‘The Lovely Sea’: la storia di uno dei più grandi disastri ambientali provocati dall’uomo in mostra a Roma

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    ‘The Lovely Sea’. La storia di uno dei più grandi disastri ambientali provocati dall’uomo, quello del Lago d’Aral, va in mostra a Roma. Ai confini tra l’Uzbekistan e il Kazakistan, l’enorme lago ha visto le sue acque prima sparire e poi ritornare nell’arco di mezzo secolo. Ad immortalarne la ‘rinascità sono due fotoreporter internazionali, Nadia Shira Choen e Paulo Siqueira, i cui scatti saranno esposti nella Capitale da sabato 18 febbraio al 4 marzo. Il reportage fotografico, a cura di Chiara Oggioni Tiepolo, sarà in mostra alla b>gallery con il supporto dell’ambasciata del Kazakistan in Italia. «La storia ha inizio negli anni ’60 – racconta la Tiepolo -, quando il Governo sovietico decide di deviare il corso dei due fiumi Syr e Amu Darya per irrigare le piantagioni di cotone che servivano a produrre uniformi militari e polvere da sparo. Privato dei suoi affluenti, Aral, comincia a retrocedere. La popolazione abbandona progressivamente villaggi e città portuali, lasciandosi alle spalle una desolazione che sembra essere senza speranza». Fino a quando nel 2001 «la Banca Mondiale e il governo kazako approvano il piano per la costruzione di una diga per riportare l’acqua nel lago. In due anni (dal 2003 al 2005) sono stati costruiti 13 chilometri di muro, e da allora il piccolo lago del nord ‘ cresciuto del 30%, diretto verso la ricongiunzione con le altre due appendici. Sono stati reintrodotti i pesci». Sta tornando la vita.

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