La Grande Guerra. L’Italia e il Levante

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    “Che cosa hanno in comune i destini di Mosul e di Aleppo, i bombardamenti in Siria dei nostri giorni con l’impresa italiana di Tripoli del 1911 e l’occupazione del Dodecaneso l’anno dopo, con la musica rebetika nata a Smirne, con la fuga dei greci da questa città in fiamme nel 1922, con la regia nave Etna che nel marzo 1920 soccorse in Crimea, per trasportarli altrove, i russi ‘bianchi’ in fuga dalla rivoluzione ‘rossa’”?

    Questo è l’incipit della mostra La Grande Guerra. L’Italia e il Levante, che cerca di dare una risposta a queste domande.

    La mostra, pur essendo inserita nel percorso celebrativo per il centenario della prima guerra mondiale, ha come tematica centrale la politica italiana nel Mediterraneo nel periodo della guerra di Libia. Il percorso cronologico della mostra si apre con la data del 29 settembre 1911, giorno in cui l’Italia dichiara guerra all’Impero Ottomano per la conquista della Libia e si conclude con il trattato di Losanna del 24 luglio 1923. Il trattato vide da una parte la Turchia e le potenze della Triplice Intesa, che combattevano durante il corso della prima guerra mondiale e nel corso della successiva guerra d’indipendenza dalla Turchia di alcuni stati balcanici come Grecia e Bulgaria e delineandone i confini e ponendo fine alle mire turche su Cipro, Iraq e Siria oltre al riconoscimento del Dodecaneso all’Italia.

    La guerra italo-turca ha comunque importanti ripercussioni nella zona balcanica che, notando come fosse stato facile per l’Italia sconfiggere l’Impero ottomana, risvegliò sentimenti indipendentisti. Infatti la marina turca non fu in grado di reggere lo scontro con la regia marina italiana che la sconfisse ripetute volte e riuscì a tagliare il sostentamento alle truppe di terra turche d’istanza in Cirenaica e Tripolitania.

    Oltretutto, durante la guerra italo-turca, fecero la loro comparsa l’aereo e i Dirigibili, ci fu il primo bombardamento aereo della storia e fecero la comparsa le prime autovetture militari rendendo così l’impresa di Libia un precursore della Grande Guerra.  Il 1 novembre 1911.

    Gavotti ha 29 anni, e dall’abitacolo del suo aeroplano modello Etrich Taube, di fabbricazione tedesca,  lancia tre bombe a mano Cipelli, da due kg cadauna, su un accampamento turco ad Ain Zara e una bomba sull’oasi di Tripoli, staccando il detonatore con i denti. Ecco come egli stesso raccontò in seguito l’incursione: “Dopo non molto tempo scorgo perfettamente la massa scura dell’oasi che si avvicina rapidamente. Con una mano tengo il volante, coll’altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall’oasi. Già vedo perfettamente le tende arabe. Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e, l’altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala. Riesco a seguirla coll’occhio per pochi secondi poi scompare. Dopo un momento vedo proprio in mezzo al piccolo attendamento una nuvoletta scura. Io veramente avevo mirato il grande ma sono stato fortunato lo stesso; ho colpito giusto. Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l’effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull’oasi stessa di Tripoli. Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva. Tutti si dimostrano assai soddisfatti”.

    Nella mostra sono presenti numerose fotografie d’archivio ingigantite che documentano lo sbarco dei marinai italiani a Bengasi, la foto della delegazione italiana alla Conferenza di Lossana, dipinti olio su tela “Aereofuturismo”, 1920, di Tullio Crali, la stampella di Enrico Toti che egli scagliò contro i nemici prima di morire, il telegramma della vittoria, inviato da Armando Diaz al Re, che dichiarava la sconfitta definitiva degli Imperi Centrali, la lettera scritta da Giolitti a Vittorio Emanuele III sulla scadenza dell’ultimatum alla Turchia e della conseguente dichiarazione di Guerra.

    Questi ed altri reperti tra foto, oggetti e documenti storici rendono la mostra inedita ed unica nel suo genere.

    Questa mostra fa notare come con i trattati di pace sono mutati i confini degli Stati e con essi sono cambiate  anche le storie personali di ignoti individui seguendo il corso della storia di popoli in migrazioni che portano con se miseria e speranza. Anche il Rebetiko può definirsi un figlio del trattato di Losanna, infatti il Trattato di Losanna decretò la fine dell’Impero Ottomano e il riconoscimento della Repubblica di Turchia. Il trattato fu una diretta conseguenza della così detta Catastrofe dell’Asia Minore: la sconfitta della Grecia nella guerra greco-turca, la distruzione di Smirne e lo scambio di popolazione: un milione di Greci che vivevano in Anatolia furono costretti a far ritorno in Grecia, così come i Turchi che risiedevano nel territorio ellenico dovettero far rientro nella loro nuova repubblica. Senza un soldo e costretti a vivere nelle baraccopoli sorte nelle periferie delle grandi città, molti profughi greci si dedicarono ad attività criminali.

    Così l’esperienza e la cultura degli esuli si mescolò a quella dei rebeti, dei banditi e degli emarginati. La storia dei trattati e della politica da questa mostra si trasforma in storia di uomini come simboleggia il “Treno” che accoglie gli ospiti all’ingresso e si snoda fino al centro della mostra, andando a sfiorare l’altra opera d’arte presente “Mar Mediterraneo Sedie Love difference” di Michelangelo Pistoletto e Juan E. Sandoval. Le sedie sono allineate sul profilo geografico del Mediterraneo, divise a metà dalla linea della costa, assorbendo i colori dell’acqua e della terra: su di esse il confine non divide ma collega.

    E il Mar Mediterraneo diventa punto di partenza per una riflessione sulle differenze.

    Dal 06 Aprile 2017 al 06 Luglio 2017

    ROMA

    LUOGO: Archivio centrale dello Stato

    ENTI PROMOTORI:

    ·         MiBACT

    ·         Archivio centrale dello Stato

    ·         Marina Militare

    ·         Centenario Prima Guerra Mondiale 2014-2018

    COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito

    TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 06 54548 538

    Emiliano Salvatore

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