‘Questo è il tempo in cui attendo la grazia’: l’omaggio a Pier Paolo Pasolini

Roma – Il Teatro di Roma dedica un omaggio a Pier Paolo Pasolini con QUESTO È IL TEMPO IN CUI ATTENDO
LA GRAZIA, tre tappe di uno spettacolo a firma di Fabio Condemi e Gabriele Portoghese, che ci portano
nei luoghi che hanno segnato l’esistenza del poeta. Un viaggio a ritroso che parte da Ostia (al Teatro del
Lido il 2 novembre ore 20), passando per Roma, (al Teatro India il 3 novembre ore 21), per terminare nella
regione della sua infanzia friulana (al Verdi di Pordenone il 5 novembre).
L’omaggio a Pasolini si apre con UN SALUTO A PIER PAOLO, sabato 2 novembre (ore 11) al Parco
Letterario Pier Paolo Pasolini di Ostia (in Via dell’Idroscalo 170), un appuntamento emozionante con la
memoria e il ricordo del grande poeta, per riscoprirne anche alcuni versi con Gabriele Portoghese che
leggerà le poesie Una disperata vitalità e Un affetto e la vita.
Lo spettacolo QUESTO È IL TEMPO IN CUI ATTENDO LA GRAZIA propone una biografia onirica e
poetica di Pasolini attraverso le sue sceneggiature pensata da Gabriele Portoghese, interprete della pièce
e drammaturgo insieme a Fabio Condemi, anche regista.
«Sfogliando una sceneggiatura di Pasolini entriamo immediatamente nella sua officina poetica. Lo sguardo su
un mondo (quello contadino e preindustriale) che sta scomparendo, le periferie come luoghi di disperata e
ultima ricerca della grazia, le “folgorazioni figurative” per i pittori medievali e manieristi studiati sotto la guida di
Roberto Longhi. Questo è il materiale col quale ci vogliamo confrontare: non il suo cinema (cioè il prodotto
definitivo delle sceneggiature) ma il suo sguardo sempre lucido e sorprendente – raccontano Fabio Condemi
e Gabriele Portoghese – uno sguardo in continuo movimento, pieno di echi antichissimi e sempre pronto a
cogliere attorno a sé autentici momenti di grazia e di vita. Uno sguardo che ci riguarda, sempre».
Il tema dello sguardo è un punto centrale dello spettacolo, così come riflettono ancora Fabio Condemi e
Gabriele Portoghese: «Si comincia col bambino che vede il mondo, la luce, la natura, sua mamma per la
prima volta (Edipo) e si prosegue con lo sguardo antico e religioso sul mondo del Centauro (Medea) e si arriva
fino allo sguardo su un’Italia imbruttita dal nuovo fascismo consumista (la forma della città) passando per la
“disperata vitalità” presente nel fiore delle Mille e una notte e per la scena della Ricotta nel quale il regista
viene intervistato e recita “io sono una forza del passato”. I termini “vede”, “come visto da”, “vediamo”,
“guarda”, “Attraverso gli occhi di…” compaiono molto spesso in tutti i testi scelti e creano questo filo rosso sul
tema del vedere che è molto importante in un periodo nel quale la capacità di guardare le cose si è atrofizzata.
Per questo il materiale letterario che abbiamo scelto è tratto dalle sceneggiature dove, a nostro parere, questa
capacità di guardare noi stessi e la realtà raggiunge livelli di chiarezza e di bellezza letteraria».

C’È UN SOGNO CHE CI STA SOGNANDO
Il titolo dello spettacolo è tratto da un verso della poesia di Pasolini, Le nuvole si sprofondano lucide, inserita
nella raccolta Dal diario (1945-1947), Salvatore Sciascia, Caltanissetta maggio 1954.

‘’La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita: ossia sceglie i suoi momenti veramente significativi (e non più
ormai modificabili da altri possibili momenti contrari o incoerenti), e li mette in successione, facendo del nostro presente,
infinito, instabile e incerto, e dunque linguisticamente non descrivibile, un passato chiaro, stabile, certo, e dunque
linguisticamente ben descrivibile (nell’ambito appunto di una Semiologia Generale). Solo grazie alla morte, la nostra vita ci
serve ad esprimerci. Il montaggio opera dunque sul materiale del film (che è costituito da frammenti, lunghissimi o
infinitesimali, di tanti piani-sequenza come possibili soggettive infinite) quello che la morte opera sulla vita.’’

Pier Paolo Pasolini
Tratto da:
Empirismo Eretico, Garzanti 1972