Roma dice addio a Margherita Simoni, attrice e giornalista

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    Roma dice addio a Margherita Simoni, attrice e giornalista –

    Roma perde un’attrice, una protagonista, sia pur non di primo piano, dei set di Cinecittà dei magnifici anni ’60 e ’70: Margherita Simoni, diventata poi giornalista e testimone dalle colonne di Eva Express, delle storie e degli amori di attori e registi. “I miei interessi? Troppi. – scriveva sulla sua pagina Fecebook che ha alimentato intensamente fino al settembre scorso – Tutti quelli che animano la vita di una esagitata. Spero di trovarne altri, in futuro, nuovi. In alternativa dimenticarmeli, tutti”. Amava la letteratura russa e francese di fine  ‘800 e del ’900 e – quanto a gusti artistici – aveva una predilezione per gli Impressionisti francesi.

    Aveva 88 anni, compiuti da pochi giorni. Li aveva festeggiati, in sordina e con le ultime energie rimastele, in una casa di cura per lungodegenti a Pomezia, città dove si era trasferita da qualche anno per stare vicino a suo figlio Patrizio, alla nuora Diana e all’amatissimo nipotino Yannick.

    Ben diversi erano stati compleanni degli anni della giovinezza. Un amico, Paolo Celli, noto all’epoca come lo “Chef di Hollywood” condivide oggi un aneddoto: “Nel 1972 per il suo compleanno le portai un mazzo di rose in ufficio, a Eva Express in via Barberini. Ma quelle erano rose fatte da me con le patate, le carote gialle e le barbabietole rosse. Potete immaginare lo stupore di Margherita e di tutti al giornale”.

    “E’ stata lei a farmi conoscere negli anni ’70 grandi attori – ricorda con gratitudine e commozione Paolo Celli” – facendomi entrare in un ‘frullatore di conoscenze’. Così mi sono ritrovato a cucinare per veri e propri “mostri sacri” come Marlon Brando, Al Pacino, Tony Curtis, Kirk Douglas, Yul Brinner, Robert De Niro, che poi mi hanno chiamato nelle loro residenze in occasioni importanti”, per preparare i piatti tipici della cucina italiana “povera”.

    Un’amica, Rossana Capezzone, la ricorda con grande affetto, come “una donna di grande spessore intellettuale, ironia e carisma”. Un’altra, Ilaria Poli, che frequentava la sua casa da bambina, racconta che ne era “incantata”, l’aveva ritrovata molti anni dopo su Facebook: “Scambiare messaggi con lei è stato sempre piacevole e stimolante”, dice oggi, addoloratissima.

    Una donna “indipendente, spontanea, sincera e diretta fino all’estremo, sempre circondata dai suoi piccoli cani a cui dedicava ogni attenzione e affetto”: così la ricordano e amici del “palazzo dei giornalisti” di via Salaria, a Settebagni, dove ha trascorso oltre 30 anni della sua vita, gli ultimi da pensionata dell’INPGI, l’istituto di previdenza dei giornalisti, padrone di casa.

    Margherita Simoni – come ha scritto in due lettere ai presidenti Scalfaro e Ciampi invocando attenzione per la sua storia –   aveva vissuto con la madre, da bambina, il dramma del confino in un paesino dell’Emilia Romagna a causa delle posizioni antifasciste di uno zio. La sua famiglia aveva perso tutto e la sua infanzia e la sua adolescenza furono molto dure. E anche a causa di quello che vide e visse dagli anni ‘30 ai ’40, è stata per tutta la vita un’antifascista fervente e dichiarata.

    Fu salvata dal Cinema, da alcuni grandi attori e registi degli anni ‘50 e ‘60 – come ricorda in quelle lettere ai Presidenti Scalfaro e Ciampi – che l’aiutarono e entrare in questo mondo complesso, nel quale non scese mai a compromessi. Tra i suoi film, come attrice: Addio, Alexandra (1969, una commedia diretta da Enzo Battaglia, con Colette Descombes e Anna Perego), Zenabel (1969), diretto da Ruggero Deodato, con Giovanni De Grazia e Christine Davray. Ma il più importante è stato “Incontri Proibiti” (1998), diretto da Alberto Sordi, alla sua ultima apparizione cinematografica. Si tratta anche dell’ultima pellicola nella quale ha recitato Franca Faldini, compagna di Totò, tornando sulle scene dopo più di quarant’anni di assenza.

    Sempre combattiva, anche in politica, fino all’ultimo, dopo una iniziale adesione, negli anni ‘80 alla linea di Fausto Bertinotti e di Rifondazione comunista, era passata al PD e poi era diventata una convinta e attiva sostenitrice di Matteo Renzi. Da alcuni anni era un’antigrillina militante.

    Da tempo stava scrivendo un libro autobiografico.

    Aveva scelto, una volta lasciata questa terra, di essere cremata. Il figlio Patrizio ha dato seguito, commosso, alle sue ultime volontà.

     

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