Intervista a Nancy Watkins

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    Fino al 6 aprile la Keats-Shelley House ospita la mostra Visionary Flowers, che contiene i disegni originali delle immagini pubblicate nell’ultimo libro di Nancy Watkins, Il fiore é un’idea, con leggende di Lucio Persio (Il Labirinto, 2012).

    Nancy Watkins, artista americana che risiede da tempo a Roma, ha già collaborato in precedenza con la Keats-Shelley House e le sue opere sono apparse su molte copertine di riviste e libri, tra i quali vi sono edizioni di poesie di Keats, Shelley e Byron.

    Le opere presentate hanno un’evidente analogia con i fiori presenti nella poesia di P.B. Shelley “La domanda”, laddove i fiori di Nancy Watkins, con la loro luce che emerge prepotentemente dall’oscurità del carbone  – la tecnica usata dall’artista é quella del grattage – possono essere accostati alle ombre dell’inverno, che si trasformano in una radiosa primavera grazie all’apparizione di “fiori visionari”.

     

    Abbiamo incontrato Nancy Watkins che ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.

     

    Signora Watkins, ciò che colpisce, osservando i Suoi disegni, é la luminosità estrema. Dal nero del carbone nasce la luce accecante. Da dove trae l’ispirazione per poter creare le Sue opere?

    Amo della luce il suo potere di trasformazione, e dunque il costante cambiamento, il dramma.  Per me è un motivo centrale e la natura, mi pare, è d’accordo. Consideriamo poi, visto che stiamo parlando di fiori, che è la luce che dà loro vita e allo stesso tempo li trasforma.

    Dunque potrei affermare che la natura, con la sua alternanza di luce e oscurità, di splendore vitale e consunzione, ha un ruolo chiave nell’ispirare la mia opera; ma in verità il processo creativo ha un suo percorso autonomo, interno, e va dalla mente alla mano. Insomma si stabilisce una dialettica, direi, tra luce “naturale” e luce “mentale” ed è questa, credo, che conferisce ai disegni lo speciale bagliore che l’ha colpita. Non a caso ho ripreso da The Question di Shelley la definizione di “fiori visionari” per questi miei fiori che appartengono più alla visione che alla vista: come nella poesia, possono nascere dal buio di un sogno invernale – luce prigioniera che la mente e la mano liberano, fanno sprigionare dal nero dell’inchiostro.

     

    Perché la scelta del grattage come tecnica di lavoro?
    La tecnica del grattage è un po’ l’equivalente, nell’incisione, della maniera nera: si tratta sempre di liberare la luce là dove il nero tende a farla da padrone. Per i fiori che hanno una vita così precaria, dipendono dalla luce e deperiscono senza, sempre insidiati dalla tenebra, il grattage è venuto da sé come la tecnica più appropriata.

    Creare luce dal nero-pece dell’inchiostro è come un’opera di alchimia. Nel grattage si inizia con la nigredo – qui il buio strato di inchiostro cinese – e si procede attraverso l’albedo: facendo scaturire una nuova luce, passaggi di grigio, nero evanescente, bianco velato, senza tuttavia perdere l’oscurità generativa.

     

    Quali sono i Suoi impegni futuri? Sono previste altre mostre o incontri?

    Al momento sono impegnata ancora con dei disegni – non grattage questa volta – per due libri di scrittori classici. A me interessa molto, e lo faccio da tempo, creare dipinti e disegni per opere letterarie, di autori storici (tra gli altri, come forse sa, Keats, Shelley, Byron) e di contemporanei.

    Sto anche preparando una mostra di pittura, ma, lo si può vedere da questa esposizione, mi piace avere un tema forte, creare una narrazione, un flusso tra le immagini. Insomma la versione pittorica di un racconto o, per le mostre di più grande respiro, di un romanzo, quindi la cosa richiede più tempo.

     

    In occasione della mostra Visionary Flowers di Nancy Watkins, mercoledì 20 marzo, equinozio di primavera, si terrà una lettura speciale di versi:

    Variazioni sul tema dei fiori

    ‘…d’improvviso il nudo inverno divenne primavera.’ P.B. Shelley, La domanda

    Annelisa Alleva, Michele Colafato, Francesco Dalessandro,  Marco Vitale, Domenico Vuoto leggeranno alcuni loro testi e traduzioni degli stessi. Il sonetto ‘Apocryphal Keats’ di Gianfranco Palmery e i versi di Lucio Persio che accompagnano i disegni della mostra saranno letti dal Curatore del Museo Giuseppe Albano. Al termine della lettura sarà offerto un bicchiere di prosecco. Il prezzo dell’evento è incluso nel biglietto d’ingresso del museo.

    Si consiglia di prenotare (06 678 42 35 / info@ksh.roma.it).

    Keats-Shelley House
    Piazza di Spagna, 26 00187 Roma

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