I Predator sono tornati al cinema

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    I Predator sono tornati al cinema, a distanza di 8 anni dal deludente Predators, il famoso franchise fantascientifico ci prova ancora, puntando su una scelta registica che potrebbe sorprendere.

    Da sempre i film della saga “Predator” erano stati caratterizzati dalla tensione di una caccia; l’uomo da predatore era diventato preda e, seppure non mancassero accenni ironici, era la tensione della sfida tra umani e Predator il fulcro delle precedenti pellicole.

    Shane Black, stupisce un po’ tutti, rimanendo fedele alla saga ma tentando al tempo stesso di rinnovarla sia nella trama che nello stile.

    Quinn McKenna, soldato americano impegnato in una missione in Messico, dopo aver incontrato un Predator riesce ad impadronirsi della sua attrezzatura da combattimento, per inviarla a casa sua cercando di nascondere l’incontro fatto.

    Il figlio autistico Rory però, all’arrivo del pacco, attiva inavvertitamente l’attrezzatura innescando il ritorno degli alieni sulla terra. Quinn finisce in mano a un gruppo di scienziati che rivela presto che i Predator si sono innestati altri tipi di DNA, risultando ora ancora più pericolosi che in passato. La situazione sta per degenerare ma Quinn, un’improvvisata squadra di soldati problematici e la biologa Casey Bracket, non hanno intenzione di abbandonare la terra in mano ai predatori dello spazio.

    Shane Black è uno dei principali esponenti del cinema d’azione americano di fine anni 80/inizio anni 90, è stato sceneggiatore di Arma Letale e di Last Action Hero, ha collaborato ai soggetti di Arma Letale 2, il primo Predator e Die Hard 3, e quel suo stile caratteristico lo ha riportato anche nelle sue pellicole più moderne (Kiss Kiss Bang Bang e Iron Man 3 ne sono un esempio).

    Questo nuovo The Predator non fa eccezione, con il risultato che la saga acquisisce di colpo più umorismo, nonché un’azione esplosiva e muscolosa, meno thrilling e più d’intrattenimento.

    L’operazione è rischiosa, perché potrebbe far storcere il naso ai puristi della saga, anche in virtù del fatto che il film, che ci tiene a mantenere una linea coerente con i precedenti capitoli (i primi due, per la precisione), vuole anche tentare di innovare la saga (e lo fa con un innesto scientifico che può risultare uno spunto interessante).

    Il film inoltre suggerisce tematiche più serie (l’espediente narrativo legato all’autismo del figlio del protagonista) che però non vengono approfondite adeguatamente e restano solo accennate.

    The Predator è un film divertente che intrattiene pur essendo totalmente folle e richiedendo spesso una sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore, è puramente un’opera del suo regista che, ha gettato qui solo i semi di quella che ha immaginato come una nuova trilogia.

    Luca Silvestri

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