RECKLESS LOVE: WE LOVE HEAVY METAL!

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    Reckless LoveIl Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia (No) mi vede ormai come ospite fisso per il secondo giorno consecutivo, il 10 maggio sono di nuovo qui per una delle tre date sul suolo italico dei Reckless Love.

    Come per il giorno precedente, orde di ragazze truccatissime e coloratissime sono già davanti le porte del locale nel primo pomeriggio in attesa di poter vedere i propri idoli.

    Anche oggi l’afflusso di pubblico è notevole, segno che il glam metal ha ancora molto da dire e quindi grazie alla Hellfire Booking che in collaborazione con la HH Booking ci ha dato quest’occasione per rivedere i Reckless Love nel nostro paese.

    Superhorrorfuck

    Si parte con i Superhorrorfuck che si presentano truccatissimi, dal look stile post-mortem come se fossero appena usciti dalla camera mortuaria di un ospedale dopo un terribile incidente.

    Musicalmente ricordano Twisted Sister e Motley Crue degli esordi, forse anche troppo marcatamente, visto che parte dei brani sembrano “pescare” alcune loro armonie. Certamente la tecnica non è assolutamente il loro forte, ma sfacciatamente ed anche con discreta padronanza hanno affrontato il palco mettendo in scena il loro simpatico horror musical show, che vede come protagonista il cantante Dr. Freak, incrocio tra Dee Snider e Marilyn Manson, che con i suoi siparietti sa intrattenere il pubblico coinvolgendolo e divertendolo.

    Non sono dello stesso avviso gli addetti alla sicurezza, visibilmente contrariati dalle sue acrobazie, vedendolo prima arrampicarsi sui tralicci che sorreggono le luci e poi saltare in mezzo al pubblico, prolungando così la loro esibizione. Ma tutto quanto fa spettacolo.

    E tra un brano e l’altro, come ad esempio “Down At The Graveyard”, “Death Become Us”, “Dead World I Live In”, “Pissing On Heaven’s Door” o la finale “Voodoo Highway”, i Superhorrorfuck hanno comunque dato un’impronta personale e variopinta a questa serata.

    Silver Addiction

    Si prosegue ora con i Silver Addiction che a giudicare dall’accoglienza del pubblico siano già più conosciuti nell’ambiente underground. Rock’n’roll con molte sfumature sleaze e punk, un connubio che io non amo molto.

    Anche qui non siamo di fronte ad una band che eccelle in tecnica, come d’altronde quasi tutti i gruppi che si riconoscono in questo genere, e spero che i ragazzi non me ne vogliano se dico questo in tutta franchezza; in ogni caso brani come “Hangover Death”, “Delete Tomorrow”, “Antiocial” e “All In Vain” hanno di fatto divertito il pubblico, e questo è l’importante per le giovani band, che fanno della sfacciataggine un loro punto di forza e aggiungendoci quel pizzico di spensieratezza, suonano per puro spirito di passione.

    Dolzan (voce e chitarra), Ronny (chitarra), Edgar (basso) e Alex (batteria) propongono quel tipo di rock’n’roll che personalmente non incontra i miei gusti, legato come sono alle sonorità più metal, ma che invece piace tanto alle giovani leve che nei loro ascolti spaziano da un genere all’altro senza porvi tante etichette.

    L’importante è vivere la musica.

    Simple Lies

    Il programma prosegue con gli emiliani Simple Lies, la band è massiccia, potente e tecnicamente valida, proponendo un metal che prende spunto dagli anni ’80, ma con delle sonorità molto moderne.
    Presentano pezzi come “I Want You To Know”, “How Does It Feel”, “No Love To Waste”, “AppreciHated”, “Here In This Nightmare”, fondendo riff aggressivi e rabbiosi tipicamente heavy ai ritmi più sperimentali dell’alternative metal, con in evidenza l’ottima voce di Alessandro Rubino, che spesso spinge le sue corde vocali verso note altissime, sostenendole anche a lungo, a dimostrazione del suo vasto range canoro.

    Bella anche la prova del chitarrista Alberto Molinari, veloce, tagliente, prezioso per il loro sound.

    Diretti, senza fronzoli, più che a far impazzire le ragazze accalcate sotto il palco, hanno badato al sodo suonando con la giusta energia che si conviene ad un gruppo metal, raccogliendo così gli applausi più che meritati di chi, come me, stava lì più per la musica che per il trucco e parrucco.

    Reckless Love

    Ora l’attesa per i Reckless Love diventa spasmodica per le tantissime fan, molte cercano di avvicinarsi il più possibile al palco per vederli da vicino e spingono per conquistare un posto in prima fila.

    Sulle note di “The Boys Are Back In Town” dei Thin Lizzy ecco i finlandesi entrare da trionfatori nella bolgia assordante dell’Arena e sommersi da urla e grida di tripudio iniziano con “I Love Heavy Metal” seguita da “So Happy I Could Die”.

    La band è solida, il loro è un glam di alta qualità, graffiante, ma nel frattempo raffinato e ben suonato, intriso di hair metal anni ’80, esplosivo ed accattivante, merito soprattutto del frontman Olli Herman, che da grande mattatore sa fare il suo mestiere, col suo movimento pelvico manda in estasi il pubblico femminile e lui sa quando è il momento di metterlo in pratica!

    Olli è un vero showman, si muove su è giù sulla scena, salta, si avvicina spesso al bordo del palco e centinaia di mani femminili cercano di toccarlo, o almeno di sfiorarlo e lui ipnotizza le sue prede, le conquista e poi, togliendosi la maglia (quella dei Judas Priest), le fa sue.

    “On The Radio”, “Bad Lovin'”, “Edge Of Our Dreams”, “Back To Paradise” si susseguono travolgenti, cantate all’unisono dalla platea, al ritmo preciso e cadenzato imposto da Jalle Verne (basso) e Hessu Maxx (batteria).

    Continuano con “Sex, Drugs & Reckless Love” e poi, tra le altre, “Born To Break Your Heart” e “Romance”, con il chitarrista Pepe che lascia il suo segno particolare in ogni brano, con assoli incisivi e stuzzicanti.

    Da gran ruffiano Olli ringrazia per il calore e l’affetto che il Rock’n’Roll Arena gli sta dimostrando, a suo dire il pubblico è migliore di quello della sera precedente a Roma, ma è chiaro che lì avrà detto la stessa cosa.

    Ma che importa, godiamoci il momento e la loro musica con l’intrigante “Animal Attraction” che mette in subbuglio gli ormoni femminili in tutta la sala, compresi quelli di chi ormai giovane non lo è più, ma che ancora sogna di esserlo e continua a fissare Olli con passione cercando di incrociarne lo sguardo.

    Ci salutano con “Night On Fire” e “Hot” tanto per mantenere ancora “caldo” l’ambiente con il loro sound trascinante.

    Il bis è d’obbligo viste le nostre insistenti richieste e così tornano ancora una volta sul palco proprio per “One More Time” concludendo uno show decisamente entusiasmante ed incandescente.

    Qualche minuto di attesa e Jalle ed Hessu ci raggiungono per salutarci ed accontentare i fan in attesa dei loro autografi, mentre, non visti, Olli e Pepe guadagnano l’uscita, ma non sfuggono a chi invece, fino a notte fonda, li ha attesi fuori con trepidazione per farsi delle foto con il “bello” del gruppo.

    Non c’è che dire i Reckless Love colpiscono nel segno e come dicono loro “I Love Heavy Metal, and can’t get enough!”.

    (Rockberto Manenti)

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