Sardegna e Mississippi, canti popolari afroamericani e tanto blues: l’improvvisazione di Andrea Cubeddu suona (molto) bene

Terre isolane (che siano nostrane o americane), canti popolari afroamericanimusica di strada e tanto blues. Sono questi gli ingredienti, solo apparentemente insoliti e difficilmente compatibili tra loro, del progetto musicale di Andrea Cubeddu.

Cantautore sardo, figlio di una misteriosa unione tra le terre bagnate dal Mississippi e il fecondo entroterra barbaricino, Andrea inizia a fare sul serio nel 2015, a Milano: “Avevo la necessità di raccontarmi attraverso la musica, e ho scelto di farlo attraverso il linguaggio del blues, la musica del popolo afroamericano nata sul Delta del Mississippi. Ho iniziato suonando per strada, per poi passare a locali e festival” mi racconta.

La matrice è dichiaratamente quella del Delta Blues. “Ho tratto ispirazione da artisti come Robert Johnson, Son House, Muddy Waters, Howling Wolf, artisti che riuscirono a raccontare i propri disagi, frustrazioni e sofferenze, dialogando tra voce e chitarra” continua Andrea.

Testi, musica, partiture ma anche tanta tanta improvvisazione. “Una buona parte delle mie canzoni si incentrano sul ritmo, per poi passare ad altre più tranquille e riflessive. L’improvvisazione è una parte fondamentale del blues: essendo questo un genere con una struttura fissa, è facile potersi prendere tante libertà“. Ed è forse questo l’aspetto più interessante del progetto musicale di Andrea Cubeddu, soprattutto se si ha l’occasione di ascoltarlo live (per gli amici di Roma, qui una serata imperdibile all’insegna degli amori non corrisposti, le bollette da pagare, l’essere lontani dal luogo in cui si hanno radici, il tempo che passa e non torna indietro… le solite storie insomma, di cui non ci stanchiamo mai di parlare).

La performance cambia in relazione all’ascolto del pubblico, sia esso attivo o passivo. In alcuni contesti il pubblico è presente unicamente per la musica e quindi disposto ad un dialogo, in altri casi ci si trova per caso, e magari non è minimamente interessato all’ascolto. In questi casi, taglio le spiegazioni dei brani e suono!“, ironizza Andrea.

Improvvisazione è anche e sopratutto tanta creatività. Ed è anche questo un altro aspetto interessante del processo artistico e musicale del giovane cantautore. Le sue canzoni vengono da sé, nascono nei momenti più improbabili, “magari da un jingle che risuona nella mia mente da giorni, e prendono forma scritta quando si palesa l’argomento di cui la canzone tratterà. Il disagio interiore è sempre alle porte e la musica mi permette di esprimerlo al meglio“.