IRON SAVIOR: TEUTONIC METAL AL CODE CLUB DI BUSTO ARSIZIO

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    IRON SAVIOR - Busto Arsizio 13 Febbraio 2014

    IRON SAVIOR – Busto Arsizio 13 Febbraio 2014

    Inizio quasi a sentire in me lo spirito del commesso viaggiatore, eccomi ad assistere di nuovo ad un evento imperdibile, questa volta siamo al Code di Busto Arsizio (Va), dove giovedì 13 febbraio sono sbarcati i power metallers Iron Savior. A condividere il palco dell’accogliente club lombardo troviamo due band italiane: Airborn e Ul Mik Longobardeath.

    Sono proprio i Longobardeath ad aprire la serata, ne ho sempre sentito parlare molto, soprattutto da queste parti, ma non ho mai avuto occasione di vederli dal vivo, eppure sono vent’anni che calcano le scene: questa sera la mia mancanza può essere colmata.

    “Metall pesant in dialett milanes!” la loro presentazione dice tutto, i Longobardeath fanno del sano e robusto heavy metal, grezzo, aggressivo, che a tratti rasenta il thrash. Fin qui niente di strano, siamo ad un concerto metal, ma la loro particolarità è quella che i loro testi sono tutti in dialetto milanese. Certo, per il sottoscritto o per chi non è di zona, tutto ciò diventa una lingua più difficile dell’inglese, ma proprio la loro caratteristica li rende simpatici, scanzonati e divertenti. E il tutto è condito da una buona dose di tecnica e, quel che è più importante, da vero metallo pesante. Titoli come “Bonarda Bastarda”, “Barbapedana 3000”, “Te Me Fe’ Girà I Ball” (dove si parla della vita di coppia) incitano il pubblico ad accompagnare la rude e tonante voce di Ul Mik cantando con lui tutti i brani, mentre si scatenano in frequenti pogate sotto il palco.

    Riff e ritmi molto vicino al sound dei Motorhead, con le chitarre (o, come dicono loro, “vanga e badil 6 cord”) di Mirko e Don Vito, con l’apporto martellante di Vince e Ul Giurgin rispettivamente al basso e batteria. E ogni riferimento alla band di Lemmy è palese nella loro versione meneghina di “Ass De Picch” (che altro non è che “Ace Of Spades”, uno dei cavalli di battaglia dei Motorhead), perfettamente riarrangiata. Accolta dal boato del pubblico, ecco “Polenta Violenta” che conclude una buona mezz’ora di “100% rochenroll”.

    E’ il turno dei torinesi Airborn, combo di power metal di classe e dalle indubbie qualità sia strumentali che compositive. Accompagneranno gli Iron Savior in entrambe le date in suolo italico (la seconda è a Torino) e presentano in anteprima alcuni brani del loro nuovo album “Dark Future Rising”, in uscita a fine mese. Si parte alla grande con “The Hero”, si mette in evidenza la tecnica dei due axemen Alessio Perardi e Roberto Capucchio, le loro chitarre nel corso della serata si alterneranno in gare di velocità arricchendo l’impatto sonoro con i loro preziosi assoli.

    L’inedita “Reign Of The Human Race” è il primo assaggio del nuovo cd, seguita poi da “They Arise”: se questi sono i biglietti di presentazione della loro ultima fatica, il disco sarà un capolavoro. Ottime le attitudini vocali di Alessio, che in ogni brano mette la sua passione per quello che fa, come ad esempio su “Mess We’re In” o “King Of Fear”. La possente sezione ritmica di Domenico Buratti (basso) e Roberto Gaia (batteria) fanno da cornice perfetta, creando un tappeto sonoro che martella incessante, infierendo colpi energici e distruttivi proprio come in una guerra, quella di “Heavy Metal Wars”. C’è spazio, tra le altre, anche per “Sword Of Justice” e “Return To The Sky” prima che gli Airborn ci salutino dopo la loro ottima performance.

    E siamo così quasi alla fine: ecco gli Iron Savior! La band tedesca sta per pubblicare il nuovo album, casualmente nella stessa data d’uscita di quello degli Airborn. Sotto il palco già aumenta la frenesia dell’attesa, appena i quattro salgono in scena esplode la follia collettiva, le note dell’inedita “Last Hero” producono un’onda d’urto micidiale, la loro carica di energia è esaltante. Dalla nuova e fiammante chitarra di Piet Sielck escono ruggiti rabbiosi, i suoi riff, insieme all’altro chitarrista Joachim Kuestner, colpiscono duro con brani del calibro di “Starlight” e “The Savior”. La furia non si placa, proseguono con “Revenge Of The Bride” e poi tra le altre “Mind Over Matter”.

    La voce di Piet risuona nella sala, graffiante e imperiosa come il loro sound, ci strapazzano senza pietà con “R.U. Ready?”, certo che siamo pronti, come non esserlo, la nostra attenzione e ammirazione ve la meritate tutta! La setlist prosegue come un rullo compressore, si ripercorre la lunga carriera di questa grandiosa power band, c’è spazio per “Condition Red”, “Hall Of The Heroes” e soprattutto “Heavy Metal Never Dies”, un inno cantato insieme a loro da noi tutti. La granitica e massiccia batteria di Thomas Nack, affiancato dal basso vigoroso di Jan Eckert, sono il propulsore del nostro headbanging costante.

    La loro prova di forza si conclude vittoriosa con la maestosa “Atlantis Falling”, ma ci regalano anche una perla finale: la cover di “Breaking The Law” dei Judas Priest, che coinvolge tutti i presenti in un clima indescrivibile, tra cori, applausi e strette di mano ai protagonisti sul palco.

    Tutto questo grazie alla HH Booking che ha creato questo evento sorprendente, unico rammarico è non avere trovato tra il merchandising degli Iron Savior il loro nuovo album in anteprima, ma ancor di più di essermi dimenticato, nell’euforia del momento, di prendere invece quello degli Airborn. Spero mi perdonino.

    (Rockberto Manenti)

     

     

     

     

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