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Favola della domenica – Il bouquet di fiori

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    C’era una volta un giardino fiorito. Vi crescevano ogni specie di fiori: crochi, gerbere, tulipani, giacinti, narcisi, fresie e rose. Ognuna di queste piantine aveva il suo personale protettore.

    Si trattava delle fate. Si occupavano di farle nascere, crescere e fiorire prendendosene cura. Erano vestite di petali di fiori e in testa alcune avevano una corolla.

    Un giorno passarono di lì una bambina di nome Licia e il suo amichetto, Carlo. Notarono una profusione di fiori colorati ed ebbero un’idea.

    ‘Li regaleremo alla nostra maestra Giovanna’ disse Carlo.

    ‘Sì. Ne faremo un bel bouquet. Li ama tantissimo’.

    Le fate ne furono inorridite. Temevano una catastrofe. Infatti Carlo si era già avvicinato a un bel giglio bianco, ma poisi fermò ed ebbe un altro pensiero: ‘Scaviamo delle buche’ propose a Licia.

    Dopo aver emesso un iniziale sospiro di sollievo, le fatine furono di nuovo prese da terrore. Osservarono con costernazionei bambini che usavano le mani e due bastoncini per smuovere la terra.

    ‘Troveremo dei vermi?’ chiese Licia, intimorita.

    ‘Ma no, soltanto le case dei fiori’.

    ‘Le case dei fiori?!’

    ‘Gli uomini hanno le loro case. Perché non dovrebbero averne anche i fiori?’

    Arrivarono alle radici: ‘Ecco, qui dovrebbe esserci una casa con le fate che li accudiscono’.

    ‘Chi ti ha detto una cosa simile?’

    ‘La so, ma ne ho anche sentito parlare’. Carlo abbassò la voce, rivelando un segreto: ‘In un villaggio lontano, nella Scozia settentrionale, vivono uomini e spiriti di natura che si prendono cura delle piante e dei fiori. Insieme, hanno realizzato un’oasi verde e colorata in mezzo al deserto’.

    ‘Davvero? Come si chiama questo villaggio?’

    ‘Si chiama Findhorn’.

    Livia si sporse sopra la cavità del terreno. ‘Allora, hai trovato ciò che cercavi?’

    Guardò nell’apertura tra le zolle smosse e vide qualcosa di straordinario. In corrispondenza delle radici di gigli, narcisi e tulipani, si muovevano esseri minuscoli vestiti di petali di fiori.

    Carlo esultò: ‘Eccoli, eccoli, gli spiriti di Findhorn!|’

    La ragazzina introdusse una mano nella buca e tre fatine si rifugiarono sullo stelo dei loro fiori per sfuggirle.

    ‘Vi abbiamo sentito’ disse la fata-tulipano, ‘volete cogliere i nostri fiori per regalare un bouquet alla vostra maestra’.

    ‘Non pensavamo di fare nulla di male’ protestò Carlo.

    ‘La vostra idea è affettuosa’ disse fata-giglio, ‘ma è molto pericolosa per noi e per i nostri protetti. Forse, potremo regalarvi qualcuno dei nostri fiori’.

    ‘Sì, grazie!’

    ‘A un patto però’ intervenne fata-narciso ‘dovete prenderli con tutte le loro radici’.

    ‘Siamo d’accordo’ affermarono i due amici.

    ‘Direte a maestra Giovanna’ riprese fata-tulipano ‘di piantarli nella terra per farli crescere e prosperare’.

    ‘Noi però li seguiremo’ continuò fata-giglio ‘senza le nostre cure non sopravviverebbero’.

    ‘Li renderemo rigogliosi come i fiori straordinari di Findhorn, vedrete’ concluse fata-narciso.

    Fu così che maestra Giovanna ricevette in dono da Carlo e Licia, oltre ai gigli, ai tulipani e ai narcisi, anche le gerbere e le fresie con le fatine che li accompagnavano.

    La maestra fu felice del dono e parlò a lungo con le fate della storia meravigliosa di Findhorn, un luogo dove gli uomini e gli spiriti di natura avevano realizzato uno splendido giardino in mezzo al deserto.

    Maria Rosaria Fortini

     

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