“Io sono Tempesta” il nuovo film di Daniele Luchetti

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    E’ stato presentato oggi a Roma, al The Space Cinema Moderno, il nuovo film di Daniele Luchetti con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco.

    Io sono Tempesta

    Marco Giallini è Numa Tempesta, un finanziere che gestisce un fondo da un miliardo e mezzo di euro e abita da solo nel suo immenso hotel deserto, pieno di letti in cui lui non riesce a chiudere occhio. Tempesta ha soldi, carisma, fiuto per gli affari e pochi scrupoli. Un giorno la legge gli presenta il conto: a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale dovrà scontare un anno di pena ai servizi sociali in un centro di accoglienza. E così, il potente Numa dovrà mettersi a disposizione di chi non ha nulla, degli ultimi. Tra questi c’è Bruno (Elio Germano), un giovane padre che frequenta il centro con il figlio, in seguito ad un tracollo economico. L’incontro sembrerebbe offrire ad entrambi l’occasione per una rinascita all’insegna dei buoni sentimenti e dell’amicizia. Ma c’è il denaro di mezzo e un gruppo di senzatetto che, tra morale e denaro, tenderà a preferire il denaro. Alla fine, come nel miglior cinema di Daniele Luchetti, bisognerà chiedersi: chi sono i buoni, se ci sono?

    Intervista a Daniele Luchetti

    “Quando e come è nata l’idea di questo progetto?”
    “Tutto è cominciato anni fa, riflettendo con Sandro Petraglia e Giulia Calenda sull’attualità e su alcuni fatti di cronaca politica ben noti. Prendendo spunto da quelli abbiamo voluto realizzare un film che aspirasse al divertimento, al gioco e alla leggerezza e, per farlo, ci siamo dovuti togliere dall’ingombro dell’attualità. Abbiamo comunque esplorato l’esperienza berlusconiana, ci siamo documentati su quello che gli è successo, siamo arrivati molto vicini a farci raccontare da chi era stato intorno a lui in quel periodo. Era materiale interessante ma c’era da parte mia una ritrosia ad occuparmi di lui: per quanto fosse un protagonista della politica e della società era pur sempre una persona che stava  scontando una pena,  aveva comunque diritto in quella fase ad un po’ di mistero. Il personaggio si è modificato ed ora a mio avviso non ricorda fortunatamente più Berlusconi, ma un modello di imprenditore e uomo d’affari di cui si vedono esempi in molti paesi europei e non solo. Ci siamo accorti che la storia aveva una forte potenzialità ed è rimasta l’idea di portare in scena un personaggio che fosse una sintesi più libera di un capitalista contemporaneo e cialtrone. Insomma, molte cose sono cambiate e spero che questo allarghi la potenziale lettura del film invece di stringerla all’attualità”.

    Marco Giallini (Numa Tempesta)

    “Chi è il personaggio che interpreta e che cosa gli succede in scena?”
    “Se vogliamo sintetizzare il film, per me rappresenta l’incontro fra la ricchezza assoluta di qualcuno che non sa nemmeno quanti soldi ha e la povertà totale, un originale tentativo di livellamento tra classi e principi. La storia è quella di un uomo di grande potere, Numa Tempesta, un imprenditore plurimilionario che diventa protagonista di un incontro/scontro con un mondo diametralmente opposto al suo. Per evitare la galera dovrà, infatti, scontare un anno ai servizi sociali in un centro di assistenza poveri, mettendosi a disposizione degli ultimi, di chi non ha un pezzo di pane da mangiare, degli uomini e delle donne che il destino ha fatto diventare invisibili. Tempesta per alcuni mesi della sua vita si ritrova a vivere in un modo opposto a quello a cui era abituato, finge di approcciarsi come dovrebbe a tutto e a tutti, incontra una serie di persone in difficoltà lontane anni luce da lui, le imbocca, le lava, pulisce i bagni, serve a tavola gli anziani e familiarizza in modo particolare con una sorta di capetto del gruppo dei nullatenenti, Bruno (Elio Germano) che, paradossalmente, in questa avventura diventa una sorta di suo alterego. Un altro personaggio importante della nostra storia con cui Numa è destinato ad avere parecchie occasioni di contrasto e di scontro è la direttrice del Centro, Angela (Eleonora Danco).  E’ una donna timida, severa, con sani principi, una via di mezzo tra una cattolica di rigidi principi e una sessantottina utopista e libertaria, molto attaccata al suo lavoro e molto attenta alle leggi, sia quelle divine che quelle terrene, che troppo spesso non vengono rispettate da chi può farlo”.

    Elio Germano (Bruno)

    “Chi è il personaggio che lei interpreta in questo film e che cosa si racconta in scena?”
    “Si chiama Bruno, è uno di quei tanti padri che dopo essersi separati dalle mogli e aver perso il lavoro si sono ritrovati all’improvviso in uno stato di totale povertà e a dormire in macchina o in casa di amici senza più nemmeno i soldi per fare la spesa.  Daniele Luchetti e i suoi sceneggiatori hanno pensato a quest’uomo ancora piuttosto giovane che è diventato uno dei frequentatori abituali di un Centro di assistenza per persone disagiate di Roma dove ogni giorno si ritrova a chiedere e ottenere accoglienza e un pasto caldo. Accanto a lui hanno immaginato anche un figlio, Nicola (Francesco Gheghi) che ha scelto di vivere col padre forse perché la madre li ha abbandonati entrambi o perché ha avuto con lei un rapporto conflittuale. ll loro è un legame molto paritario, quasi di fratellanza, è divertente notare come spesso sembra che sia il bambino a badare a Bruno piuttosto che il contrario. Il mio personaggio cerca di darsi un tono apparentemente normale ma si rivela comunque un tipo piuttosto leggero nei confronti della vita, un bambinone, un “bonaccione coatto” piuttosto sbruffone che magari è finito nei guai a causa di sue incapacità personali, non riuscendo a gestirsi adeguatamente ma probabilmente è una brava persona. Come tutta la storia che raccontiamo lui vive di tanti “ribaltamenti” di luoghi comuni, abbiamo cercato di dargli un atteggiamento che non fosse quello di un povero o di un emarginato da stereotipo e infatti col tempo appena sentirà profumo di soldi sarà pronto a sacrificare qualsiasi rapporto e qualsiasi solidarietà”.

    “Chi è il personaggio che lei interpreta e che cosa accade in scena?”
    “Si chiama Angela, è la direttrice del Centro di accoglienza poveri in cui la storia è ambientata. È una donna che ha dedicato tutta la sua vita alla struttura che ha creato e ora si ritrova a difendere strenuamente il suo lavoro e il contesto in cui si muove. La sua particolarità è l’essere cattolica in maniera estrema e nel costruirla ho immaginato che provenisse dal mondo del teatro e fosse sempre alla ricerca di esprimersi da un punto di vista fisico.  È come se lei si considerasse la regista del Centro di accoglienza che dirige. Quando nella vita di tutti irromperà Numa Tempesta, un ricchissimo e megalomane finanziere romano che dopo una condanna per reati fiscali dovrà trascorrere del tempo ai servizi sociali, Angela lo vivrà fin da subito come un “invasore” nemico destinato a scardinare gli equilibri già precari del luogo in cui opera: è infastidita non tanto da lui come persona ma da quello che rappresenta: un misto di ignoranza, seduzione, fascino ma anche un po’ di erotismo e tanta decadenza. Angela è l’unica persona che cercherà in tutti i modi di tenergli testa. Il film racconta non tanto il bene e il male, quanto invece il modo in cui provare a vivere e a restare integri in un mondo in cui le tentazioni di arrendersi al potere del denaro sono molto forti. L’impegno eccessivo che questa donna profonde nel suo lavoro le ha fatto dimenticare col tempo la sua parte femminile e sarà proprio un inaspettato risveglio dei suoi sensi a farla cadere. Nella prima parte Angela coltiva verso Numa un odio puro, una rabbia feroce che la porta ad “abbaiargli” contro; nella seconda invece adotterà un comportamento molto diverso, con un passaggio molto buffo tra l’ossessione per il rigore assoluto e un’inaspettata fragilità”.

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