsa frenetica di “You’re Gonna Pay” e finire con “Head Of The Pack”. La nuova generazione di metallers canadesi (tra cui gruppi come Striker e Skull Fist) è veramente entusiasmante.

    Siamo alla conclusione della serata, una coltre di fumo copre il palco e nasconde l’arrivo degli svedesi Enforcer. Le note di “Bells Of Hades” introducono la band e via con “Death Rides This Night”, anche qui il pubblico viene trascinato in un vortice di eccitazione stimolato dal ritmo forsennato e dalla potenza della band. Olof Wikstrand e Joseph Tholl fanno uscire fiumi di note dalle loro chitarre, con suoni carichi di energia elettrizzante, i due si alternano spesso anche nelle parti vocali. Continuano inarrestabili con “Mesmerized By Fire”, poi “Live For The Night” e ancora, tra le altre, “On The Loose” e “Scream Of The Savage”, su ogni brano si fa evidente l’importante lavoro di Tobias Lindqvist, irrefrenabile bassista ispirato dal miglior Steve Harris (Iron Maiden).

    L’unica pausa ce la concedono col breve solo di batteria di Jonas Wikstrand, preludio a “Run For Your Life”… e si continua a viaggiare veloci, come un pilota di formula uno Jonas spinge sull’acceleratore con estrema disinvoltura.  Con “Silent Hour / The Conjugation” e ” Satan” terminano la loro performance, ma naturalmente tornano subito dopo per il bis finale salutati dal boato del pubblico.

    Altre due piccole perle come “Midnight Vice” e “Into The Night” e gli Enforcer ci salutano dopo uno show travolgente. Il loro pullman li aspetta per la prossima tappa del loro tour, pronti a conquistare, insieme alle altre band, tutta l’Europa.

    (Rockberto Manenti)

    Più informazioni su