“Quartetto Casa di Bambola” con Mascia Musy dal 9 al 14 febbraio al Teatro India

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    Dal 9 al 14 febbraio al Teatro India

    QUARTETTO CASA DI BAMBOLA

    da Henrik Ibsen

    drammaturgia e regia Emanuela Giordano

    con (i.o.a.) Alessandra Fallucchi (Cristina), Mascia Musy (Nora),

    Graziano Piazza (Krogstad), Stefano Santospago (Torvald)

    musiche Antonio Di Pofi

    aiuto regia Valentina Minzoni

    Produzione ARGOT PRODUZIONI

     

    download (4)Dal 9 al 14 febbraio al Teatro India va in scena QUARTETTO CASA DI BAMBOLA, da Henrik Ibsen, drammaturgia e regia di Emanuela Giordano con Alessandra Fallucchi (Cristina), Mascia Musy (Nora), Graziano Piazza (Krogstad), Stefano Santospago (Torvald), produzione ARGOT.

    Quattro attori e una regista si interrogano sulle contraddizioni e le dinamiche espresse da Ibsen nella relazione tra uomo e donna: potere, possesso, erotismo, denaro. Scoprono che da allora, da quando Ibsen scrisse Casa di Bambola, gli equilibri all’interno della coppia sono forse rimasti immutati: il teatro intuiva quello che la società negava o rimuoveva. Così, il quartetto ci accompagna nell’opera che suscitò grande scalpore in tutto il mondo, tanto che alcune produzioni suggerirono di apporre cambiamenti radicali nel finale, giudicato improponibile. Casa di Bambola ha infatti avuto tre finali diversi ma solo l’originale è quello approvato dall’autore. Questi tre finali, mai messi in scena, vengono ora raccontati e interpretati per la prima volta nell’allestimento firmato da Emanuela Giordano, un’occasione per comprendere la portata dirompente del testo giudicato troppo spregiudicato se non addirittura amorale.

    Sul palcoscenico prendono vita le dinamiche speculari delle due coppie protagoniste, quella di Nora e Torvald e quella di Cristina e Krogstad. Nora, eterna adolescente, in rotta di collisione con le sue sicurezze, è il contraltare di Cristina, che ha dovuto assumersi il peso di una condizione sociale disagiata, prendendosi carico della sua sopravvivenza. Torvald, lavoratore infaticabile e di successo, arroccato in giochi di ruolo ormai logori, è il contraltare di Krogstad che, più volte coinvolto in affari non chiari, è forse in grado di riscattarsi per recuperare un rapporto con Cristina.

    I ruoli si rovesciano: chi aveva tutto deve ricominciare da capo, trovando nuove soluzioni esistenziali e chi non aveva più nulla, ricomincia a sperare. “Casa di bambola, come ci suggerisce Antonio Gramsci, in un appassionato saggio sull’opera, è la storia di uomini e donne che soffrono e lottano per cambiare la propria vita – commenta Emanuela Giordano – Quando Casa di bambola fu pubblicato suscitò grande clamore: Nora lascia la casa, il marito, i figli, perché? Meglio che resti in famiglia, che riconosca le ragioni e l’autorevolezza del marito. Gli impresari, con la complicità degli attori protagonisti, impedirono a Nora di uscire di casa, di fatto la richiusero dentro il suo salotto tutto merletti e cinguettii inficiando così il senso stesso dell’opera. Per tranquillizzare il pubblico si mise persino in scena un quarto atto con un lieto fine esagerato, da serial televisivo zuccheroso. Ibsen era disperato ma non esisteva ancora la tutela dell’autore. Casa di bambola ha avuto quindi tre finali diversi e noi li mettiamo in scena per raccontare come i rapporti tra uomini e donne ci parlano della società in cui questi uomini e donne vivono. Prima il matrimonio era un patto, un contratto, un accordo per tenere insieme bestie, terre, regni. Poi è subentrato “l’amore” ma Ibsen, tra i primi, si accorge che l’istituzione famiglia, più che dall’amore, è regolata da equilibri delicatissimi come potere, possesso, controllo. Il teatro è specchio e lanterna. Il teatro è premonizione, spogliazione, rivoluzione. Era. Su questo abbiamo lavorato e questo cercheremo di raccontarvi”.

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