Maggio di musica al «Sistina» con Chiara Civello, Roberto Vecchioni, Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana e Franco Califano

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    Maggio all’insegna della grande musica al teatro Sistina. Si comincia l’8 maggio (h 21:00 – costi dei biglietti da 23 a 40 euro) con CHIARA CIVELLO. Se – come sostiene lei – il primo è il disco del cercarsi, il secondo del raccogliersi, il terzo del trovarsi, il quarto (quinto se si conta la De Luxe  Edition di 7752 ), quale potrebbe essere? Lei non lo ha ancora detto ma, all’ascolto di un lavoro adulto e maturo come questo, viene da definirlo quello del lasciarsi andare. Ovvero dell’immergersi in questo fiume di note che scorre senza sforzo e lasciarsi portare laddove le mille anime di Chiara confluiscono. “Al posto del mondo”, la canzone scritta con Diana Tejera, autrice di rango che non nasconde di certo la sua raffinata passionalità figlia di sangue ispanico, è già il manifesto di un’appartenenza a tutti e a nessun universo musicale in particolare. Certo c’è profumo di tango, di latinità, ma c’è anche il respiro di una grande canzone dell’età d’oro dei “radio days”, quell’idea di classico senza tempo che solo la naturalezza di una melodia dritta, ispirata e di una altrettanto felice interpretazione può trasmettere. “Al posto del mondo,” il primo album di Chiara registrato e prodotto interamente in Italia, è composto da 10 inediti (nella versione digitale sarà invece possibile scaricare anche una bonus track del brano “Lo vedi”). Questo ultimo lavoro è la fotografia più fedele della Chiara Civello di oggi, più che mai libera di volare nel successivo “E se” sui trapezi di un’orchestrazione circense alla Bacharach (con il quale firma l’intensa “Trouble”); raccogliersi nella dimensione bluesy di “Hey caro ragazzo”, impreziosire quella autentica perla di cultura musical/popolare che è “Il cuore è uno zingaro”. Ma è anche la Chiara Civello di “A me non devi dire mai”, scritta a quattro mani con Bungaro, esempio di quel gusto acustico degli arrangiamenti che alla fine finisce per porre il suggello del suo stile avvolgente. Come in  “Ma una vita no” da ascoltare a luci basse, con l’anima in difesa per non farsi troppo coinvolgere. Salvo poi cambiare atmosfera e tutto il resto con il torrido rock di “Got to Go”, scritto con Jesse Harris già autore per Norah Jones. Più che mai libera, appunto.

     

    Il 12 maggio (h 21:00 – costi dei biglietti da 23 a 50 euro) è la volta di ROBERTO VECCHIONI. Il 29 novembre è stata pubblicata la sua prima antologia ufficiale, con i brani scelti personalmente dal professore che ha saputo conquistare generazioni diverse tra loro. «Per questo “Best Of” – ha detto Vecchioni – ho scelto i brani personalmente, cercando di mettere insieme tre anime musicali diverse solo in apparenza: la sinfonica, la cantautorale e quella jazz. Uno dei due inediti è per una figlia che, com’è giusto, se ne va per la sua strada. L’altro, da cui l’album prende il titolo, è un miscuglio di andate e ritorni nel tempo fra dolori e gioie che sono i “colori” per cui vale, eccome se vale, la pena di vivere». L’album contiene un’inedita versione di “Luci a San Siro”, in duetto con Mina, “Chiamami Ancora Amore”, brano vincitore del Festival di Sanremo 2011, e due nuovi inediti, “I Colori del Buio” e “Un Lungo Addio”.

     

    RENZO ARBORE e L’ORCHESTRA ITALIANA sul palco dal 16 al 20 maggio (dal 16 al 19 maggio alle h 21:00; 20 maggio alle 17:00 – costo dei biglietti da 40 a 69 euro). Sono quasi vent’anni che lo showman italiano più conosciuto nel mondo gira ininterrottamente con la sua Orchestra, da un’estremità all’altra, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Messico al Canada con innumerevoli concerti acclamatissimi ovunque, in un clima da record. In questi anni Arbore – facendo presa sul pubblico di qualsiasi latitudine – ha ottenuto tantissimi premi e riconoscimenti, quantità di spettatori, cifre da “capogiro” che hanno premiato lo spirito assolutamente travolgente e contagioso dell’artista. Il nuovo spettacolo sarà ancora grande show (dalle canzoni napoletane ai grandi successi televisivi a quelle sonorità che Arbore chiama le canzoni della memoria) con escursioni verso le musiche del sud del mondo. Il concerto inizierà con alcuni “ispirati omaggi” al repertorio partenopeo e proseguirà con un ricordo a Totò (con il montaggio degli sketch tratti dai suoi film e l’immancabile «Malafemmena»), a Murolo, con alcune “chicche” tratte dal repertorio, e naturalmente a Napoli (con le immagini dei siti paesaggistici più suggestivi). In scaletta non mancheranno anche un “saluto” alla grande Gabriella Ferri (con la celebre «Dove Sta Za Zà») e all’indimenticato Nino Manfredi (ricordato con il brano «Tanto pe’ cantà»). Arbore ha fondato, quasi vent’anni fa, «L’Orchestra Italiana» per valorizzare e rilanciare da noi e all’estero l’immagine e lo spirito di una Italia unita attraverso la musica e in particolare attraverso la canzone napoletana classica. In questa ottica, Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana approdano, accolti sempre con un entusiasmo senza pari, in molti dei più prestigiosi teatri d’Italia e del resto del mondo: New York, Londra, Parigi, Mosca, Tokyo, Caracas, Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro, Toronto, Montreal, Sidney, Melbourne, Pechino, Shanghai…e addirittura in questi ultimi anni sembrerebbe essersi rafforzato il ruolo per così dire “istituzionale” dell’Orchestra Italiana con Arbore ormai diffusamente riconosciuto come autentico “ambasciatore” della musica e della cultura “italiana” nel mondo. «Girando il mondo, nei 20 anni di vita dell’Orchestra Italiana – ha dichiarato Arbore ho frequentemente fatto una constatazione, secondo me inoppugnabile: l’Italia, il nostro Paese, è un meraviglioso “concentrato” di bellezze antiche e moderne, di culture, di arte, di genialità, di gusto, tutte qualità le più varie possibili proprio perché dal nord al sud, dal centro alle isole è espressione di differenti matrici e quindi di differenti culture. Tutte insieme costituiscono le peculiarità che rappresentano il nostro paese e che, per un animo d’artista, sono assolutamente straordinarie. Da questo punto di vista siamo i più ricchi del mondo e forse non è lontano il tempo in cui per visitare l’Italia il turista dovrà pagare un biglietto come per entrare in un prezioso museo». L’Orchestra Italiana di Arbore è composta da 15 grandi solisti e specialisti del proprio strumento: Barbara Buonaito, solo voce, cori; Gianni Conte, solo voce, cori; Mariano Caiano, solo voce, chitarra acustica, cori; Gennaro Petrone, mandolino, solo voce; Salvatore Esposito, mandolino; Nunzio Reina, mandolino, solo voce; Michele Montefusco, chitarra classica e acustica, cori; Paolo Termini, chitarra classica e acustica, cori; Nicola Cantatore, chitarra elettrica e acustica, cori; Claudio Catalli, fisarmonica, cori; Massimo Volpe, piano, tastiere, cori; Massimo Cecchetti, basso elettrico e acustico, cori; Roberto Ciscognetti, batteria; Gegè Telesforo, congas, percussioni, solo voce, cori; Peppe Sannino, timbali, percussioni, cori. RTL 102.5  media partner ufficiale dell’evento romano.

     

    A grande richiesta, il 21 maggio (h 21:00 – costi dei biglietti da 25 a 45 euro) torna FRANCO CALIFANO accompagnato da Enrico Giaretta al pianoforte, Alberto Laurenti alla chitarra, contrabasso Davide De Caprio, violino e armonica Juan Carlos Albelo Zamora, violoncello Rossella Zampiron, violino Simona Brunello, fisarmonica Paolo Petrilli e alla batteria Chicco Careddu. Nato a Tripoli il 14 settembre 1938, Califano ha avuto un’infanzia davvero pasoliniana, caratterizzata da tante vicissitudini e mille guai. Ragazzo sensibile, dalle antenne straordinariamente ricettive, trova nella dimensione della canzone il mezzo per poter esprimere al meglio quello che vede intorno a lui, la sua filosofia di vita e la sua già matura amarezza. Il contatto – per lui vitale – con le persone, le cose e con tutto ciò che ruota nell’universo artistico romano (e poi internazionale) si dimostra fonte di inesauribile carica vitale e creativa: i critici più attenti, coloro che sanno andare al di là delle apparenze, salutano un nuovo fenomeno della musica italiana, qualcuno che sa andare oltre, con i suoi testi, al mero concetto di canzone. L’universo espresso da Califano tocca una dimensione filosofica ed esistenziale che sa andare in profondità e cogliere sentimenti universali, per quanto assolutamente non banali. Non sarà un caso se, anni dopo, gli verrà assegnata una laurea honoris causa in Filosofia dall’Università di New York. Un riconoscimento conquistato con l’attività sul campo e la vita vissuta, più che con le speculazioni teoriche (pur nobilissime e indispensabili). Alcune frasi tratte dalle sue canzoni sono diventate dei veri e propri slogan, lampi di genio capaci di illuminare un intero modo di sentire (a partire dal celebre «tutto il resto è noia»). Anche il linguaggio giornalistico ha saccheggiato non poco le sue intuizioni lessicali. Con oltre 1000 canzoni scritte nella sua carriera, 20 album all’attivo, tante canzoni di successo scritte per altri, da Ornella Vanoni («La musica è finita» e «Una ragione di più»), a Mia Martini (il popolare «Minuetto» è suo), da Bruno Martino («E la chiamano estate») a Fred Bongusto («Questo nostro grande amore»), «il Califfo» si è conquistato un posto fisso nella storia della canzone. La «Storia della canzone romana» lo cita quale più grande autore vivente per «aver scritto le più belle pagine della canzone dialettale romanesca». In età matura Franco Califano si è dedicato anche  alla letteratura, pubblicando la raccolta di poesie «Voglia di vivere, voglia di morire» e i libri autobiografici come «Soli fino al capolinea» e «Il cuore nel sesso». Nel 2001 il gruppo pop italiano Delta V ha inciso una versione di «Una estate fa» che ha ottenuto un grande successo, contribuendo così a rilanciare il nome di Califano anche tra il pubblico giovanile. Anche Fiorello è in parte “responsabile” del suo “rilancio” – almeno televisivo – grazie alla splendida e divertente imitazione di Califano che lo showman è solito includere nel proprio repertorio. L’artista è tornato sulle scene partecipando nel 2005 alle 55^ edizione del Festival di Sanremo con la canzone «Non escludo il ritorno». L’anno successivo è stato uno dei protagonisti del reality show canoro di Rai Due, «Music Farm».

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