In Difesa della Bellezza

In Difesa della Bellezza

22/11 » 18/12/19

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Sapevate che Il traffico illecito di beni artistici, dopo droga e armi, è il più consistente?
L’arte contemporanea è un settore molto sensibile alla falsificazione, certamente molto più di quella antica per la quale materiali e pigmenti sono oggigiorno introvabili.

“In difesa della bellezza” è una mostra sul falso d’autore, progettata e curata dal “Laboratorio del falso” dell’Università Roma Tre e il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale,
che pone attenzione sulle strategie per riconoscerlo: dietro ogni opera ci sono casi e indagini durate per anni e procedure di verifica incrociate – che includono diagnostica, critica e analisi del mercato – capaci di segnare delle linee guida o quantomeno motivare i potenziali acquirenti a non fidarsi al primo sguardo.

In nostro aiuto sul sito TPC dei Carabinieri, si trova il decalogo su come non farsi fregare da un falso e pagarlo come autentico.

Certo la mostra non vi svelerà tutti i segreti dei ritrovamenti, per non essere controproducente ed aiutare i falsari ad essere ancora più scrupolosi nel loro lavoro! Svelerà agli osservatori più attenti dei dettagli o aneddoti diciamo storici, come la beffa del supposto Schifano, dove il ritaglio di giornale sul retro mostra la pubblicità di una telecamera digitale, oppure il falso Fattori molto ben fatto, dove spicca la figura di un cavaliere realizzata a Tratto Pen, la famosa penna uscita sul mercato solo negli anni 60!

In ogni caso, la falsificazione artistica non si identifica semplicemente con la frode commerciale, in realtà essa è, prima di tutto, un fatto culturale.
Chi ha disponibilità economiche investe in questo campo per acquistare qualcosa di irripetibile da esporre in casa, ma si tratta anche di un bene rifugio nei periodi di crisi: nel 2017 il mercato dei falsi d’arte in Italia è lievitato come dimostra la cifra quasi quadruplicata in pochi anni di circa 200 milioni di euro. E così che un terzo dei quadri appesi alle pareti di casa di Massimo Carminati erano falsi Guttuso e Mirò.

La mostra sottolinea che tutti siamo custodi della cultura della legalità. Ci insegna anche che studiare la copia di un’opera, significa comprendere meglio l’originale. Perché dunque non suggerire ai falsari di codificare la loro arte e renderla una vera e propria corrente artistica, con fini didattici, proprio al tempo in cui sono protagoniste la riproducibilità e le fake news?

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