Le rubriche di RomaDailyNews - Favola

Favola della domenica – Andrea e la conchiglia

Più informazioni su

    C’era una volta un bambino di nome Andrea che abitava su un’isola. Una mattina, passeggiando sulla spiaggia con la mamma, fu attirato da una conchiglia  dai riflessi di madreperla. La raccolse e la nascose nella tasca dei pantaloni.

    Quante cose avrebbe potuto svelargli quel bellissimo tesoro!

    Quando si trovò solo nella sua camera, sfilò dalla tasca l’oggetto portato dal mare e  lo guardò affascinato.

    Lo rigirò tra le dita, lo appoggiò all’orecchio poi si avvicinò alla finestra perché, alla luce, brillasse di riflessi rosa e avorio.

    Era una conchiglia a spirale. Guardò all’interno, c’era ancora un po’ di sabbia. La annusò, sapeva di  mare.

    Che bello, pensò, poter essere come lei, galleggiare tra le onde e le correnti marine con molluschi e pesci variopinti!

    Poco dopo si addormentò sul tappeto colorato del pavimento. Aveva il suo tesoro tra le mani e subito sognò il mare.

    Si trovava nell’acqua a pochi centimetri dalla superficie e tante conchiglie gli roteavano intorno. Erano splendide, rifrangevano i colori del sole che filtrava tra le onde.

    conchigliaCome in girotondo, giocavano con lui: “Io sono Filetta,” diceva una, “io Lucetta” diceva un’altra, “io Smagrina” e “io Lucina” dissero la terza e la quarta. “Prendimi, prendimi!” esclamavano fluttuandogli intorno.

    Andrea non sapeva a chi dar retta, chi inseguire, con chi giocare, erano una più spiritosa dell’altra. Fendeva l’acqua agitando le mani e i piedi. ‘Non so nuotare, ma con loro ho già imparato’ pensava.

    Le conchiglie andavano verso il largo; riuscì a catturarne una, un’altra e un’altra ancora. ‘Le porterò a casa, ci giocherò nella mia vasca da bagno’ pensò. In quel mentre si accorse di essere arrivato molto lontano dalla riva.

    “Mamma, mamma!” chiamò a gran voce convinto che prima o poi sarebbe affondato come una nave in un naufragio.

    Sprofondò in acqua infatti, ma venne circondato e sostenuto dalle conchiglie che lo portavano con sé verso il fondo. Riprese a respirare e si accorse di vivere benissimo anche nell’acqua. ‘Sarò diventato una conchiglia anch’io’ pensò.

    Si vedeva, nel buio del fondale, una strana costruzione a forma di pagoda, azzurrognola. Le sue amiche si stavano dirigendo proprio là. Una porta si aprì e, scortato dalle sue compagne, si trovò davanti ad una conchiglia gigantesca. “Mi hai chiamato?” chiese al bambino in uno splendore madreperlaceo. “Ho sentito che volevi la mamma.”

    “Sì ma la mia mamma è rimasta sulla spiaggia.”

    “Io sono la tua mamma del mare.”

    “Forse sono una conchiglia anch’io, allora?”

    “Certamente, quando vorrai venire in fondo al mare, le tue sorelle acquatiche ti guideranno fin qui. Potrai muoverti e respirare come loro.”

    “Care Filetta, Lucetta, Smagrina, Lucina, come sono contento! E mamma conchiglia come si chiama?”

    “Barberina” risposero.

    Andrea si svegliò,  incantato da quell’avventura. Chiamò la sua mamma. “Sapessi che bel sogno ho fatto!” le disse.

    “Me lo vuoi raccontare?” Fu così che la mamma di Andrea conobbe la storia delle conchiglie in fondo al mare.

    La sera la riferirono al papà. Anche lui volle conoscere quel luogo fantastico. “Andiamo sulla spiaggia” disse “chissà che nuotando in profondità non si riesca a trovare la pagoda di Barberina.”

    La mattina successiva entrarono tutti e tre in acqua, si immersero a tre metri dalla superficie. La mamma e il papà non riuscivano a respirare e, poco dopo, dovettero riemergere. Andrea invece era già partito verso il fondo poiché aveva visto accorrere verso di lui le sue sorelle marine. Insieme, si avviarono verso la grande pagoda azzurra. Quando si trovò davanti a Barberina, Andrea domandò: “Perché, quando sono con voi, riesco a respirare nell’acqua?”

    “Perché desideri sentirti uguale alle tue sorelle, parlare con loro e ascoltare le loro storie.”

    “Le loro storie?” ripeté Andrea. “Quali storie?”

    “Io vengo da dietro il promontorio” disse Filetta “sono stata portata qui da un maremoto.”

    “Io vengo da più lontano” continuò Lucetta “ho nuotato giorni e giorni e vorrei non ripartire più.”

    “Noi” intervennero Smagrina e Lucina “siamo state prese da una nave che ha trasportato la sabbia per arricchire la spiaggia in superficie.”

    Andrea pensò alla conchiglia che aveva raccolto. Quale poteva essere la sua storia? La mostrò alle quattro sorelle marine.

    “Guardate… è lei, è lei!” gridarono tutte in coro. Poi spiegarono ad Andrea: “E’ il guscio dove Barberina è nata, ci è vissuta fin da quando era piccola poi è passata in un altro più grande. E’ diventata la più bella di tutte. E’ il suo ricordo d’infanzia; vieni, glielo portiamo.”

    Mai Andrea avrebbe sospettato di aver trovato una cosa tanto preziosa. Felice di essere utile alla conchiglia più splendente dei fondali marini, consegnò il suo tesoro a Barberina che divenne, se possibile, più bella e lucente di prima. La mamma marina, commossa, lo ringraziò.

    ..Andrea si svegliò, aveva sognato di nuovo. Era così sorpreso che gli sembrava di nuotare ancora nell’acqua blu cobalto.

    Mise la mano in tasca, l’oggetto di madreperla era ancora lì. Lo mostrò alla sua mamma.

    Le raccontò i suoi sogni poi domandò: “Mi accompagni alla spiaggia? Desidero lasciare nel mare questa bella conchiglia, forse qualcuno l’ha persa e vorrei che la ritrovasse”.

    Maria Rosaria Fortini

    Più informazioni su