“Nessuna lingua suona bene come l’italiano”: la sfida rap tra ritmo e melodia di Elisabetta d’Aiuto

La sua passione per la musica è nata che era piccolissima, praticamente ha iniziato a parlare e cantare quasi contemporaneamente. “Sembravo una radio sempre accesa!”. Lei è Elisabetta d’Aiuto, romana classe 1991. La mamma le faceva ascoltare tanta musica, la nonna le cantava di tutto per farla addormentare. E così, tra Jovanotti, Sergio Caputo e i Cure, Elisabetta ha iniziato a studiare chitarra come autodidatta e poi canto al Conservatorio di Santa Cecilia. Ma soprattutto ha cominciato a scrivere, scrivere, scrivere.

Per i mei pezzi prendo ispirazione da qualsiasi cosa, l’idea nasce nei momenti più inaspettati molto spesso. Ho quaderni pieni di idee ancora non sviluppate. Anche se devo dire che ho iniziato da cose più autobiografiche, ora cerco anche di raccontare esperienze che non necessariamente ho vissuto in prima persona” mi racconta.

L’errore più comune che si commette spesso quando si ha a che fare con un artista anagraficamente giovane è quello di confondere questa caratteristica con una sua traccia altrettanco inesperta o acerba. Spesso, non è così. E anchei il percoso di Elisabetta d’Aiuto ne è un esempio.

La sua evoluzione inizia subito dopo la laurea in Canto Jazz, “che è stato un po’ un caso. Un mio caro amico voleva entrare in conservatorio e mi disse di provare. Ho provato e incredibilmente sono subito entrata! Quindi ho iniziato a incrementare il canto in tutti i modi. Alla fine il jazz è risultato uno dei generi a cui sono meno affezionata. Però mi ha aiutato a crescere e a definirmi anche a livello di genere musicale per me stessa – continua la giovane artista, al contrario particolarmente legata da sempre al rap – L’ho sempre amato. Proprio dal Jovanotti rapper probabilmente, per poi innamorarmi definitivamente di artisti come Caparezza. Adoro giocare con i ritmi, col tempo. Poter mischiare canto e rap è la mia sfida attuale. Sono le due cose che amo di più: ritmo e melodia”.

E a proposito di sfide, se i primi pezzi firmati d’Aiuto erano in lingua inglese, con il tempo l’esigenza di esprimersi a pieno e soprattutto farsi capire in modo più diretto ed efficace hanno avuto senza dubbio la meglio. In fondo, l’italiano “è la lingua con la maggiore contabilità al mondo per via delle nostre vocali aperte e per le nostre consonanti che ben le accompagnano. Per quanto l’inglese abbia certamente molti aspetti interessanti in primis a livello ritmico, nessuna lingua suona bene come l’italiano”.

Un percorso artistico che spesso si accompagna a un intenso e intimo cammino personale, lavorando su tanti aspetti del proprio carattere senza paure e con grande autenticità. Lei che ha sempre avuto un rapporto un po’ difficile con l’esibirsi dal vivo per via di un carattere timido e riflessivo, affronta oggi il pubblico dal vivo con un piglio completamente diverso, “lavorando su me stessa e forte della mia voglia di comunicare con le persone, così da superare la paura di esporsi”.

E a proposito di live, l’occasione per ascoltare dal vivo Elisabetta d’Aiuto è certamente la serata al Crash Romain occasione dell’opening del concerto del cantautore Bale. “Per questa occasione ho scelto tutti pezzi che ho scritto negli ultimi anni. Tutti piccoli pezzi di me, ognuno racconta qualcosa di molto importante”.