Uno, nessuno e Frida Kahlo. Il caos dell’artista messicana in mostra a Roma

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    L’icona pop del XXI secolo va in scena nello Spazio Tirso Eventi della Capitale fino al 29 marzo 2020.

    In posa dinanzi alla sua gigantografia murale oppure sguardo languido di fronte all’obiettivo per portare a casa una foto-ricordo che tutto sembra, eccetto una foto tessera in cui lo spettatore assume le sembianze di Frida Kahlo: piuttosto una brutta copia di se stessi (degustibus).

    Continua, in ogni caso, a riscuotere un grande successo di pubblico la mostra sull’artista messicana nello spazio Tirso Eventi di Roma.

    L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione messicana a lei dedicata, si avvale del patrocinio delle ambasciate di Messico e Colombia.

    Chiuderà i battenti il 29 marzo 2020, ma basta già andare sui social per comprendere come Frida sia sempre di più un’icona pop del XXI secolo, amata dalle donne e dagli uomini indistintamente, soprattutto dai più giovani che si affidano alle sue frasi per risolvere certi dubbi esistenziali.

    Su Instagram, sotto alcune foto della mostra, si legge: “Non è da tutti amare con potenza al di là di tutto”. Tuttavia, ancora non si comprende se questo amore strabordante sia servito a qualcosa. Di sicuro quello per l’arte ha spinto la Kahlo a sublimare il dolore con ogni pennellata, addolcendo il rapporto con i suoi 2 incidenti. Così li definiva: lo scontro tra il tram e l’autobus su cui viaggiava e l’incontro con Diego. Ma perché piace così tanto Frida? Perché è una di noi con i suoi tormenti. “Vorrei darti tutto quello che non hai mai avuto e neppure così sapresti quanto è meraviglioso amarti” e, ancora, “Dove non puoi amare, non soffermarti”. Si contraddice, dunque. Semplicemente ama come il resto del mondo.

    Spazio Tirsi Eventi

    L’evento differisce da quello di qualche anno fa alle Scuderie del Quirinale per il percorso che propone. Non ci sono quadri, se non l’opera “Piden aeroplanos y les dan alas de petate del 1938” (Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia), ispirata a un ricordo d’infanzia. E’ un’esposizione che punta molto al personaggio, ecco perché l’allestimento di photo set e quadri digitali; allo stesso tempo è un percorso sensoriale, attraverso il quale il visitatore comprende più a fondo il rapporto con Diego Rivera. Un’intesa unica capace di andare oltre i sentimenti e passata alla storia come il grande amore della pittrice (al netto di tutti i tradimenti).

    “Una bomba con un nastro intorno” per André Breton

    André Breton la definisce una bomba, ma con un nastro intorno. I suoi quadri riflettono la situazione di immobilità, dovuta all’incidente del 1925. In quel periodo rischia di morire e si salva grazie a trentadue interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi. E proprio in questo momento nasce l’arte di Frida, in grado di trasformare la disabilità in una catarsi dell’anima.

    Il simbolo novecentesco della cultura messicana ci insegna che ai dispiaceri si sopravvive sempre. Non li nasconde, si concede la possibilità di viverli, sia sul piano fisico che su quello mentale, e non solo verso Diego. Quanta amarezza può sopportare, infatti, questo contenitore umano di emozioni profonde davanti al tradimento del marito con la sorella Cristina?

    Frida conosce l’essenza dell’amore, ne sono testimonianza le sue poesie, una su tutte: “Ti meriti un amore”, bensì ci si chiede se abbia vissuto un surrogato dell’affetto o no. Chi può dirlo! In fondo ogni storia è una storia d’amore, anche quelle più bizzarre e drammatiche. Vedi Elsa Morante e Alberto Moravia, Simone De Beauvoir e Jean Paul Sartre. Frida e Diego: un’unione fatta di acciaio contando pure i tradimenti di lei che ha rapporti con il rivoluzionario Lev Trotskij, il poeta André Breton e la militante comunista Tina Modotti.

    “Amami un poco, io ti adoro” scrive in una lettera indirizzata al marito, a dimostrazione del fatto che lei era così. Si tratta di una personalità non tanto succube, ma ben cosciente dei limiti dell’animo umano e disposta, lo stesso, ad andare oltre.

    “Frida Kahlo. Il caos dentro”

    Il nome della mostra non inteso necessariamente in un’accezione negativa, ma come condizione per creare bellezza. Nell’universo il caos ha preceduto la creazione, in Frida le sue opere d’arte, da cui traspare l’ossessione per il corpo e tutta la complessità psicologica di un personaggio in cui dolore ed estasi si mescolano.

    Secondo gli organizzatori “il caos dentro è un percorso fotografico e interattivo, di forte impatto sensoriale che intende coinvolgere personalmente il visitatore nel ripercorrere la vita, la storia e la creatività della Kahlo grazie all’uso della multimedialità”. Lungo l’itinerario si trovano opere in formato modlight, centinaia di fotografie personali, ritratti d’autore, lettere e pagine del diario. Ci sono 2 quadri di Diego Riviera, il “Ritratto di Frida” del 1954 e la “Nina de los abamicos” del 1913.

    Interessante è la sezione dedicata ai vestiti e ai gioielli. Frida è diventata un modello di stile e le sopracciglia folte sono da subito segno di grande indipendenza. Merita una menzione la stanza in cui Frida è raccontata ai bambini e la sezione filatelica, dove sono esposti i francobolli emessi da diversi Paesi nel mondo con la sua effige. La riproduzione della casa Azul, a mio avviso, non è tra le più rappresentative, mentre nella camera da letto e nello studio si ha la sensazione di un ambiente vivo, caratterizzato non tanto da un’angoscia personale, ma dalla debolezza insita in tutto il genere umano.

    Per la storica d’arte, Maria Rosso, una delle curatrici della mostra ,“Frida – il caos dentro” è adatta a chi non la conosce a fondo e decide di approcciarsi a lei con sincera curiosità. I suoi autoritratti sanno annuire, difatti, con una straordinaria intensità anche a uno sguardo non abituato all’arte.

    Leo Matiz immortala i legami di Frida

    Leo Matiz la ritrae a trent’anni nei suoi scatti, prima che il male fisico trasformi il suo corpo. All’interno della struttura, un’ampia sezione è dedicata all’amico che a lungo osserva Frida rivelandone legami visibili e non.

    L’obiettivo del fotografo restituisce una donna fiduciosa e indipendente sia dal punto di vista economico che sentimentale da Diego. Secondo Chiara Fragalà, altra curatrice della mostra, “Leo Matiz presenta una donna vivace, partecipe e solare nel rapporto con gli altri negli scatti in strada, con la gente, più riflessiva nei ritratti scattati entro le mura del giardino”. Frida viene, così, fuori, attraverso la gestualità delle mani, l’interazione con le altre persone ritratte e gli spazi circostanti.

    La mission di Matiz è capire l’operato artistico di Diego e Frida, in lotta persino dal punto di vista professionale. All’inizio è lei a rimanere all’ombra del coniuge; oggi, la critica ne riconosce la superiorità nei confronti del marito.

    Veronica Otranto Godano

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