Luca Barbarossa apre la sua valigia a Castel Romano

Luca Barbarossa apre la sua valigia a Castel Romano: racchetta da tennis, taccuino e Memorie di Adriano. Lo stile degli abiti? Casual ma con stile.Oggi al Centro McArthurGlen l’intervista con Antonella Piperno e il calore del pubblico.ù

Roma –  La valigia di Luca Barbarossa? E’ un po’ la sua casa viaggiante. Domani riparte la tournée Roma è de tutti, prima tappa Giffoni Film Festival, e allora sono pronti abiti comodi, attrezzature sportive, almeno un libro e un taccuino: ma se cerchi bene, nel bagaglio di Luca trovi anche un po’ della sua anima.

Il nuovo racconto della rassegna La Valigia di…a Castel Romano Designer Outlet, è stato davvero intenso: un’ora di chiacchierata del cantautore romano con Antonella Piperno – caposervizio spettacoli di Panorama – svuotando la valigia essenziale – “non sono un malato di shopping, ma se mi fai entrare in un negozio sportivo o in uno di attrezzi da cucina, compro tutto” – ha raccontato,  tra le molte battute in dialetto “le uniche che fanno ridere” – e qualche riflessione sulla sua città “molto amore e qualche amarezza per come è oggi”.

Dal brillante esordio di Roma spogliata (Festival di Sanremo 1981) fino al recente concerto alla cavea dell’Auditorium di qualche settimana fa “il più bello della sua vita” qualche anno è passato, ma Luca è davvero un eterno ragazzo: entusiasta e pieno di progetti oltre che in grandissima forma.

Oggi ha incontrato il folto pubblico di Castel Romano in jeans e t-shirt con Charlie Brown – uno dei suoi miti -, e dalla sua valigia ha tirato fuori abiti informali ma con un tocco di stile: pantaloni chino, giacca  destrutturata, camicie sportive, polo, sneakers, l’irrinunciabile costume da bagno (perchè il tempo per un tuffo c’è sempre): blu il colore preferito su tutti, assieme ai toni dell’azzurro.

In valigia, ancora, oggetti da cui l’artista non si separa mai e che raccontano la sua vita professionale e le abitudini quotidiane.

Quindi tanta musica, libri – sta rileggendoMemorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, l’indispensabile racchetta –  “Sono un tennista prestato alla musica” – ha scherzato, la Settimana enigmistica “che allena il cervello” e il mitico block notes: va bene la tecnologia, ma le canzoni si scrivono ancora a matita.